Cosa sono i processi cognitivi
I processi cognitivi consentono di ricevere, analizzare, elaborare, trasformare e immagazzinare le informazioni.
Attraverso la percezione, l’attenzione, la memoria, il pensiero, il linguaggio l’apprendimento e l’intelligenza, siamo in grado di rappresentare e conoscere la realtà; questi sono i processi cognitivi alla base del funzionamento della mente umana.

La memoria
La memoria è la capacità dell’individuo di conservare tracce della propria esperienza passata e di servirsene per entrare in rapporto con la realtà presente e futura. La memoria interviene in tutti i processi mentali: la percezione, l’attenzione, l’apprendimento e il pensiero. Gli psicologi Atkinson e Shiffrin ritengono che vi siano tre memorie: memoria sensoriale, memoria a breve termine (MBT) e memoria a lungo termine (MLT).

Memoria sensoriale: Trattiene per pochi attimi un’elevata quantità di informazioni e rende possibile la percezione della realtà.
Memoria a breve termine(MBT): Trattiene le informazioni per un breve spazio di tempo (qualche decina di secondi), dopo di che tali informazioni scompaiono. La memoria a breve termine può contenere contemporaneamente solo poche unità di informazioni.
Memoria a lungo termine(MLT): Può essere paragonata a un archivio, di capacità quasi illimitata, dove sono conservate tutte le esperienze e le conoscenze acquisite nel corso della vita, oltre a quelle che fanno parte del nostro patrimonio genetico, come gli istinti.

Misurare la memoria
Lo studioso tedesco Hermann Ebbinghaus cercò di misurare la memoria e formulò una legge, che prese il suo nome, in cui si afferma l’esistenza di un rapporto tra tempo dedicato all’ apprendimento e contenuti da memorizzare.
Per anni studiò il funzionamento della memoria sottoponendosi in prima persona a compiti di memorizzazione.
Fece un esperimento in cui misurava il tempo che la gente impiegava per memorizzare delle frasi senza senso (come RAK,GIF,DAT) al fine di eliminare qualsiasi conoscenza pregressa o motivazione affettiva eventualmente evocata dal contenuto da memorizzare.

Diverse teorie sulla memoria
• La teoria della profondità della codifica proposta dagli psicologi Fergus I.M. Craik e Robert S. Lockhart in cui si pone l’attenzione sulla profondità col quale vengono elaborate le informazioni in entrata, vengono identificati 3 livelli: il livello semantico, relativo al significato della parola; il livello fonemico, relativo al suono della parola, il livello strutturale, relativo alla struttura della parola.
• La teoria della specificità della codifica proposta dallo psicologo Endel Tulving secondo la quale il recupero delle informazioni nella MLT può essere favorito dal ricorso a particolari “suggerimenti” che forniscono l’informazione elaborata in fase di codifica.
Distinguiamo 2 tipi di conoscenze: una relativa al “sapere come” basata su azioni apprese e abilità ( memoria implicita o procedurale), l’altra riferita al “sapere che” basata su eventi e conoscenze generali (memoria esplicita o dichiarativa).

L’ oblio
L’ oblio è l’incapacità di riprodurre e ricordare i contenuti appresi e, nella tradizionale interpretazione della psicologia generale, esso è il frutto di un progressivo indebolimento dei depositi mnesici.
Nella teoria psicanalitica, invece, l’oblio è concepito come il risultato di un processo difensivo di rimozione contro l’emergere di contenuti mnemonici sgraditi; difatti, Sigmund Freud identifica l’oblio come una delle facoltà difensive della mente umana che tende a rimuovere contenuti e pensieri ritenuti minacciosi, i quali rimangono inconsci e repressi.
Si comprende quindi che l’oblio abbia una funzione positiva, poiché in sua assenza lamente sarebbe sovraccaricata di informazioni.

Amnesia
E’ una disfuzione che causa la riduzione del funzionamento della memoria; esistono 2 tipi: l’amnesia retrograda, la perdita della memoria di ricordi passati); l’amnesia anterograda, l’incapacità di immagazzinare nuovi ricordi.

Il pensiero
il pensiero é una funzione operativa della mente che attraverso i meccanismi dei dati informativi (percezioni e rappresentazioni) permette una valutazione della realtá e la formazione dei giudizi.
Pensiamo anche attraverso il linguaggio e perciò sono 2 aspetti mentali dell’essere umano che si completano a vicenda.
Quando pensiamo, adoperiamo contenuti simbolici, rappresentazioni di oggetti ed eventi che possono essere presenti o assenti, immaginari o ricordati e a seconda di quanto noi conosciamo, ci rappresentiamo la realtà: questo processo viene chiamato relatività linguistica.
Le fondamentali manifestazioni del pensiero sono: la categorizzazione, il ragionamento e il problem solving.
⇒La categorizzazione è il processo che porta a classificare gli oggetti sotto un certo concetto.
⇒La capacità di problem solving è una competenza decisiva nei processi di elaborazione delle soluzioni.
⇒Il ragionamento è la possibilità di pensare in modo corretto e logico ed è oggetto di studio della logica; il ragionamento perfetto viene chiamato sillogismo.
Può essere:
›deduttivo, quando procede da premesse di carattere generale e ricava da esse conclusioni particolari.
›induttivo, quando procede da premesse particolari e ricava conclusioni generali.
Il linguaggio
Facoltà umana di esprimere e di comunicare attraverso un sistema di simboli.
I simboli sono l’accostamento di 2 oggetti che appartengono a 2 realtà diverse.
Il linguaggio si divide in:
→fonemi e cioè unità sonore minime non scomponibili
→morfemi e cioè l’unione dei fonemi e composizione della parola
→sintassi del linguaggio e cioè l’unione dei morfemi e la creazione di una frase di senso compiuto

La psicolinguistica
E’ la scienza che studia lo sviluppo del linguaggio nell’infante e cioè colui che non sa ancora parlare.
Nel bambino il linguaggio si sviluppa per:
•imitazione⇔teoria acquisita
•teoria di Chomsky che afferma l’esistenza di un dispositivo, lad, per acquisire il linguaggio⇔teoria innata

L’intelligenza
L’intelligenza è una funzione cognitiva complessa dell’essere umano e possiamo definirla come:
·un prodotto del pensiero
·una proprietà dell’individuo
Talvolta, altri studiosi la definiscono come la capacità di adattamento all’ambiente e la creatività.
Fu A. Binet che per la prima volta cercò di misurare l’intelligenza dei bambini in età scolare; fu incaricato di fare dei test per ottenere informazioni quantitative sulle abilità intellettive dei soggetti osservati.
Questo approccio portò alla formulazione del concetto di età mentale, relativa all’evoluzione intellettiva, da non confondere con l’età cronologica ossia quella anagrafica dei soggetti.
Anni dopo lo studioso William L. Stern introdusse il concetto di quoziente intellettivo (QI) che corrisponde al rapporto:
QI= E M × 100
E C

Tuttavia, questa formula per il calcolo del QI sembrava quantitativa e statica perciò lo studioso David Wechsler elaborò un sistema di valutazione del QI esclusivamente dedicato agli adulti e per quanto questa scala sia evoluta e sia alla base per i test di valutazione, non è possibile dato che la mente umana non è uniforme.
Dopo ciò sono state elaborate molteplici teorie.

Le teorie sull’intelligenza
Si dividono in:
–unitarie che si basano sul modello d’intelligenza bifattoriale di Charles E. Sperman e che tendono a individuare nell’intelligenza un fattore generale capace di elaborare delle informazioni dalla realtà, e un fattore specifico formato da un unica intelligenza in grado di diramarsi in altri fattori.
–multiple in cui ci sono una molteplicità di intelligenze: nozionistica, basata su nozioni; pratica, basata sul saper fare.
–strutturali che si propongono di determinare le parti che costituiscono la struttura dell’intelligenza.
–funzionali che si soffermano sui processi elaborativi delle informazioni, con l’intento di chiarire quale sia il funzionamento delle abilità cognitive.
All’analisi di Sperman si devono le ispirazioni di Raymond Cattel il quale divide l’intelligenza in:
∗intelligenza fluida, basata sul problem solving e tende a diminuire dopo i 30 anni
∗intelligenza cristallizzata, legata alla cultura e all’esperienza che tende a diminuire dopo i 70 anni
Alla teoria di Sperman si opposero concezioni multifattoriali come quella di Louis L. Thurstone che riconosceva in ogni processo intellettivo l’attività e la correlazione di molti fattori che contribuiscono alla prestazione intellettiva; per Thurstone, l’esito del test svolto dall’individuo poteva essere influenzato da 7 fattori:
- capacità di comprensione verbale
- abilità numerica
- abilità spaziale
- abilità linguistiche
- rapidità della percezione
- capacità di memorizzazione
- capacità di ragionamento
Joy P. Guilford ha distinto 2 tipi di pensiero:
- il pensiero convergente che non mi dà ulteriori soluzioni ad un problema quindi è riproduttivo e cioè una fotocopia conforme
- il pensiero divergente che mi dà più soluzioni ad un problema quindi è produttivo e cioè la produzione di qualcosa di nuovo a seconda di cosa noi conosciamo.
Teoria di Gardner
Howard Gardner ha sviluppato la teoria delle intelligenze multiple, essa si trova tra le teorie dell’intelligenza emerse in campo cognitivista che hanno indagato gli aspetti funzionali dell’intelligenza.
Gardner ha individuato almeno 9 intelligenze:
- l’intelligenza logico-matematica
- l’intelligenza linguistica
- l’intelligenza spaziale
- l’intelligenza musicale
- l’intelligenza corporeo-cinestetica
- l’intelligenza interpersonale
- l’intelligenza intrapersonale
- l’intelligenza naturalistica
- l’intelligenza esistenziale

Approccio ecologico
Lo studioso Robert Sternberg si è concentrato sullo studio di aspetti in precedenza trascurati, in particolare sull’osservazione che l’intelligenza non ha soltanto aspetti teorici, ma anche pratici e si è concentrato anche sulla’ intreccio dei fattori dinamici e soggettivi, come le motivazioni, le emozioni e la personalità.
Questo approccio si basa sulla capacità di adattamento all’ambiente.
L’intelligenza pratica è caratterizzata da 5 abilità principali
- saper conoscere le proprie emozioni
- saper controllare le proprie emozioni
- capacità di motivare se stessi
- saper riconoscere le emozioni altrui
- capacità di gestire le relazioni

L’intelligenza emotiva
Grazie agli studi dello psicologo Daniel Goleman, l’intelligenza emotiva, ha conosciuto una larga diffusione; per l’autore l’intelligenza emotiva si basa su:
-l’autoconsapevolezza
-l’empatia
Goleman distingue 2 fondamentali aspetti dell’intelligenza emotiva:
•le competenze personali quindi la consapevolezza di sé, il controllo di sé, la motivazione
•le competenze sociali quindi l’empatia, la comunicazione, la gestione dei conflitti, la risoluzione dei problemi
In conclusione i processi cognitivi non possono mai essere separati dai fattori emotivi e motivazionali, insieme ai quali costituiscono un unico e dinamico intreccio.

Published: Jan 18, 2018
Latest Revision: Feb 18, 2018
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