sbagliando s’impara

Il libro di Enrico Galiano intitolato “L’arte di sbagliare alla grande”, è un libro che fa coprendere l’importanza di ogni sbaglio che porta ad una crescita personale e ad un insegnamento che potrà sempre servire nella vita.

Per farvi comprendere meglio la capacità dell’autore di raccontare questui eventi in modo spiritoso ma anche costruttivo ho deciso di riportare capitolo 7 intitolato “la vecchia uno e l’albero di Natale, gli errori che non si aggiustano”. Questo si apre con la descrizione di un giorno, il 29 dicembre, in cui l’autore aveva venti anni e, una volta finita la serata con gli amici, tornando verso casa si rende conto di non avere sonno e decide di uscire e farsi una camminata noturna.

Ad un certo punto, però, si sente un vuoto interiore e decide, a questo punto, di farsi un esame di coscienza guardando più a fondo nel suo cuore sentendo il bisogno di urlare.

Alla fine non lo fece e cambia totalmente decisione: entra in un parcheggio e, pur essendo stato bocciato all’esame di guida, si ritrova a cercare di aprire un’auto.

Una volta entrato nella vettura, dà gas e parte senza meta coprendendo che stava provando la sensazione di aver fatto una cosa che lo faceva stare bene.

Ad un certo punto si ricorda che in passato aveva notato delle prostitute in un parcheggio, così si ferma a prelevare dal bancomat e, una volta arrivato lì, in compagnia delle ragazze beve tre bottiglie di champagne ma, una volta arrivato alla  cassa gli viene mostrato un conto salato di 120.000 lire che lui non poteva saldare. Per sua fortuna il barista, accettando i pochi spiccioli che aveva in tasca, lo lascia andare con la promessa di non farsi più vedere in quel locale.

Enrico, ripresa la macchina, inizia a fuggire verso il parcheggio per rimettere a posto l’auto.

Capì che quello che stava facendo non era giusto e che se lo avesse preso la polizia l’avrebbero arrestato immediatamente così decide di concludere la sua avventura dirigendosi verso casa il prima possibile.
Finalmente nel suo letto, prima di dormire, ripensa a tutti gli avvenimenti della serata trascorssa e non riesce a comprendere come sia possibile che quelle idee, ingenue e pericolose, fossero venute dalla sua mente solo poche ore prima.

Tutto questo è successo a causa di un “buco gigante nel cuore” che pensava di poter riempire. Questo vuoto si era formato 4 giorni prima, quando una persona a lui cara gli aveva detto che si voleva togliere la vita. Dopo un po’ si scoprì che le si era rotto qualcosa dentro che le faceva dire queste cose ma, dato che era una persona così importante per lui, come lo sentì ci rimase male.
Alla fine questa persona non si uccise ma lui capì che quel vuoto che aveva non si poteva colmare e, cosa più importante, lui da solo non ce l’avrebbe mai fatta a farlo sparire.

Tutte le azioni di quella sera sono state la dimostrazione che lui non voleva arrendersi ed era convinto che qualcosa lo avrebbe salvato ma, una volta rimasto solo con se stesso di nuovo, la consapevolezza della sua impotenza davanti a qualcosa di più grande di lui, si ripresentò per fargli capire che avrebbe solo dovuto aspettare.

Questo capitolo parla della differenza tra gli errori che si possono rimediare e quelli irreparabili; infatti il male è qualcosa che prima o poi uscirà e, quindi, non bisogna sempre sconfiggerlo da soli, non bisogna nasconderlo bensì forse aiutarlo ad emergere.

Ci sono momenti in cui ognuno di noi deve sopprimere il proprio dolore e l’autore ci ricorda che la vita è importante attraverso un episodio in cui lui, a vent’anni, ha provato a buttarla via.

Come il protagonista del libro ha appena raccontato, imparando a non sprecare la vita per cose inutili, mi ispiro a lui per cogliere l’occasione di raccontarvi della mia esperienza.

Io, a differenza del protagonista del libro, ho compreso che le amicizie sono una parte importante della nostra vita ma bisognerebbe legarsi alle persone solo dopo averle conosciute profondamente altrimenti potrebbero avere l’effetto opposto, la sofferenza.

Può sembrare scontata come storia, una di quelle già sentite ma vi garantisco che non tutti si fermano a pensare se le amicizie che hanno costruito siano basate realmente sull’aspetto o semplicemente sull’abitudine o sulla paura di restare soli.

Quando ero piccola, alle elementari, avevo iniziato a legare con due bambine della mia stessa età e, con una di queste di nome Alisia mi vedevo ogni giorno ed eravamo grandissime amiche, se non migliore amiche, mentre con l’altra, Ilenia, non avevo legato così tanto.
Con Alisia stavamo sempre insieme, giocavamo alla piazzetta sotto casa mia insieme ed eravamo diventate due amiche inseparabili.

Un giorno chiamai Ilenia perché la maestra ci aveva dato un compito da svolgere insieme e la invitai a casa mia e, stanche del pomeriggio di studio, decidemmo di andare a giocare sotto casa. Ciò che non mi aspettavo fu la scenata di gelosia che fece Alisia una volta scoperto che io e Ilenia stavamo insieme. Arrabbiata iniziò a mandarmi mandarmi tantissimi messaggi con sù scritto che l’avevo tradita, lì per lì ho pensato “oddio cosa ho fatto di male” e mi sono messa  a piangere perché tenevo tanto a lei.

Vedendomi in quello stato mia mamma cercò un modo per aiutarmi e, dopo esssermi sfogata con lei,  mi resi conto che
io non avevo nessuna colpa e  la mamma mi consigliò di lasciarla stare.

Da quel giorno sono stata sempre più distaccata con lei e mi sono iniziata ad avvicinare ad Ilenia perché, alla fin fine, ho capito che l’amicizia di Alisia non è mai stata allo stesso livello di quella fatta con Ilenia.

Scoprii che quest’ultima era un’amica fantastica di cui potersi fidare e di certo ci meritavamo l’una con l’altra.

Quest’esperienza mi ha fatto capire che non sempre le persone sono come si presentano in un primo momento, per questo c’è bisogno di una conoscenza più approfondita prima di affidare completamente a loro le nostre paure.

Da quel giorno sono sempre stata prudente nella scelta delle persone da avere affianco.