TORRE PELOSA
dal Crivello maggio 1925
Fra il denso verde degli ubertosi campi e l’azzurro del mare, che ha sorrisi e canti, sorge sul vertice di amena collinetta, leggermente digradante al lido, Torrepelosa, un piccolo vilaggetto di circa 700 abitanti, che fa parte di Noicattaro, da cui dista poco più di 7 chilometri. La costa è tutta scogli, insenature e frastagli, ed è per un buon tratto cosparsa di ciottoli. Qua e là s’aprono degli antri e delle cavità, di cui una è meravigliosa, la Grotta della Regina, cosi chiamata forse perchè in essa soleva spesso nella stagione estiva bagnarsi la Regina Bona Sforza, che fu un tempo feudataria di Noia. L’opera umana non ha per nulla concorso ad accrescere con l’arte la magnificenza e la bellezza,
che la natura prodigò a questo incantevole sito, il quale, sebbene, come stazione balneare e luogo di villeggiatura, manchi dei conforti, degli svaghi, e financo (diciamola ancora una volta l’amara verità) di alcuni mezzi necessari alla vita, che la nostra apatia non ha saputo dare, pure è ricco di pregi naturali, ed è preferito ad altri siti per il clima salubre e mite e per le acque fresche e chiare; in cui i bagnanti trovano ristoro nei fervidi calori dei giornate estivi. Il villaggetto si compone di poche ville e di un centinaio di case e più, semplici, modeste, ma costruite in massima parte senza alcuna regola architettonica, senza un piano regolatore. stazione balneare ed un luogo di villeggiatura, deliberava di vendere un suolo di patrimonio comunale, sito a pochi metri dal mare,
L’origine di Torrepelosa è abbastanza recente. Il Consiglio Comunale di Noicattaro nella tornata del 16 maggio 1867, allo scopo di far sorgere sulla spiaggia del vicino Adriatico una una stazione balneare ed un luogo di villeggiatura, deliberava di vendere un suolo di patrimonio comunale, sito a pochi metri dal mare, diviso in lotti dall’Architetto Francesco Paolo Nitti da Rutigliano. S’iniziò subito la costruzione delle prime casine, e in pochi lustri lo sviluppo edilizio crebbe in modo considerevole, crebbe la popolazione; ed ora il numero delle nomadi famiglie, che, attratte dai pregi del luogo, vi trasportano i loro penati nella stagione estiva, aumenta sempre più. Ma in epoca remotissima sorse in vicinanza di questo villaggetto una città, di cui s’ignora il nome.
Il tempo edace ha tutto distrutto, e dagli antichi scrittori, dagli archivi della Maggiore Chiesa e del Comune di Noicattaro non abbiamo potuto attingere notizia alcuna. Solo lungo la spiaggia, ed in fondo a questa limitrofi, si sono rinvenuti cocci di età preistorica ed indubbie tracce di vita amica, nonché, in molte tombe scoperte negli sterri, diversi oggetti e vasi arcaici, rimasti superstiti all’onta del tempo, dei quali alcuni sprovvisti di colore, altri con ornati geometrici. La mancanza di colore, e gli ornati geometrici dimostrano chiaramente, che questi vasi risalgono ad un’epoca anteriore all’incivilimento. Il dotto prof. Gervasio, direttore del Museo Archeologico ,nella sua pregevole opera: Bronzi arcaici e ceramica geometrica nel Museo di Bari scrive: “Nei campi, un chilometro a nord del villaggio (Torrepelosa)
fino alla Casina Venisti, affiorano e cocci d’impasto preistorico e frammenti con ornati geometrici, e qualche pezzo con vernice nera. Presso la così detta Punta della penna m’è riuscita di raccogliere, mescolati a cenere ed ad ossa di animali, una certa quantità di frammenti con superficie nero – lucida nonché diversi pezzi di manichi ad alto nastro con orecchiette terminali e di manichi cilindrici a cornetti, affatto identici al materiale del villaggio barese dell’età del bronzo.
Il Dottor Gustavo Tanzarella scavò presso questo scoglio integro e donò al Museo di Bari una magnifica urna: è questo uno dei pezzi più interessanti della ceramica geometrica bicroma, che oramai conosciamo bene da Monte Sannace a Gioia del Colle.
Published: Nov 23, 2022
Latest Revision: Nov 23, 2022
Ourboox Unique Identifier: OB-1388755
Copyright © 2022