Il Lavoro Minorile
by Lorenzo de Ferrariis
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Il lavoro minorile o infantile è definito come una qualsiasi attività lavorativa che priva lo studio e la libertà nella fase infantile, alla dignità e influisce sullo sviluppo psico-fisico. Generalmente come lavoro minorile, vengono definite tutte quelle forme di attività lavorative che i bambini svolgono con età inferiore a quella stabilita, che varia secondo le leggi da paese a paese. Dietro queste attività troviamo multinazionali o associazioni criminali che coprono il loro illecito nascondendolo al pubblico.
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Spesso le fabbriche dove lavorano questi bambini sono in ambienti con una grave condizione sociale e economica, dove i genitori sia consapevoli, sia non consapevoli delle loro infrazioni, accettano che i loro figli lavorino per portare un piccolo contributo a casa. Le zone dove lavorano più bambini sono in Africa e in Asia; rispettivamente in Mali, Nigeria, Guinea-Bissau, Ciad, ecc. Poi in India, Cina, Pakistan, Uzbekistan, ecc. Però fra tutti il paese con più schiavi bambini è l’India con 14,3 milioni di schiavi, 4 volte in più della Cina. Tutt’ora si registrano circa 152 milioni di bambini sfruttati, fra cui 73 milioni di questi sono costretti in attività pericolose con danni alla propria salute fisica.
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I Bambini che specialmente lavorano in fabbrica non facendo attività fisica soffrono di vari disturbi fra cui il “Rachitismo”
Il Rachitismo è una malattia dovuta ad una difettosa mineralizzazione delle ossa che le rende più fragili e deformabili. La causa principale è la mancanza di calcio e/o vitamina D. La mancanza di vitamina D impedisce l’assorbimento del calcio a livello intestinale. i problemi che essi riscontrano però non riguardano solo la salute fisica, ma anche quella mentale, di conseguenza soffrono spesso di disturbi dell’apprendimento, depressione e difficoltà d’integrazione sociale.
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I primi segni di lavoro minorile sono apparsi durante la rivoluzione industriale, quindi alle origini della nascita delle fabbriche, con i salari fra i più bassi al 3° posto dopo l’uomo e in seguito la donna. Essi però non erano e non sono solo impiegati nelle fabbriche; La più alta percentuale di minori sfruttati si registra nel settore primario, soprattutto nelle coltivazioni di cotone, tabacco e cacao. Nella storia chi ce ne ha parlato più di tutti è stato un letterato del periodo verista, nella seconda metà dell’ottocento; “Giovanni Verga” Egli scrisse due raccolte di libri, “La raccolta dei romanzi Mondani” E “La raccolta dei romanzi Veristi” Utilizzando la tecnica dell’impersonalità del narratore racconta la condizione di vita della popolazione in quel periodo. Nella seconda raccolta troviamo “Rosso Malpelo” ;la novella narra di un ragazzo che lavora in una cava di rena rossa. Rosso Malpelo non trova affetto nemmeno dalla madre che non si fida di lui e lo sospetta di rubare soldi dallo stipendio che porta alla famiglia. Lavora con il padre. Spinto dal disperato bisogno di soldi, il padre accetta la pericolosa richiesta del padrone di lavorare all’abbattimento di un pilastro, rifiutato dagli altri lavoratori. Una sera, mentre sta scavando, quel pilastro gli cade addosso, egli morì e venne sostituito da “Ranocchio” un ragazzo con difficoltà a camminare che viene aiutato da Malpelo. Poco dopo Ranocchio, ammalatosi di tubercolosi e stremato dalla fatica, muore. Malpelo, ormai solo assume il compito rischioso di esplorare una galleria abbandonata che arriva a un pozzo. Preso del pane, del vino, gli attrezzi e i vestiti di suo padre, si addentra in un cunicolo per non uscirne mai più.
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Nell’arte possiamo parlare di tanti esempi di sfruttamento minorile, ma vorrei ricordare i più celebri. Ricordiamo la corrente artistica del realismo durante l’ottocento, i pittori realisti dimostravano insofferenza nei confronti delle accademie, rivendicando la propria libertà creativa. L’artista in questo caso diventava cronista oggettivo della realtà in cui viveva rappresentando scene di vita quotidiana con protagonista la gente comune. Il maggiore pittore realista è stato il francese “Gustave Courbet” Purtroppo rappresentavano anche il duro lavoro degli uomini e dei bambini.
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Le motivazioni possono essere diverse per costringere un bambino a sacrificare l’età infantile, ma tutto questo è sbagliato, i bambini devono andare a scuola per formare la propria cultura e istruzione , ma soprattutto divertirsi e godere della propria fanciullezza. La legge li tutela, ma non abbastanza da fermare quei mascalzoni che organizzano un obbrobrio del genere, veramente ripugnante.
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Published: Mar 21, 2021
Latest Revision: Mar 21, 2021
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