Ogni mattina mi sveglio di buon’ora per fare colazione. Quella mattina avevo una gran voglia di latte e biscotti. Aprii la scatola nella credenza in cucina e per mia grande fortuna c’erano i miei biscotti preferiti… dei buonissimi biscotti con cacao e nocciole. Aprii il frigo per scaldarmi una buona tazza di latte ma, ahimè, ne erano rimaste solo due dita.
Capii che era davvero arrivato il momento di uscire per andare a fare una bella spesa, una di quelle che mi avrebbe consentito di star tranquilla almeno per un’altra settimana. Non mi piace andare su e giù dal supermercato. Per di più, è un periodo in cui ci è richiesto di uscire il minimo indispensabile e quando si decide di farlo, bisogna essere attrezzati.
Io ad esempio esco sempre con il mio carrellino blu, dove metto tutta la spesa, così sono indipendente, anche quando devo acquistare cose pesanti come le bottiglie d’acqua.
Porto sempre con me l’autocertificazione, che è un foglio in cui spieghi perché sei uscita e non dimentico mai la mia mascherina e i guanti. Le prime settimane non è stato semplice abituarmi a camminare con la mascherina. Non è come respirare l’aria della campagna a pieni polmoni, ma ormai ci ho fatto l’abitudine e so bene quanto sia importante per me, ma anche per le persone che incontrerò per strada.
Per andare al supermercato, un piccolo supermercato dove vado da anni, faccio sempre il solito percorso.
Una strada che gira intorno al parco, accanto al quale quel giorno erano parcheggiate numerose macchine, macchine che erano lì ormai da settimane, perché ora sono veramente poche le persone che usano l’automobile.
Camminavo con passo veloce: dovevo arrivare presto al supermercato perché, ricordate, avevo una gran voglia di latte
e biscotti e già pregustavo il mio rientro a casa. Mentre camminavo, immersa nei miei pensieri, sentii un flebile miagolio. C’era certamente in giro qualche gattino affamato. Pensai che, al supermercato, avrei dovuto comprare dei croccantini e lasciarli sotto la macchina, così il gattino avrebbe potuto sfamarsi. E così feci, comprai i croccantini, ne misi una bella manciata accanto alla ruota dell’auto e tornai a casa certa che, una volta che mi fossi allontanata, il gattino sarebbe sbucato fuori per mangiare lontano dal mio sguardo indiscreto. Arrivata a casa, non ci pensai più, mi lavai le mani per bene, e mi apprestai a prepararmi la mia buona colazione. La mattinata passò velocemente.
Nel pomeriggio mi ritornò alla mente quel miagolio e pensai al gatto e ai croccantini lasciati sotto l’auto. Più passava il tempo e
più cresceva in me la voglia di sapere se il gatto aveva mangiato. Potevo rischiare di uscire per la seconda volta in una giornata? Sarebbe stato imprudente e sciocco e poi non c’era nulla di cui preoccuparsi: certamente il gatto aveva mangiato tutti i croccantini ed ora stava dormendo in qualche angolino nascosto del parco. Avrei potuto aspettare e portargli altri croccantini quando il latte fosse nuovamente terminato.
Alla fine, la curiosità ebbe il sopravvento. Volevo assolutamente uscire per vedere il gatto e assicurarmi che avesse mangiato e così feci. Ma avevo bisogno di una scusa! Se mi avessero fermato? Se qualcuno mi avesse chiesto perché ero ancora in giro? Esattamente come mi succedeva da bambina, quando voglio una cosa trovo soluzioni più velocemente del solito, e così pensai: “Se mi fermerà qualcuno, dirò che devo comprare lo zucchero per il caffè…in effetti, io odio il caffè amaro!”.
E comunque non era una bugia… effettivamente di zucchero ne era rimasto davvero poco. Arrivata all’altezza dell’auto sentivo il miagolio farsi sempre più debole, mentre i croccantini erano sempre lì. Mi feci molte domande, pensai che forse il gatto aspettava l’arrivo del buio per poter andare a mangiare in piena tranquillità. Quella notte non riuscii a dormire. Ero curiosa e allo stesso tempo preoccupata per quel gattino che neanche avevo mai visto, ma purtroppo non potevo uscire di sera, avrei dovuto portare pazienza fino al mattino successivo.
La mattina seguente mi vestii velocemente, pronta a risolvere il problema e ad assicurarmi che il gatto stesse bene. Realizzai che avevo bisogno di un “aiutante”, non potevo fare tutto da sola. Allora telefonai a Lucia, una giovane ragazza, che conosco molto bene e che si occupa di raccogliere tutti i gattini in difficoltà e bisognosi di cure.
Ero sicura che Lucia mi avrebbe aiutato, e così fece. Ci demmo appuntamento al parcheggio accanto al parco. Feci la strada da casa al parco ancora più velocemente del solito. Ovviamente, avevo con me la mascherina e i guanti. Questa volta mi ero dimenticata l’autocertificazione, ma pazienza, non c’era tempo da perdere. Io e Lucia ci avvicinammo alla ruota dell’auto, ma il miagolino si faceva sempre più debole. Da sole non saremmo mai riuscite ad aiutarlo. Avevamo bisogno di altri aiutanti. Qualcuno che avesse gli strumenti giusti per liberarlo. Ma come trovare qualcuno, specialmente in questo periodo? I vigili? Ma i vigili hanno tanti pensieri in questi mesi, non verranno mai per un semplice gatto! Bisogna sempre avere fiducia nelle persone e così feci lo stesso un tentativo. Assieme a Lucia chiamai i vigili, sperando con tutto il mio cuore che ascoltassero la nostra richiesta di aiuto. Con grandissima sorpresa mia e di Lucia,
dopo solo dieci minuti dalla nostra telefonata, i vigili arrivarono.
Erano due giovani ragazzi in divisa, non avranno avuto più di trent’anni. Grazie ai loro strumenti tecnologici, risalirono in poco tempo al proprietario dell’auto dentro il cui cofano era incastrato il gatto. Quando finalmente aprirono l’auto vidi un piccolo esserino, che sicuramente non sarà pesato più di duecento grammi… meno di un pacco di zucchero! È passata una settimana. Ora quel piccolo gattino dorme tranquillo nella cuccia, che ho messo accanto al divano.Tutte le mattine continuo a fare colazione con latte e biscotti al cacao e alla nocciola, ma ora il latte non è solo per me, ma anche per il mio nuovo amico. Sapete come l’ho chiamato? Sucre Frida. Sucre in francese è lo zucchero. Zucchero è la scusa che ho trovato per andare dal gatto, ma zucchero è anche sinonimo di dolcezza.
La dolcezza del suo musino, ma anche degli aiutanti Lucia e dei due giovani vigili che una mattina di aprile hanno deciso di aiutarmi.
Published: Dec 27, 2020
Latest Revision: Dec 27, 2020
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