Riflessioni intorno al concetto di “sacro” by Nicole Ortone - Illustrated by Nicole Ortone, Cecilia Valenti, Giulia Mio Bertolo, Zelda Campagnolo - Ourboox.com
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Riflessioni intorno al concetto di “sacro”

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Artwork: Nicole Ortone, Cecilia Valenti, Giulia Mio Bertolo, Zelda Campagnolo

  • Joined Sep 2020
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RIFLESSIONI INTORNO AL CONCETTO DI “SACRO”

sviluppate in seguito alla visione del documentario “Attraversando il Bardo” di Battiato e della conferenza intitolata ” Homo Religiosus? L’esperienza del sacro nella storia delle religioni” tenuta da Natale Spineto, scrittore e professore di storia delle religioni all’Università degli Studi di Torino.

Domanda 1)

“Quali sono le principali scuole delle scienze sociali europee che hanno tematizzato il concetto di ‘Sacro’?”

Alla conferenza “Homo Religiosus” Natale Spineto, professore di storia delle religione all’Università di Torino, spiega che per comprendere quel è il significato concettuale di Sacro come strumento di studio delle religioni, sia necessario coglierlo nel momento in cui si sviluppa l’apparato concettuale del termine che serve alla storia delle religioni. Questo avviene in un periodo che va dalla metà dell’Ottocento all’inizio del Novecento, momento nel quale nasce la storia delle religioni e ha il suo primo sviluppo. Per comprendere come nasce l’uso del Sacro occorre  distingue tre diverse tradizioni che si sviluppano in tre diverse aree (francese, tedesche,britannica) e ognuna sotto l’influenza di discipline diverse (sociologia, poesia/filosofia, antropologia).

La prima area culturale è quella Francese e il suo maggior rappresentante è August Comte massimo esponente delle prospettive positiviste. Il positivismo è un movimento filosofico e culturale alla base di cui c’è un’esaltazione del progresso scientifico. Questo nuovo  pensiero viene poi esteso a diverse aree della conoscenza umana che decidono di utilizzare il metodo scientifico per indagare le realtà di cui si occupano, per esempio sulla base del Positivismo e delle sue credenze nasce una corrente letteraria, il Naturalismo, che ha come obbiettivo quello di studiare la società del tempo attraverso l’osservazione dei fenomeni e delle azioni umane e poi condividerlo con il resto del popolo attraverso la stesura di romanzi nei quali riportano il “vero”, ciò che hanno visto, comprese le vicende più degradanti per l’uomo. Comte come Durkheim parte da queste idee per studiare quei rapporti che legano gli uomini nella società.

La seconda tradizione corrisponde all’area culturale Tedesca il cui punto di riferimento base è il Romanticismo. La corrente del Romanticismo si sviluppa soprattutto in campo letterario ed artistico ed in entrambi i nuclei centrali intorno ai quali gira tutta la produzione romantica sono quelli del gusto per il “mistero” e per il “non reale” (romanticismo deriva da un termine inglese “romantic” traducibile con romanzesco, non reale). Non si fonda su un sistema di specifiche di idee ma più ai sentimenti che provavano gli artisti, nasce come una reazione all’esaltazione della ragione dell’ illuminismo contrapposta alla spiritualità, emotività, fantasia e le emozioni. In questa corrente di pensiero si identifica un particolare autore: Roudolf Otto a cui fa riferimento tutto lo studio del Sacro del XX secolo.

Terza e ultima tradizione è quella britannica che deriva dagli studi antropologici. Questi studi influenzeranno poi la concezione di Sacro.

Domanda 2)

“Quali definizioni di Sacro hanno dato queste scuole?”

Nell’area culturale francese, il cui maggiore esponente è Comte, emerge una concezione del sacro che si appoggia agli studi sociologici positivisti. Comte nota come le società non siano un semplice agglomerato di individui, infatti essi formano la società grazie a un qualcosa che funge da collante. In molte civiltà antiche questo collante era la religione. Per Comte ciò che unisce gli uomini è il “sacro” concetto legato alla religione ma che non ne evoca una in particolare, infatti è presente in ogni società indipendentemente dal credo dominante in quel determinato luogo. Queste sue idee rivoluzionarie inaugurano una riflessione sociologica sul sacro portata avanti principalmente da Durkheim che nella sua opera “Le forme elementari della vita religiosa” (1912) si chiede cos’è che effettivamente unisce la società. Come il suo precursore anche lui arriva a individuare il collante nel concetto “sacro” con cui tutte le religioni hanno a che fare. Il “sacro” per Durkheim è come “qualcosa di separato dalla nostra vita ordinaria” e che indica quindi ciò che si contrappone al profano (dal latino “pro” “fanum” ovvero fuori dal tempio) ovvero ciò che sta fuori dalla sfera spirituale e religiosa degli uomini, ciò che è diverso dal quotidiano.

Da questa corrente si distanzia invece l’area culturale tedesca, che influenzata dal romanticismo, definisce il sacro come il “totalmente altro”, una realtà misteriosa che risiede nell’essenza dell’uomo, ma di cui non possiamo fare esperienza perché irriducibile al nostro intelletto e ineffabile, irraggiungibile. Nonostante non sia comprensibile all’uomo, ciò che è sacro è descrivibile tramite i simboli, l’unico modo con cui l’uomo può entrarci in contatto. Alla fine dell’Ottocento, invece, la percezione del sacro viene influenzata dall’avanzamento negli studi antropologici, in particolare dalla ricerca sulla forma originaria della religione che. viene individuata nel “Mana”, una forza che pervade l’universo. Per spiegare in cosa consiste questa potenza cosmica, si può fare un paragone con l’elettricità, in quanto il “Mana” ha effetti positivi e benefici, ma anche negativi, pericolosi; così potente da muovere il mondo, è un serbatoio vitale, ma anche un pericoloso fattore di morte.

 

Domanda 3)

“Quale è la definizione del ‘Sacro’ data da Mircea Eliade? A quale delle precedenti scuole si avvicina maggiormente?”

Mircea Eliade, uno storico delle religioni, fa parte di una corrente di studi che mette al centro della riflessione il concetto di sacro. Lo studioso riprende in parte la tradizione del sacro di Rudolf Otto (in generale, quella tedesca), che concepiva il sacro come “il totalmente altro” rispetto alle esperienze che l’uomo può fare, intellettuali e non. Eliade concentra i suoi studi principalmente intorno a due concetti: Ierofania e Homo Religiosus. Ierofania, termine inventato da lui stesso, descrive la manifestazione del sacro attraverso dei particolari oggetti che possono acquistare un nuovo significato, diventando simboli della rivelazione del sacro. Per Eliade le religioni sono fatte di ierofanie attraverso le quali il sacro si rivela. Lo studioso si interroga, inoltre, sul significato, tanto misterioso, della parola sacro. Secondo lo storico, il sacro è un elemento strutturale della coscienza, intesa come mente, e non è uno stadio della storia della conoscenza stessa. Di conseguenza anche la religione, che ha come centro il sacro, è un elemento strutturale della coscienza. Però l’uomo è un essere limitato e precario che, cosciente di questa sua condizione, aspira a qualcosa di solido che lo completi. Questo qualcosa non può essere trovato nella quotidianità dove l’uomo è insicuro e instabile, ma in un mondo trascendente rispetto alla realtà terrena nel quale è in grado di trovare il “sacro” appunto. Per Eliade l’uomo non può non essere religioso perchè è impossibile bloccare la sua tendenza verso un mondo trascendente diverso da quello della sua quotidianità. Di conseguenza secondo lo storico tutti gli uomini sono Homo Religiosus e nessuna civiltà è realmente atea, priva di una religione, il sacro si è solo camuffato. 

 

Domanda 4)

“Quale è il destino del ‘Sacro’ nella riflessione delle scienze umane contemporanee?”

Fino a circa trent’anni fa il concetto di “Sacro” era il mezzo più potente e utile per lo studio delle religioni. Negli ultimi decenni, però, vi è stata una rivoluzione nello studio delle religioni provocata dall’entrata delle teoria decostruttive in questo campo di ricerca. Queste teorie derivano dalla corrente filosofica del “Decostruzionismo”: un indirizzo filosofico e critico affermatosi a partire dagli anni Settanta del sec. XX, basato su una analisi dei testi filosofici e letterari tendente a rivelarne le contraddizioni, le lacune e il senso nascosto, negando ogni oggettività ai metodi razionali di interpretazione.

Queste nuove teorie portano a mettere in discussione tutto l’armamentario tradizionale della storia delle religione fra cui anche il concetto di “sacro” che fino ad allora aveva svolto un ruolo centrale nello studio e nella ricerca in questa disciplina. Il concetto di “sacro” viene considerato superato e “fuori moda” poiché viene messa in discussione la sua efficacia e viene considerato un concetto “sospetto”, cioè difficile e problematico per la sua difficile definizione. Secondo Natale Spineto, professore di storia delle religioni, però, ci sono almeno due considerazioni in merito alla discussione intorno alla effettiva efficacia del concetto di “sacro” di cui tenere conto:
1- In primo luogo le teorie decostruttive si accaniscono principalmente contro la visione fenomenologica del termine che, però, non è l’unica. Infatti il concetto di “Sacro” è stato studiato anche da altre correnti oltre a quella Romantica-fenomenologica tedesca, le principali sono altre due: quella francese che ha per protagonisti Comte e Durkheim che, vedono nel sacro il collante delle società e un qualcosa di separato dalla vita ordinaria che si oppone al profano diventando quindi un simbolo della forza della società e poi dalla corrente appartenente all’area inglese che, si è concentrata principalmente intorno a studio antropologici che affiancano al concetto di sacro quello di “mana” cioè una forza che pervade tutte le cose e può essere sia positiva che negativa.

2- Infine, nonostante il concetto di “sacro” sia ritenuto superato, è ancora oggi molto usato in altre discipline e studi, per esempio negli studi sulla “sacralizzazione della politica”.

Quindi quale spazio può essere occupato dal concetto di “sacro” in una ricerca o studio contemporaneo sulla storia delle religioni che, però, tenga anche conto delle critiche decostruttive? Anche qui il professor Spineto ha una risposta chiara: il concetto di “sacro” può essere messo in campo nel momento in cui si fa riferimento alla tendenza dell’umanità a riferirsi a qualcosa di altro rispetto alla loro realtà quotidiana. Inevitabilmente l’uomo assorto nella sua quotidianità cerca qualcosa di diverso e di non appartenente ad essa, che si trovi in un luogo trascendente, ecco in questo caso si può utilizzare il concetto di “sacro” per esplicare ciò a cui l’uomo aspira.

 

Domanda 5)

“Quale di queste posizioni rispecchia maggiormente il vostro personale rapporto con il sacro e la religione? Per quali ragioni?”

Il sacro per noi è un “mana”, una forza che pervade ogni aspetto della nostra vita in modo positivo o negativo, in base alle nostre scelte. E’ qualcosa a cui non sappiamo dare una definizione ma di cui, anche indirettamente, ne abbiamo fatto esperienza. Per noi non è necessariamente collegato al concetto di religione perché lo possiamo ritrovare anche in esperienze diverse come una camminata in montagna, una nottata passata a guardare le stelle e a riflettere oppure un bagno al mare la sera con il tramonto. Per noi il sacro è parte di esperienze suggestive che ci trasportano con lo spirito in una dimensione quasi parallela alla nostra quotidianità nella quale le preoccupazioni e i problemi che ci affliggono almeno per un po’ scompaiono. In questa ottica può diventare “sacra” anche una cena fra amici o un pomeriggio passato a fare quello che ci piace, a leggere un libro, a guardare un film. Forse per noi il “sacro” è più una sensazione che una forza che diventa negativa nel momento in cui rischiamo di rimanere intrappolati in una realtà ideale che non è la nostra e che rischierebbe di portarci all’estraneazione dagli altri e dal resto del mondo. Questo lato negativo, però, è una cosa che nessuna di noi ha ancora provato e che quindi noi supponiamo, infatti ci è un po’ difficile visualizzare come una cosa che ci fa stare bene possa diventare un qualcosa di malvagio.

 

Domanda 6)

“Proponete ulteriori riflessioni o considerazioni sui materiali video e sulla vostra personale esperienza”

L’amore è un sentimento che da sempre incuriosisce l’uomo poiché provoca in lui comportamenti e sensazioni strane che, a volte, possono portarlo persino a perdere il controllo, e l’uomo odia non avere il controllo su ciò che lo circonda. Su questo sentimento si sono potuti svolgere degli studi che hanno mostrato come l’amore sia in realtà provocato da un insieme di reazioni chimiche nel nostro cervello e che quindi in realtà non possa essere considerato un qualcosa di totalmente irrazionale, inspiegabile e misterioso. Ciò che invece rimane il concetto di sacro, almeno nella nostra cultura, infatti nella tradizione orientale l’esperienza del sacro è una cosa non rara e che ha, da parte dei religiosi, una spiegazione ben precisa. Nel documentario “Attraversando il Bardo ” di Battiato vengono intervistati alcuni studiosi e religiosi orientali e occidentali che parlano di religione e sacro ed è interessante notare come la concezione di questi argomenti in Oriente sia molto diversa rispetto alla nostra cultura e come lì alcuni temi siano trattati in ambito quotidiano e non siano tabù come invece lo è la morte nella nostra società. Nel documentario vengono intervistati alcuni “Lama” che sono delle figure che hanno il ruolo di maestro spirituale nel credo buddhista e che sostengono che “la morte è il dissolversi della mente grossolana e il sorgere della mente della luce che è una mente che può riconoscere la vacuità (natura ultima di tutti i fenomeni) e comprenderla.”. Loro credono che prima della morte l’uomo possa sostare, con la propria anima (divisa dal corpo), nel Bardo che è un luogo trascendente dove l’essenza dell’uomo fa esperienza diretta del sacro e della vacuità, ovvero della natura ultima di tutte le cose. Questa credenza è un’importante testimonianza di quanto la tradizione orientale sia diversa da quella occidentale per quanto riguarda la trattazione di temi di stampo spirituale e, di come queste tematiche non siano confinate all’ambito religioso ma siano parte integrante della loro cultura e vita quotidiana. In Occidente, invece, il sacro e la sfera spirituale sono tematiche poco discusse, affrontate e sentite nel quotidiano. A differenza del mondo asiatico l’Ovest ha tentato di razionalizzare anche temi di questo tipo, ad esempio usando la fisica quantistica. Nel documentario interviene Fabio Marchesi, scienziato, inventore, ricercatore indipendente membro della New York Academy of Sciences, che ritiene che la fisica quantistica rappresenti il raggiungimento del confine tra la consapevolezza della realtà relativa (quindi basata su energia, materia e di conseguenza spazio e tempo) e la comprensione/accettazione della realtà dal punto di vista assoluto. Ritiene poi che la consapevolezza dell’anima possa arrivare attraverso un’esperienza diretta di trascendenza o un’esperienza che apre la capacità intuitiva, in entrambi i casi esperienza mistiche.

L’Oriente dal punto di vista eurocentrico è sempre stato considerato come un luogo dalla cultura e dalla tradizione arretrata rispetto a quella occidentale. Questa “inferiorità” era considerata tale poiché tutta la cultura asiatica si basava su credenze e rituali riguardanti il mondo mistico, trascendente e spirituale che è una realtà che l’occidente ha sempre considerato non degna di considerazione a livello scientifico, anzi ha cercato di dare anche a questa dimensione una spiegazione razionale. Ma siamo davvero convinti che razionalizzare anche queste tematiche sia corretto e possa portarci soddisfazione e felicità? Fabio Marchesi, a questo proposito, sostiene che con la razionalità si può anche accumulare grandi conoscenze ma non si po’ sicuramente riuscire ad essere felici. Anche noi siamo d’accordo con questo pensiero perché crediamo che alcuni argomenti e mondi sia meglio non indagarli dal punto di vista scientifico perchè rischierebbero di perdere la loro magia, il loro fascino e la nostra attenzione.

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