by maria chiara marano
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Il lavoro minorile o infantile o sfruttamento minorile è una qualsiasi attività lavorativa che priva lo studio e libertà nella fase infantile, della dignità e influisce negativamente sul loro sviluppo psico-fisico. Genericamente sono definite lavoro minorile tutte le forme di lavoro svolte da minori al di sotto di un’età minima stabilita per legge, che può variare da paese in paese. Secondo varie ricerche fatte dall’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), sono ancora 152 milioni i bambini vittime di lavoro minorile. Metà di essi sono costretti in attività di lavoro pericolose che mettono a rischio la salute, la sicurezza . Il fenomeno del lavoro minorile è concentrato soprattutto nelle aree più povere del pianeta dove le varie famiglie non hanno abbastanza denaro per cibarsi e sono costrette a far lavorare i propri figli per vivere.

lo sfruttamento minorile è la prima causa della povertà.
Le famiglie che sono costrette ad affrontare da sole la povertà, perché non ricevono nessun aiuto dallo Stato, devono chiedere un aiuto da parte di tutti i membri della famiglia, anche ai più piccoli. Tutti i componenti della famiglia devono darsi da fare con un unico obiettivo: sopravvivere. I minori vengono anche utilizzati in attività nocive, pericolose per il fisico, lavori pesanti legati allo sfruttamento e alla schiavitù. Le convenzioni internazionali fissano per legge l’età minima di accesso al lavoro, ma queste sono del tutto inutili in alcuni paesi e il lavoro minorile continua ad essere praticato. Esistono diverse forme del lavoro minorile: la riduzione in schiavitù, il lavoro in fabbriche e nel settore agricolo. I bambini diventano operai, costretti al lavoro in campi infestati dai pesticidi che possono provocare gravi danni alla salute o lavorano fino a 15 ore al giorno. Le ragazze invece, anche se in misura minore, sonno frequentemente soggette a violenze sessuali.

Per le famiglie povere, il contributo offerto dal reddito di un bambino che lavora può fare la differenza tra la fame e la sopravvivenza. Se i bambini vengono costretti ad abbandonare la scuola per lavorare e aiutare le proprie famiglie, una volta cresciuti sarà difficile per loro trovare un lavoro qualificato e ben remunerato, che permetta un miglioramento delle loro condizioni di vita. Un bambino lavoratore perde gli occhi, le ossa, i polmoni; ma, ancora più di questo, perde la gioia di vivere la propria infanzia, la sua personalità e i propri sogni. Questi sono spesso insostituibili.
il lavoro minorile nei vari paesi poveri come l’asia.
Vi si trova anche una breve testimonianza di una famiglia povera.
In Italia il lavoro minorile.
Il lavoro minorile trova una speciale tutela nella Costituzione della Repubblica italiana attraverso alcuni articoli che stabiliscono una normativa particolare che riguarda il lavoro salariato di fanciulli e adolescenti.
A tutelare i giovani che si avviano ad intraprendere un lavoro ci ha pensato anche la Comunità Europea con la direttiva 94/33, la quale ha stabilito dei principi base in merito ai rapporti lavorativi con i minorenni. In primo luogo è stato fissato il compimento del quindicesimo anno di età come requisito per accedere nel mondo del lavoro, secondariamente è stato stabilito che il giovane deve prima di ogni cosa intraprendere un percorso di istruzione e formazione professionale.
I bambini (di età inferiore a 15 anni) invece, devono astenersi dall’esercizio di qualsiasi lavoro, ma quando si tratta di attività lavorative di carattere culturale, artistico, sportivo, pubblicitario e nel settore dello spettacolo, questi minori possono lavorare soltanto con l’assenso scritto dei genitori e con l’autorizzazione della Direzione Provinciale del Lavoro

il lavoro minorile nell’800.
Durante l’industrializzazione dell’Ottocento i bambini lavoravano nelle fabbriche svizzere fino allo sfinimento. Uno sfruttamento poi vietato grazie all’intervento di un politico senza partito e all’introduzione di una delle leggi più severe al mondo.
Nel 1877, il Parlamento del giovane Regno d’Italia stabilì l’avvio di un’inchiesta sulla realtà dell’economia agraria del paese sedici anni dopo l’Unità: i documenti che la commissione d’inchiesta raccolse rappresentano la più dettagliata fotografia del settore nell’Italia degli anni Ottanta dell’Ottocento. Leggendo quei documenti, redatti con i toni neutri e asettici tipici dei documenti ufficiali, è possibile conoscere il destino ch’era riservato ai bambini che nascevano nelle famiglie dei contadini: venivano mandati negli asili d’infanzia fintanto che “per la loro tenera età non sono atti al lavoro”, e una volta raggiunta l’età per lavorare nei campi seguivano i loro genitori e cominciavano a dedicarsi ai mestieri della terra. Non era raro che già verso i sei anni i bambini iniziassero ad aiutare padre e madre nelle loro attività: negli atti della succitata inchiesta, nel rapporto sulla provincia di Catania, si legge che “le classi meno agiate adoperano prima del sest’anno di età i loro figli a qualche faccenda di casa o campestre”, e ciò anche in virtù del fatto che, nelle zone rurali, scuola e istruzione non erano ritenute utili.

L’aiuto di ogni singolo individuo è importante per garantire un futuro migliore a tutti i bambini vittime di questo grave fatto,perchè purtroppo nonostante siamo nel 2021 ci sono molte vittime del lavoro minorile .
Lo sfruttamento minorile è una violazione dei diritti del bambino, che invece di lavorare dovrebbe essere istruito e vivere una “vera infanzia”.
Noi tutti possiamo aiutare.
Published: Feb 28, 2021
Latest Revision: Feb 28, 2021
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