by Beatrice Baldassarrini
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Si dice che il cane sia il miglior amico dell’uomo… ma se dovessimo dare un giudizio in base alla diffusione di animali da compagnia nelle nostre abitazioni, i pesci rossi ne uscirebbero senz’altro vincenti. Chi non ha vissuto nel corso della propria esistenza il magico momento del trasporto a casa di un brillante sacchetto di plastica contenente uno o due pesci rossi? Che siano stati vinti alla lotteria di paese o al tiro a bersaglio del luna park, che siano stati acquistati dal nonno a una fiera campionaria o dalla mamma presso il negozio di animali all’angolo, ha poca importanza. I pesci rossi incrociano quasi sempre la vita di ognuno di noi, per poi uscirne dopo qualche tempo, per motivi diversi.
Chi sono e da dove provengono
I pesci rossi (Carassius auratus) vengono da molto lontano. Gli individui selvatici di questa specie vivevano nei corsi d’acqua di regioni orientali e furono inizialmente selezionati per divenire abbastanza resistenti da sopravvivere a cambi d’acqua e manipolazioni varie. Pertanto, molto prima che gli acquari fossero immaginati, i pesci rossi permettevano di realizzare un piccolo mondo acquatico a casa, in assenza di filtri e aeratori (che non erano ancora stati inventati!). Col tempo la specie ha continuato la sua evoluzione in questo peculiare ambiente… Da boccia a boccia, divenendo sempre più resistente e adattata alla vita nelle nostre abitazioni. Nel frattempo i loro ambienti di origine sono parzialmente scomparsi, anche a causa dell’azione distruttiva dell’uomo. Per questo motivo si ritiene, a ragione, che l’ambiente naturale dei pesci rossi sia rappresentato oggi dagli acquari domestici! Infatti la loro evoluzione negli ultimi secoli ha seguito delle forzanti che non hanno nulla a che vedere con quelle che tipicamente agiscono in natura.
Un pesce che viva in un corso d’acqua avrebbe certo rinforzato le proprie capacità di cercare una preda, di difendersi dai nemici naturali, di resistere a condizioni di siccità o all’attacco di alcuni parassiti. I pesci rossi, come si può ben vedere, si sono evoluti producendo un corpo fortemente colorato, che in assenza di veleni, pungiglioni o altre difese naturali sarebbe un ostacolo alla loro sopravvivenza nei fiumi, rendendoli facile bersaglio di possibili predatori. Alcune varietà (pensiamo alle tante selezioni di Orifiamma) hanno sviluppato occhi enormi o telescopici, che costituirebbero un impedimento in ambienti contenenti sassi acuminati e rocce. Alcuni hanno code e pinne di grandi dimensioni, che li rendono particolarmente inadatti al nuoto. Sono dunque delle aberrazioni da distruggere? Tutt’altro!

Teniamo presente che lo scopo ultimo per qualsiasi specie presente sul nostro pianeta è quello di sopravvivere in particolari condizioni che conferiscano un vantaggio rispetto a possibili competitori. Il pesce rosso è stato capace di “inventare” un nuovo biotopo, costituito dalle bocce e dagli acquari, nel quale sopravvive e grazie al quale aumenta le sue possibilità di riprodursi e trasferire i suoi geni alla progenie… attraverso una rete di esercizi commerciali! Il pesce rosso in definitiva è un peculiare, ma eccellente, esempio di evoluzione naturale in ambienti estremi e questa specie esisterà finché sarà in grado di stupire i giovani di Homo sapiens con colori sgargianti e piroette in vasca. Pertanto, la specie “oggetto” di selezione artificiale, si è evoluta trasformando le nostre stesse case in… ambienti da colonizzare. Un esempio unico di saggezza evolutiva.
Sfatiamo alcuni miti
I pesci rossi possono vivere per lunghi decenni e, secondo le varietà, raggiungere dimensioni diverse in vasca. Come mai allora la maggior parte di coloro che ne hanno fatto esperienza dichiarano che il pesciolino vinto alla lotteria non è sopravvissuto che due o tre settimane? Questo dipende da alcuni errori di base che sarà facile evitare, con le poche nozioni presenti in questo articolo. Vi stupirete dei risultati.
Prima di tutto consideriamo i cambi d’acqua. Se i pesci rossi vengono allevati correttamente, in un acquario vero, dotato di filtro, luci ecc., le loro condizioni di vita sono ideali e li vedremo crescere, prosperare e riprodursi per molti anni. Tuttavia non tutti sono disposti, sin dal primo contatto, ad allestire un acquario, a causa dei costi e delle attenzioni che si ritiene di dover tributare a una vasca allestita. In questi casi, dovremo rinunciare all’acquisto? Nient’affatto! I pesci rossi rappresentano in molti casi gli antesignani nella diffusione degli acquari. Diamo tempo al tempo e rendiamoli in grado di prosperare anche nelle condizioni estreme imposte dai cambi d’acqua.

I pesci sono “animali a sangue freddo” (eterotermi). Significa che non sono in grado di regolare la temperatura del corpo come noi (omeotermi). Il loro sangue è in ogni momento alla stessa temperatura dell’acqua nella quale sono immersi. Ora immaginate di disporre un pesce rosso nella sua boccia, ad agosto, a circa 30 gradi, sul tavolo della cucina. Giunto il momento del cambio, i pesci vengono malamente estratti dalla boccia (spesso lasciati saltare in lavandino in preda a spasmi respiratori!). Apriamo il rubinetto e lasciamo scorrere l’acqua, fino a formare un poco di brina sul tubo d’acciaio. L’acqua si raffredda rapidamente… Che bella sensazione per le nostre mani accaldate… Finalmente la boccia viene riempita nuovamente con acqua fresca (quasi fredda) e i pesci tornano a casa. Ci meravigliamo in questi casi nel vederli boccheggiare, come se avessero subito un trauma!
Ora esaminiamo l’evento dal punto di vista fisiologico. I pesci avevano il corpo ad una temperatura di 30 gradi e nel giro di pochi minuti il loro sangue è passato a 20 gradi. Trasliamo questa situazione sulla… nostra pelle. Abbiamo una temperatura corporea normale di circa 36 °C e nel giro di pochi istanti la portiamo artificialmente a 26 °C. Cosa pensate che ci succederebbe? Nella migliore delle ipotesi passeremmo in uno stato di coma. Perché ci meravigliamo allora se i pesci soffrono in queste condizioni? Potremmo affermare, al contrario, che sono particolarmente resistenti.
Come agire dunque? Bisogna assicurare ai pesci costanza della temperatura dell’acqua ed evitare ad ogni costo gli sbalzi. Un sistema molto semplice è quello di raccogliere l’acqua di rubinetto ogni giorno, poco dopo il cambio (ad esempio la sera) in una piccola tanica priva di tappo, e utilizzare poi quest’acqua per il cambio del giorno dopo. I pesci passano da un’acqua all’altra senza sbalzi di temperatura e questo accresce del 100% le loro probabilità di vita.

Inoltre, dobbiamo considerare che l’acqua di rubinetto contiene cloro, tossico per i pesci. Lasciando l’acqua in un recipiente aperto per una notte il cloro evapora e smette di aggredire le branchie dei nostri beniamini. Una soluzione alternativa, molto comoda, è quella di dotarsi di due bocce identiche. Ogni giorno riempiamo la boccia alternativa, lasciando decantare l’acqua, e il giorno dopo vi spostiamo i pesci, mentre la boccia precedentemente usata viene lavata bene (senza sapone) strofinandola con una spugnetta dedicata a questo scopo (non quella usata per i piatti), riempita subito d’acqua fresca e lasciata in una credenza fino al successivo uso, il giorno successivo. Questo stratagemma riduce ogni forma di stress al momento del cambio d’acqua, garantisce uniformità di temperatura ed accresce notevolmente il benessere dei pesci. Ci permette anche di effettuare i cambi in comodità.
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Published: May 26, 2020
Latest Revision: May 26, 2020
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