CRONACA DI UN MATRIMONIO ANNUNCIATO
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Cronaca di un matrimonio annunciato

  • Joined Sep 2017
  • Published Books 1

LETTERA AL PAGGIO

16 gennaio 1619

 

Mio caro Fernando,

ti scrivo questa lettera perché penso tu sia l’unico che possa comprendermi e perché sei anche il solo con cui io abbia voglia di confidarmi.io caro Fernando,

Come ben sai la situazione in casa non è delle migliori, se vogliamo proprio utilizzare un eufemismo: nessuno mi rivolge la parola, se provo io a iniziare un discorso vengo continuamente ignorata…non sono coinvolta neppure quando c’è una visita, anzi mi rinchiudono in soffitta con delle anziane servirtici! Non mi è permesso uscire dalla casa neppure per partecipare alla messa: abbiamo in casa un piccolo coretto, che si affaccia su una chiesetta qui vicina, il quale mi toglie anche questa possibilità di respirare un po’ di aria pura, priva

 

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di questo odio e di questo disprezzo che aleggiano invece nella mia casa, infettando tutti come fossero una malattia. Pure la servitù è stata contagiata, essa mi umilia e mi denigra, trattandomi con un così amaro distacco. E poi ci sei tu, tu sei l’unico che mi concede quel minimo di compassione e di rispetto che penso di meritarmi.

Ma doveva andare proprio così? Oh, il mio destino era segnato dalla nascita! I miei genitori non avevano dubbi su quello che sarebbe stato il mio futuro, il loro unico interrogativo era “sarà una monaca o un monaco?”. Cielo, che ingiustizia…neppure il nome mi hanno risparmiato, pure codesto rimembra una santa! Eppure nessuno mi disse esplicitamente che dovevo diventare una religiosa, ma era sottointeso: pensa, come primi balocchi con cui giocare ricevetti bambole vestite da monache e santini delle religiose. Insomma, come potevo pensare ad un futuro diverso da quello?

Ma, nonostante tutto, io non voglio divenire una monaca, per quanto 

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potente e riverita. Io voglio maritarmi, mettere su famiglia, partecipare ai balli e ai salotti… ma non è ciò che vogliono i miei genitori, non è neppure ciò che vogliono le religiose che mi hanno istruita. Infatti, furono loro che mi persuasero perché io inviassi al vicario una supplica per iscritto per esprimere il mio desiderio, un desiderio che non mi apparteneva, di divenire una di loro. Oh, mi pentii di aver scritto quella lettera non appena l’ebbi terminata, ma non fiatai per timore di mio padre. Fu una mia compagna che mi fece coraggio e mi consigliò di inviare una missiva al temuto genitore per esprimergli la mia volontà di trascorrere una vita differente da quella che avevano già immaginato per me. Dunque lo feci e attesi, attesi molto arditamente la risposta, ma essa non si decideva ad arrivare.

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Poi giunse il giorno che tanto avevo aspettato e temuto: come ogni giovine che volesse divenire monaca dovevo dimorare per un mese fuori dal monastero dove avevo ricevuto l’istruzione, prima che si tenesse il colloquio con il vicario; questo incontro ha lo scopo di certificare che il desiderio dell’esaminata di unirsi alla Chiesa parta dal cuore di lei e non provenga da pressioni esterne. Non avendo ricevuto risposta dal padre, sapevo che non sarebbe stato facile, ma non avrei mai pensato che sarebbe potuto arrivare a questo segno!

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 by Marisa Moles - Ourboox.com

Sono così confusa, disorientata…che fare? Ora pure pentita sono: non faccio altro che pensare alla lettera che mandai al padre; quando feci recapitare quella missiva, ero così emozionata perché, anche se con timore, avrei potuto finalmente prendere le redini della mia vita e condurla come sarebbe piaciuto a me.

 

Ma ora, mi ripeto che se magari mi fossi espressa con altre parole…forse avrei ricevuto una risposta diversa…ah, ma che cosa dico? Vedi cosa succede: questa mia solitudine mi fa impazzire!

Con ciò chiudo questo mio amaro sfogo e ti ringrazio per il tuo conforto, per il rispetto con cui ti rivolgi a me e mi scuso, mi scuso davvero, per il potenziale pericolo a cui potrei esporti scrivendoti questa lettera.

Per sempre grata

Gertrude

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