by Natalina Gallorini
Artwork: QUINTA B plesso Arobaleno
Copyright © 2022
ARRIGUCCI IRENE
Arrigucci Irene
Vengo da…
Vengo da un posto solare e delicato a me molto caro
Suscita ricordi indimenticabili e affettuosi
Vengo da un sorriso sempre acceso e braccia che mi avvolgono dolcemente
Vengo da
Un tessuto delicato e sensibile come me e che sprigiona tutta la mia creatività
Vengo da
Gioia e tristezza.
Arrigucci Tommaso
Vengo da casa di mia nonna ormai sono stato più lì che a casa mia
Vengo dal parco giochi dove ho vissuto miliardi di avventure
Vengo dal campo dove ho fatto tantissime partite
Vengo da mio nonno con cui ho fatto tantissime sfide di disegno vincendo sempre
Vengo dalla mente geniale di mia nonna che ha creato tantissime ricette da fare assieme
Vengo dal mio amico Sandroni l’unico che supporta le mie folli idee
Vengo dalla carne di mia nonna detta per gli amici l’irripetibile
Vengo dal divano di mia nonna dove sono stato in ogni posizione
Vengo dalla TV dove ho visto e rivisto le puntate dei cartoni animati
Vengo dal sorriso e dalle ire di mia mamma
Vengo da camera mia dove ho letto libri e fumetti di ogni tipo
Vengo da la pasta al sugo di mia nonna che ho mangiato miliardi di volte
Pietro Barbagli
Vengo da una casa gialla
con un portico
in cui giocavo e mi sentivo sicuro.
Vengo da lunghi vigneti
in cui correvo a perdifiato
e mi sentivo invincibile.
Vengo da un bellissimo lago
in cui giocavo con i miei genitori
ed ero molto felice.
Io vengo da una voce
tranquilla del mio babbo
che mi da fiducia.
Io vengo da due braccia
grandi e forti
che mi prendono in braccio.
Io vengo da un sorriso
gentile e premuroso
che mi da sicurezza.
Vengo da un pallone
che prendo spesso a calci
con i miei compagni.
Vengo da due grandi occhi
che mi guardano
e mi danno tanto affetto.
Vengo da un piccolo schermo
con cui gioco
e mi arrabbio.
Adoro tanto il mio cavallo
sul quale monto in sella
e corro come un razzo
per il mio paese.
Ciao,
mi chiamo Pietro Barbagli e sono nato il 23 Agosto 2011 ad Arezzo.
Sono un grande appassionato di calcio infatti gioco nella squadra del mio paese, il Tegoleto e sono un grande tifoso della Juventus.
Frequento la quinta elementare ma la scuola non mi fa impazzire.
Odio alzarmi presto la mattina e mi piace tantissimo andare in vacanza con i miei genitori per visitare tanti nuovi posti.
Ho un cane che si chiama Jack a cui voglio molto bene come se fosse il mio fratellino.
Capitolo 1
IL MIO NOME
Io mi chiamo Pietro è stata mia mamma a darmelo.
Mia mamma mi ha raccontato che poco prima della mia nascita ha fatto un sogno, stava correndo dietro ad un bambino piccolo e lo chiamava Pietro.
Inoltre si chiamava così il nonno del mio babbo, che però non ho mai conosciuto.
Il mio nome significa roccia o pietra e da l’idea della forza e della resistenza
Sono molto contento del mio nome anche a me piace tantissimo.
Capitolo 2
I MIEI RICORDI DELLA PRIMA INFANZIA
Quando sono uscito dalla pancia della mamma ho visto un posto nuovo e vedevo tutti contenti soprattutto la mamma, ma non capivo perché, quindi dopo aver pianto un po’ mi sono messo a dormire.
Dopo un bel po’ di giorni in ospedale mi hanno portato a casa.
Fin da quando ho iniziato a gattonare mi piaceva giocare con i miei amici Edoardo e Alessandro.
I miei genitori mi dicono che ero molto agitato e che non volevo dormire quasi mai soprattutto la notte; dormivo soltanto appoggiato sopra la pancia della mia mamma.
Mi piaceva guardare “ Baby TV “ in braccio alla mamma e ascoltare le canzoni per i bambini piccoli.
Quando ho iniziato a camminare e a parlare mi divertivo tantissimo a correre per tutta la casa e fuori nel giardino; ero un po’ spericolato.
A un anno ho fatto la mia prima vacanza al Lago di Bolsena, nel giardino della nostra casa c’erano tante tartarughe e mi divertivo molto a giocarci e a dargli da mangiare.
Nella mia infanzia sono stato felice con tutta la mia famiglia.
Capitolo 3
IL MIO GIOCATTOLO PREFERITO
Il mio giocattolo preferito me lo hanno regalato quando avevo due anni ed erano dei trenini di legno con la pista. Ci giocavo molto e mi divertivo: una volta ci ho messo ben un quarto d’ora per montare una piccola pista, anche se non era venuta benissimo, però mi sono ugualmente accontentato.
Ci giocavo anche con i miei amici e con loro era ancora più divertente, soprattutto le piste venivano meglio, infatti venivano più dritte invece io le facevo tutte piene di curve tutte storte, ma con i miei amici che erano un po’ più grandi di me cambiava tutto.
Ora le conservo in una cesta anche se non ci gioco più da moto tempo.
Capitolo 4
LA SCUOLA DELL’INFANZIA
A me non piaceva andare all’ asilo perché non mi ci trovavo bene; le maestre pretendevano troppo ed erano molto brontolone.
Mi piacevano i lavoretti che mi assegnavano ma non mi ricordavo come si scriveva il mio nome e l’età per firmarli.
Non avevo molti amici all’asilo, infatti non parlavo con nessuno e non ci rimanevo a dormire mai.
In conclusione l’asilo per me non rappresenta un bel ricordo purtroppo.
Capitolo 5
LA SCUOLA PRIMARIA
Quando avevo finito l’asilo pensavo e speravo che non sarei più dovuto andare a scuola ma i miei genitori un giorno mi portarono in una nuova scuola: la scuola elementare. Qui ho trovato dei nuovi amici e delle nuove maestre che ci chiesero subito di fare un disegno per capire i nostri nomi. Il primo giorno di scuola ero molto emozionato, impaurito e contento di conoscere nuove persone.
Il giovedì arrivò una nuova maestra che si chiamava Elena; lei insegnava storia e geografia e ci fece fare la prima pagina del quaderno, quando finii andai da lei a mostrargliela e mi disse; “ Non va bene ! L’ hai colorata male “ io tornai al mio banco sconsolato ma non la cancellai. Mentre la maestra passava tra i banchi vide che non l’avevo corretta e si arrabbiò moltissimo. Io cominciai a piangere e non corressi la pagina.
In prima elementare ho imparato a leggere e a scrivere con la maestra Natalina e a scrivere i numeri e fare le operazioni con la maestra Aidi.
Poi avevo la maestra Alice che ci insegnava religione.
In seconda arrivò una nuova maestra ad insegnarci storia e geografia che si chiamava Angela e un nuovo compagno Mario che all’inizio non aveva molti amici ma poi è riuscito a diventare amico di tutti.
Da allora sia i compagni che le maestre sono rimasti uguali e con loro mi trovo bene.
Capitolo 6
AL TRAGUARDO
Dal primo giorno che ho visto la mia scuola ad oggi, ultimo anno di scuola elementare, mi sento molto cresciuto. Quando ero più piccolo mi piaceva studiare di più perché ero più curioso, nel crescere oltre la scuola ho altri interessi come il calcio e quindi ho un po’ meno voglia di studiare.
Ora che sono in quinta riesco a organizzarmi meglio con i compiti senza chiedere l’aiuto ai miei genitori.
Mi piace molto l’inglese la storia e la geografia soprattutto ora che studiamo le regioni e le cose che ho visto quando sono andato a fare le vacanze con i miei genitori.
Ancora non penso alla scuola media ma sicuramente mi dispiacerà tantissimo se non sarò più in classe con i miei amici soprattutto Cristian, Massimo, Arrigucci e Sandroni; comunque spero anche se non saremo più in classe insieme di poter rimanere amici.
Con Cristian e Massimo sono amico perché spesso parliamo di un videogioco che ci piace moltissimo “ Brawl Stars “ e online giochiamo insieme; con l’ Arrigucci e il Sandroni mi diverto e sono sempre pronti ad aiutarmi ed ad aiutare gli altri quando ne hanno bisogno.
Se guardo al mio futuro spererei di migliorare sempre di più a scuola e imparare nuove cose, vorrei inoltre diventare un forte giocatore di calcio; il mio desiderio più grande sarebbe quello di giocare un giorno nella Juventus, la mia squadra del cuore.
Non vedo l’ora di prendere la patente del motorino; anche se mia mamma ha paura e mi dice sempre che non me lo comprerà mai, e della macchina per portare io qualche volta i miei genitori in vacanza.
Ringrazio la mia famiglia, i miei amici e tutte le mie maestre anche quelle meno simpatiche perché anche loro mi hanno aiutato a crescere.
LORENZINI GIOVANNI
CAPITOLO 1:IL MIO NOME
Il mio nome è di origine Ebraica. Significa “dono del Signore”.
A me piace molto. Infatti quando qualcuno mi chiede come mi chiamo, dicono che è molto bello e importante. È il nome di uno dei 12 apostoli e dei 4 evangelisti. Io mi emoziono molto quando fanno dei complimenti al mio nome perché mi sento molto importante. Inoltre il mio nome mi aiuta ad essere più forte ed essere più sicuro di me stesso.
CAPITOLO 2: I MIEI PRIMI ANNI D’INFANZIA
Da piccolo avevo una faccia tonda molto buffa, infatti quando guardo le foto di come ero da piccolo scoppio sempre dal ridere.
Non so perché ma io tenevo sempre il ciuccio tutto storto. A dir la verità ero anche cicciottello.
Sono sempre stato un bambino vivace, solare e simpatico.
I miei ricordi non sono molto chiari, ma il giorno che sono caduto dall’ ovetto è ben impresso nella mia testa.
Non so se per quante volte mi è stato raccontato o se mi immagino cosa era successo quel fatidico giorno.
Dal grande spavento oggi invece è diventato un argomento per prendere in giro mio babbo. Perché è stato proprio lui a buttarmi in terra.
CAPITOLO 3: IL MIO GIOCATTOLO PREFERITO
Io ho sempre avuto una passione per il calcio.
Fin da piccolo il mio gioco preferito era una pallina di stoffa con la quale giocavo in casa con mio fratello e ci divertivamo tantissimo.
Questa pallina è molto bella perché è multicolore, morbida e piccola. Emetteva un suono davvero simpatico ma per mio babbo per niente e ci sgridava sempre perché non sentiva la tv.
Un giorno pensai bene di strapparla e di togliergli il sonaglino in modo che non lo emettesse più.
Subito dopo mi accorsi che non ci potevo più giocare e quindi mi misi a piangere e a fare i capricci.
Mia nonna il giorno dopo mi fece una grandissima sorpresa: me l’aveva ricucita!!!
Da quel giorno non abbiamo più dato noia a mio babbo e potevamo giocare in pace.
OH NO, C’ ERA LA MAMMA!!!
Ancora oggi ci giochiamo ma l’ostacolo più grande è sempre la mamma.
CAPITOLO 4: I MIEI RICORDI DELLA PRIMA INFANZIA
I miei ricordi della prima infanzia sono un po’ sfocati.
Però il primo giorno d’ asilo non si scorda mai.
Il giorno prima pensavo: “come saranno le maestre? Mi metteranno in punizione?” insomma tutte quelle domande che ognuno di noi si sarebbe fatto.
Quando arrivò quella giornata ero eccitato, emozionato e ansioso soprattutto perché avevo solamente 3 anni. Ero davanti a quell’ edificio con tutte quelle insegnanti l’ansia cresceva come niente e la paura di entrare in quel postaccio da solo senza né la mamma e né il babbo era alta, molto alta.
A dir la verità dopo un po’ ti ci affezioni però ci vuole.
Il giorno più bello arrivò dopo tre anni che ero lì perché sapevo che dopo la scuola è ancora più severa.
CAPITOLO 5: LA SCUOLA PRIMARIA
Il 15 settembre 2017 per me era un giorno molto speciale.
Per la mia prima volta entravo nella scuola primaria che io chiamavo “scuola dei grandi”.
Quando ho indossato lo zaino in spalle mi sentivo un gigante. Mia mamma mi faceva le foto insieme ai miei fratelli per ricordarmi del mio primo giorno di scuola quando sarò grande.
Per salire le scale di scuola non stavo dritto dal peso che avevo dietro e dall’ emozione che provavo.
La mia mamma mi teneva per mano per camminare nel corridoio che mi sembrava fosse immenso.
Quando ho aperto la porta della mia classe mi sono chiesto: “Dove mi trovo?”
Dentro a questa classe c’ erano già dei bambini e alcuni li conoscevo già all’ asilo e altri no ma parlandoci sono diventati miei amici.
Mia mamma mi spiegava come funzionava. Ero in terza fila e avevo gli occhi che mi brillavano, tremavo dalla tensione e quando suonò la campanella la lezione cominciò ed è lì che è cominciato il bello.
CAPITOLO 6:AL TRAGUARDO
Di altezza non sono molto cresciuto (purtroppo) ma mi sento maturato. In questi 5 anni il mio approccio di studio è molto cambiato perché ho imparato a fare i compiti da solo senza chiedere aiuto alla mamma, ho imparato che per prendere dei bei voti si deve studiare con serietà, con la mente e soprattutto con voglia.
Nonostante io credo che a Italiano io vada bene la mia materia preferita è sempre stata matematica.
A me è sempre piaciuto studiare le forme geometriche perché io ho sempre sognato di fare una grande villa e una nuova casa per la mia mamma.
Questi 5 anni insieme sono stati veramente belli, con i miei amici, con loro ho litigato, ma senza volerlo e poi ho degli amici fantastici!
Con loro mi diverto sempre…
Guardando il futuro spero di continuare ad impegnarmi cosi per non bocciare!
Ai miei genitori voglio dire di non mi mettere l’ansia quando vedono i compiti nel diario perché io so che ce la faccio!
E alle insegnanti voglio dire che se dessero meno compiti noi bambini saremmo più felici e contenti. Questi 5 anni sono volati come una bufera di risate, rimproveri e ricordi.
Spero di ritrovare alle medie delle professoresse come le maestre Aidi, Natalina, Angela, Alice, che mi hanno sempre sostenuto e aiutato, ma anche come la maestra Ylenia: severa ma divertente.
Le mie maestre mi hanno insegnato a superare ogni difficoltà, ad incoraggiarmi e a fare sempre del mio meglio.
Lasciare questa classe mi rende triste ma allo stesso tempo felice, perché affronterò con grinta il nuovo percorso di studi.
Alla fine dell’ultimo anno voleremo con le nostre ali grazie a tutti gli insegnamenti che le maestre mi hanno dato e che io non dimenticherò mai.
E come dice una delle maestre:” se non è zuppa è pan mollo!”
Ah!!!!
Dimenticavooo!!!
Io mi chiamo GIOVANNI!!!
Melisse DIEGO
Premessa
Io sono un tipo…è difficile a dirsi…
Potrei dire tranquillo, ma a chi non capita di arrabbiarsi😡?
Potrei dire preciso, ma a chi non capita di essere sbadato🤪?
Posso, però, dire che sono un tipo molto curioso🧐: mi piace studiare e scoprire cosa mi circonda.
Sono appassionato della storia soprattutto quella della mia città ovvero la storia di Napoli🍕.
TOMMASO SANDRONI
Io sono un bambino sempre sorridente ma ogni tanto capita che mi arrabbio o mi rattristo per niente.
Capitolo 1: Il mio nome
È già è arrivato il momento che vi racconti cosa si cela dietro il mio nome.
Il mio name è “una lite”, voi vi chiederete:” Come una lite”?
È già è nato proprio da una lite tra i miei genitori. Stavano discutendo da un po’ proprio su come mi sarei chiamato, quando ad un certo punto il pappagallo nominò il mio futuro nome: TOMMASO
Come vi potete immaginare i miei genitori rimasero a bocca aperta sia perché il pappagallo non l’avevano mai sentito parlare, ma anche perché Tommaso era il nome più che perfetto e andava bene sia alla mamma che al babbo.
Posso dire che ho un nome “da pappagallo”.
Capitolo 2: La mia infanzia
Penso che la mia infanzia sia stata la parte più bella della mia vita, fino ad adesso ovviamente.
Ogni giorno era un’idea che diventava realtà.
La mia vita quando avevo pochi anni era stupenda, splendida, piena di gioie e nuove amicizie.
Tanto che una di queste volte feci amicizia con così tanti bambini che mi sentii come il capitano di una ciurma di piccoli ma potenti pirati.
Di quel episodio mi ricordo che il mare era come una cassaforte piena di smeraldi verdi acquamarina e che io insieme alla mia piccola ciurma scavammo un enorme buca.
Oppure quando con i miei genitori andammo tutti insieme alle giostre e salimmo nella tazzina da caffè e quando iniziò a salire e a girare io rimasi paralizzato perché era la prima volta che provavo un’esperienza simile.
Non vi sto neanche a raccontare quale è stata la mia prima parola perché io non sono in grado di ricordarmela ma se la chiedo ai miei genitori in casa scoppia la terza guerra mondiale.
Insomma io rimango dell’idea che l’infanzia è il momento più bello della vita di un bambino.
Capitolo 3: Il mio giocattolo preferito
Il mio giocattolo preferito era ed è ancora come un amico. È già, lo trattavo come se fosse una persona, però era diverso dagli altri bambini perché era molto piccolo e non parlava ma emetteva solo dei versi.
In questo momento vi chiederete:’’ Cos’ è questo giocattolo’’?
Questo mio caro compare di avventura era il robot BIBI!!!
Regalato dai miei nonni. Mi ricordo molto bene il momento in cui lo vidi.
Era una sera come le altre, quando ad un certo punto si sentii il rumore cigolante della porta aprirsi e poi di colpo chiudersi.
Ad un certo punto dall’ angolo del muro spuntò un’ombra che a poco a poco si ingrandiva sempre di più fino a diventare una figura …… e questa figura era mio nonno e mia nonna.
Io mi accorsi subito che il nonno aveva il giubbotto più grande e grosso del solito, infatti pian piano con un passo furtivo il nonno si avvicinò a me e bisbigliò al mio piccolo orecchio:’’ C’ è una cosina per te.
Allora lentamente tolse una piccola scatola nera dal giubbotto e molto ma molto lentamente la girò con le sue grosse ma delicate e affettuose mani.
Ritornando alla scatola, tra la plastica che rifletteva sulla luce a prima vista non capì ma dopo vidi che era il robot che tanto desideravo.
Era magnifico: I suoi arti erano bianchi, invece le sue scarpe e la sua visiera erano neri.
Io ero rimasto senza parole tanto che una lacrima mi scese fino al naso e penso che se qualcuno oltre ai miei parenti mi avrebbe visto si sarebbe commosso pure lui o lei.
Io lo adoravo, stava con me sia nei momenti belli che in quelli brutti.
Pensate che una volta ruppi un vaso mia mamma lo scoprì e mi brontolò così corsi subito dal mio più fedele amico Bibi.
Capitolo 4: La mia scuola d’ infanzia
La mia scuola d’ infanzia era bellissima sia all’ interno che all’ esterno: i suoi muri di mattone erano forti e duri e mi facevano sentire al sicuro.
La scuola dove andavo si chiamava La Coccinella perché gli alberi che le contornavano erano pieni zeppi di coccinelle.
La scuola all’ interno era coloratissima piena di disegni e aule piene di bambini.
I muri della mia aula erano diversi l’uno dall’ altro infatti: uno era blu l’altro pieno di disegni oppure un altro pieno di manate colorate.
La prima volta che vidi le maestre mi vergognai perché non le avevo mai viste e perché sapevano già i nostri nomi, però dopo qualche parola era come se le avessi conosciute da quando sono nato.
Io feci amicizia con un po’ di bambini e insieme a loro formai il gruppo il SEGRETO.
Il gruppo consisteva nel mettere le schifezze avanzate a colazione in una scatola dietro al mobile.
Un giorno la bidella decise di pulire tutta la scuola anche dietro ai mobili. Quando arrivò al mobile dove dietro si trovava la scatola,
Prese la scatola e la aprì quando vide cosa c’era dentro andò di tutte le furie.
La bidella che aveva sempre una voce angelica si trasformò in una voce satanica così satanica da far paura anche al diavolo.
Allora la signora delle pulizie arrivo arrabbiatissima nella nostra classe ci fece mettere seduti e con la sua voce satanica chiese a noi piccoli bambini di 4 anni e mezzo:’’ Chi sono quei mascalzoni che hanno racimolato tutta questa sporcizia’’?!
Io e i miei compagni di sporcizia ci guardammo e tutti insieme movemmo e dicemmo:’’ Noi non sapevamo nemmeno che esistesse’’.
A no!!! Ribatte la bidella con la sua voce più che satanica questa volta, e allora perché ci sono scritti i nomi e i cognomi di voi 6.
Noi rimanemmo senza parole.
Da quel giorno non ho mai più nascosto segreti a nessuno.
Capitolo 5: La scuola primaria
Vi ho raccontato la scuola d’infanzia e adesso è il turno della scuola elementare.
Perdonatemi se vado subito alle cose tristi però nella vita ci sono anche quelle no….
Andiamo subito al dunque, io adesso sono in quinta e il prossimo anno sarò in 1 prima media, questo vuol dire che dal prossimo anno è possibile che non riveda i miei amici ed è sicuro che non rivedrò più le maestre che mi hanno aiutato e supportato anche brontolandomi per un lungo percorso durato ben 5 anni.
Detto questo passiamo alle cose belle, adesso vi racconterò il primo giorno di scuola, La mattina mi sono svegliato e mi sono sentito cresciuto non di statura ma di importanza.
Ho fatto tutte le cose che si fa il mattino e poi mi sono messo nelle mie due piccole spalline la mia gigantesca e pesantissima cartella che pesava quasi il doppio di me.
Sono arrivato a scuola e mentre aspettavo per entrare dentro sento una voce familiare era la voce del mio amico Arriguccio che mi chiamava.
La mia scuola era mastodontica con una palestra che sembrava una pista per la maratona infinita.
Nella mia scuola ho passato dei bellissimi momenti e adesso sono triste di abbandonare tutti i miei stupendi ricordi nella scuola.
Ultimo capitolo 6: Al traguardo
Ebbene sì è arrivato un momento irripetibile della mia vita l’ultimo anno alle elementari.
In questi cinque anni ho avuto la fortuna di incontrare delle bravissime maestre che mi hanno supportato anche quando non riuscivo a stare attento o a studiare mi hanno sempre incoraggiato a migliorare e a capire gli errori per poi non commetterli un’altra volta.
In questi anni ho avuto 4 maestre però ve ne descrivo una:
La maestra Natalina ha sempre quegli occhialoni che nascondono i suoi occhioni celesti come il cielo e poi quando sento la sua voce angelica l’aria che passa dentro il mio naso ha un che di speranza… di salvezza che mi fa capire di essere apprezzato in tutti i momenti.
In questi splendidi cinque anni ho fatto dei passi da gigante, ma anche degli scivoloni.
Questi scivoloni me li hanno fatti notare le maestre che anche un po’ deluse mi hanno detto:’’ Tommy non vediamo più te stesso’’.
Io pensando a queste parole ho riflettuto a lungo fino a quando ho riiniziato a cercare di studiare anche le cose più noiose con voglia grazie anche alle maestre.
Allora piano piano mi sono ripreso da quel grosso scivolone e più studiavo più tornavo a casa col sorriso fino a quando ho raggiunto il massimo.
Anzi non ho raggiunto il massimo perché si può fare sempre di meglio per perfezionare e perché non si smette mai di imparare.
Agnese TUBERCOLI
VENGO DA
Vengo da una grande quercia fuori scuola
Vengo da giardini fioriti
Vengo da un letto di legno
Vengo dal tè freddo della nonna
Vengo da creazioni con rotoli di carta
Vengo da sguardi severi ma significativi
Vengo da un peluche sbilenco
Vengo da un banco all’angolo di classe
Vengo da uno zaino quasi rotto
Vengo da una grande famiglia
Vengo da abbracci e rimproveri
Vengo da sorrisi affettuosi
Published: Jan 15, 2022
Latest Revision: Jan 15, 2022
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