by Marsel Brahimi
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CAFFE ‘
Fino al XIX secolo non era certo quale fosse il luogo di origine della pianta del caffè e, oltre all ‘ Etiopia , si ipotizzava la Persia e lo Yemen. Pellegrino Artusi, nel suo celebre manuale La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, sostiene che il miglior caffè sia quello di Mokha (città nello Yemen), e che questo sarebbe l’indizio per individuarne il luogo d’origine.
Esistono molte leggende sull’origine del caffè. La più conosciuta parla di un pastore chiamato Kaldi che portava a pascolare le capre in Etiopia. Un giorno queste incontrando una pianta di caffè cominciarono a mangiarne le bacche ea masticarne le foglie. Arrivata la notte, le capre, anziché dormire, si misero a vagabondare con energia e vivacità mai espressa fino ad allora. Vedendo questo, il pastore ne individuò la ragione e abbrustolì i semi della pianta come quelli mangiati dal suo gregge, poi li macinò e ne fece un’infusione, ottenendo il caffè.
Un’altra leggenda ha come protagonista il profeta Maometto il quale, sentendosi maschile, ebbe un giorno la visione dell’Arcangelo Gabriele che gli offriva una pozione nera creata da Allah, che gli permise di riprendersi e tornare in forze. narra di un incendio in Etiopia di piante selvatiche di caffè che diffuse nell’aria il suo fumo per chilometri e chilometri di distanza.
FIOCCHI DI MAIS
La storia dei corn flakes ha origine nel tardo XIX secolo, quando un gruppo di avventisti del settimo giorno iniziò a sviluppare un nuovo cibo che rispettasse le regole della loro severa dieta vegetariana. I membri di questo gruppo sperimentarono molti cereali diversi, tra cui grano, riso, avena e, ovviamente, mais. Nel 1894 il dottor John Harvey Kellogg’s, soprintendente di un sanatorio a Battle Creek (Michigan), e avventista, usò questa ricetta nella dieta vegetariana imposta ai suoi pazienti, che escludeva anche alcolici, tabacco e caffeina.
La dieta che imponeva era costituita solamente da cibi insipidi: era infatti un sostenitore dell’astinenza sessuale e seguiva i precetti di Sylvester Graham che riteneva che i cibi dolci o piccanti potessero aumentare le passioni, mentre i corn flakes avevano un effetto anti-afrodisiaco. Questa idea dei corn flakes cominciò con un incidente, quando il Dr. Kellogg e suo fratello, Will Keith Kellogg, lasciarono un po ‘di semi di grano cotto a raffreddare, mentre risolvevano dei problemi al sanatorio.
Quando ritornarono, videro che il grano era diventato raffermo, ma dato che avevano un budget ristretto, decisero di continuare a lavorarlo, appiattendo il grano con dei rulli, sperando di ottenere lunghe sfoglie di impasto. Con loro sorpresa, quello che ottennero invece furono fiocchi (fiocchi), che tostarono e servirono ai loro pazienti. Questo accadde approssimativamente il 14 aprile del 1894, e il 31 maggio il prodotto fu brevettato con il nome di Granose.
I fiocchi di grano, serviti con del latte, divennero ben presto un cibo molto popolare tra i pazienti, tanto che i fratelli Kellogg cominciarono a sperimentare la ricetta con altri cereali. Nel 1906, Will Keith Kellogg, che lavorava come direttore amministrativo del sanatorio, decise di lanciare il prodotto sul mercato, fondando una sua azienda, la Kellogg’s. Per fare ciò, litigò con il fratello al riguardo dell’aggiunta dello zucchero nei fiocchi per rendere il sapore più gradevole e adatto ad un pubblico più vasto. I corn flakes furono il suo primo prodotto commercializzato.
Per aumentare le vendite, nel 1909 aggiunse una offerta speciale, il Libretto divertente degli animali scomponibili della giungla , dato a chiunque comprasse due confezioni di cereali. Questo stesso premio fu offerto per 23 anni. Nel frattempo, Kelloggs cominciò la sperimentazione con nuovi cereali per aumentare la sua linea di prodotti. I Rice Krispies, il suo grande successo, furono messi in vendita per la prima volta nel 1929. Un ex-impiegato della Kellogg’s, CW Post, fondò una azienda rivale che divenne il secondo marchio di corn flakes negli Stati Uniti, i Post Toasties.

SANDWICH
Anche se probabilmente si può risalire al sandwich a un diffuso piatto della cucina cinese, il rou jia mo, già attestato nel VII-X secolo dC, e taluni ingredienti utilizzati addirittura dal III secolo aC , deve il suo nome all’uomo politico britannico del XVIII secolo Lord Sandwich (John Montagu, IV conte di Sandwich) il quale, secondo la tradizione, durante le partite a carte o le gare di golf, si faceva servire al tavolo da gioco o sul campo dei panini per poter mangiare pur continuando a giocare.

CAESAR SALAD
La sua origine, anche se tuttora soggetta a dispute, dovrebbe essere stata nel 1924 quando lo chef Cesare Cardini, non avendo a disposizione altri ingredienti, inventò la ricetta di questo piatto per la festa del 4 luglio e il successo fu immediato. Cesare Cardini, (la ricetta si chiama “Caesar” in suo onore), nacque in Italia nel 1896 ma con alcuni fratelli si trasferì in Messico dove lavorò soprattutto a Tijuana e poi a Los Angeles dove divenne famoso tra le star di Hollywood.
Malgrado la Caesar salad sia un piatto abbastanza recente, si è velocemente diffuso ed internazionalizzato anche in Italia e in Europa meridionale, tanto che si contano numerose versioni (tra le quali, molto comune, quella con l’aggiunta di pollo alla piastra a fette).

COCA COLA
La Coca-Cola fu inventata dal farmacista statunitense John Stith Pemberton l’8 maggio 1886 ad Atlanta, Georgia, inizialmente come rimedio per il mal di testa e per la stanchezza. Il primo nome che venne dato alla bevanda fu “Pemberton’s French Wine Coca”. Quella di Pemberton era una variazione del cosiddetto “vino di coca” (o Vin Mariani), una miscela di vino e foglie di coca che aveva avuto largo successo in Europa quando era stata creata dal farmacista còrso Angelo Mariani.
L’alcol venne in seguito sostituito con un estratto delle noci di cola, una pianta tropicale reputata non dannosa per la salute. Dall’uso combinato dei due ingredienti principali, la coca e la cola, la bibita acquisì il nome attuale. Quando anche la coca venne bandita (dalla pianta si estrae infatti la cocaina), venne scartato l’alcaloide dagli estratti dalle foglie di coca, mentre la cola (in noci) continuò a essere utilizzata.
Nonostante la scoperta, Pemberton accumulò forti debiti e per 2 300 dollari vendette formula e diritti della Coca-Cola ad Asa Candler, uomo d’affari che aveva intuito il potenziale della bevanda e compreso l’importanza della pubblicità per diffonderla e per sbaragliare la concorrenza. Dopo la quotazione in borsa dell’azienda nel 1919, la Coca-Cola cominciò la sua diffusione mondiale negli anni venti, trasformandosi in un ‘business’ di grandi dimensioni, gestito dalla The Coca-Cola Company con sede a New York, e che comprende ulteriori bibite (meglio note col nome di bevande gassate) come la Fanta e la Sprite.
Nel 1927 la Coca-Cola viene importata in Italia. Nel 1960 comparve la prima Coca-Cola in lattina, mentre nel 1980 anche quella in bottiglia PET. La bibita è disponibile nella maggioranza dei luoghi di ristorazione del mondo ed è la bevanda per eccellenza nei fast food. Il marchio è stato più volte indicato da numerose ricerche come il più conosciuto al mondo. La maggior rivale della Coca-Cola è la Pepsi, ma ne esistono moltissime imitazioni.
La Coca-Cola vanta diversi luoghi legati interamente al marchio, tra i quali un museo ad Atlanta, sede della compagnia, e alcuni negozi di merchandising, i World of Coca-Cola di New York e Las Vegas. Tra il 2013 e il 2015, in seno al progetto 5by20, migliorare le condizioni di 5 milioni di donne nel mondo entro il 2020, aprirà in 20 paesi 2 000 eco-chioschi per fornire acqua potabile, elettricità, farmaci e internet gratis in risposta alle accuse di pubblicità ingannevole e dell’aumento dell’obesità, soprattutto quella infantile. A gestire questi chioschi saranno donne o piccoli imprenditori locali di Africa, Asia, Sud America e Nord America.

PATATINE FRITTE
La storia delle patatine fritte è ancora oggetto di dispute tra belgi e francesi:
- I belgi fanno riferimento ad un manoscritto del 1781, il quale racconta che i valloni amavano friggere dei piccoli pesci della Mosa. Poiché d’inverno la Mosa gelava rendendo impossibile la pesca, gli abitanti da oltre un secolo sostituivano l’alimento con le patate, fritte allo stesso modo e tagliate a forma di piccoli pesci.
- I francesi sostengono che le patate fritte siano state inventate a Parigi nel 1789 durante la rivoluzione francese in seguito ad una campagna voluta da Antoine Parmentier per la promozione delle patate in Francia.
Quello che è certo è che le patate fritte sono molto diffuse nei due paesi a partire dal 1830, ma saranno conosciute in Nord America con il nome di “french fries” solo dopo la Prima guerra mondiale, al ritorno dei soldati dal fronte francese. Nelle isole britanniche le patate fritte prenderanno il nome di “chips”. Le patatine fritte rotonde, sottili e croccanti furono inventate da George Crum, un cuoco americano. Un giorno, un cliente mandò indietro ben tre volte un piatto di patatine fritte perché insoddisfatto della cottura, allora Crum per vendicarsi gli tagliò le patate a fette sottilissime in modo che venissero talmente croccanti da non poterle mangiare con la forchetta e le condì con molto sale, tuttavia il cliente le apprezzò. Le patatine fritte in tal modo fecero diventare il ristorante famoso; così, un giorno, George Crum aprì un ristorante tutto suo e lì dava in omaggio un piatto di patatine. Nel 1920 inventarono le buste per patatine fritte.

GUINNES
Arthur Guinness incominciò a produrre birra a Leixlip per poi trasferirsi alla celebre St. James’s Gate Brewery, a Dublino nel 1759. Tale sito era abbandonato ed affittato a Arthur Guinness per 45 sterline all’anno per un contratto lungo 9000 anni. Per quanto la Guinness sia la birra nera per eccellenza e quantomeno la più conosciuta, il particolare procedimento stout di tostatura non fu inventato da Arthur Guinness, ma è risalente ad almeno 50 anni prima della sua nascita. Il nome Guinness dei primati deriva dalle “Birrerie Guinness”, di cui sir Hugh Beaver, inventore del celebre libro, era amministratore delegato; da molti anni il libro e l’industria non sono più associati, tuttavia i nuovi editori hanno deciso di mantenere il nome per consolidare i legami col passato, mentre le birrerie non hanno protestato perché lo hanno visto come un modo vantaggioso di farsi pubblicità senza essere sponsor del libro.

EST EST EST !
Il nome di questo vino deriva da una leggenda, secondo la quale nell’anno 1111 Enrico V di Germania stava raggiungendo Roma con il suo esercito per ricevere dal papa Pasquale II la corona di Imperatore del Sacro Romano Impero. Al suo seguito si trovava anche un vescovo, Johannes Defuk, intenditore di vini.
Per soddisfare questa sua passione alla scoperta di nuovi sapori, il vescovo Defuk mandava il suo coppiere Martino in avanscoperta, con l’incarico di precederlo lungo la via per Roma, per assaggiare e scegliere i vini migliori in ogni luogo in cui passavano. I due avevano concordato un segnale in codice: qualora Martino avesse trovato del buon vino in una locanda, avrebbe dovuto scrivere “Est” (c’è), abbreviazione di “est bonum”, ovvero “c’è [vino] buono“, vicino alla porta della locanda. Se il vino era particolarmente buono, avrebbe dovuto scrivere “Est Est”. Il servo, una volta giunto a Montefiascone e assaggiato il vino locale, ne notò l’eccezionale qualità e, per comunicarlo, decise di ripetere per tre volte il segnale convenuto e di rafforzare il messaggio con ben sei punti esclamativi: “Est! Est!! Est!!!”
Il vescovo, arrivato in paese, condivise il giudizio del suo coppiere e prolungò la sua permanenza a Montefiascone per tre giorni. Addirittura, al termine della missione imperiale vi tornò, fermandosi fino al giorno della sua morte (avvenuta, pare, per un eccesso di bevute). Venne sepolto nella chiesa di san Flaviano, dove ancora si può leggere, sulla lapide in peperino grigio, l’iscrizione: «Per il troppo EST! qui giace morto il mio signore Johannes Defuk». In riconoscenza dell’ospitalità ricevuta, il vescovo lasciò alla cittadinanza di Montefiascone un’eredità di 24.000 scudi, a condizione che ad ogni anniversario della sua morte una botticella di vino venisse versata sul sepolcro, tradizione che venne ripetuta per diversi secoli. Al vescovo è ancora dedicato un corteo storico con personaggi in costume d’epoca, che fanno rivivere
questa leggenda.
FILU E FERRU
Il nome risale a qualche secolo fa e deriva dal metodo utilizzato per nascondere gli alambicchi quando l’acquavite veniva prodotta clandestinamente. I contenitori con il distillato e gli alambicchi venivano nascosti sottoterra e, per poterne individuare la posizione esatta in momenti successivi, venivano legati con uno o più fili di ferro con un capo che sporgeva dal terreno.

IL GALLO NERO DEL CHIANTI
L’origine di questo simbolo deriva da un’antica leggenda. Si narra che al tempo delle lotte medievali Firenze e Siena, da sempre in guerra per il possesso di questo preziosissimo angolo di Toscana ed entrambe stanche di battaglie sanguinose, decidessero di regolare la questione con un singolare arbitrato.
Le due città decisero infatti di affidare la definizione del confine ad una prova tra due cavalieri, uno con i colori di Firenze ed uno con i colori di Siena. Il confine fiorentino-senese sarebbe stato fissato nel punto dove i due cavalieri si fossero incontrati partendo all’alba dalle rispettive città, al canto del gallo. I senesi scelsero un gallo bianco e lo rimpinzarono di cibo, convinti che all’alba questo avrebbe cantato più forte, mentre i fiorentini scelsero un gallo nero che lasciarono a stecchetto. Il giorno della prova, il gallo nero fiorentino, morso dalla fame, cominciò a cantare prima ancora che il sole fosse sorto, mentre quello bianco, senese, dormiva ancora beato perché ancora sazio.
Il cavaliere fiorentino, al segnale convenuto, si mise subito al galoppo, mentre il collega senese dovette aspettare ancora molto prima che l’altro volatile si decidesse a cantare: il risultato della pacifica tenzone fu che i due cavalieri si incontrarono a soli 12 km dalle mura di Siena e così la Repubblica Fiorentina poté annettersi tutto il Chianti.

DONNAFUGATA
Donnafugata nasce da una famiglia che ha un’antica tradizione nel mondo del vino. Mio padre era la quarta generazione, Io sono la quinta generazione. Ad un certo punto lui decide di innovare e di passare dal dal mondo dei Vini Marsala al mondo dei Vini da Pasto e, quindi, di spostarsi in quel mondo nuovo di Vini freschi, di pronta beva, profumati che stava venendo fuori negli anni 80. Con la Mamma fondano Donnafugata. Cominciano a coltivare il Nero d’Avola, il Catarratto, l’Ansonica, queste uve sconosciute. Impiantano allora anche i Vitigni internazionali come il Cabernet, come il Syrah, il Merlot, per cercare di dire guardate che la Sicilia è in grado di fare buoni vini, possiamo confrontarci agli altri. Poi la Mamma ha un’idea straordinaria, che quella delle etichette d’autore. Trova un illustratore, che poi è un nostro carissimo amico veneziano, che comincia a disegnare i volti di Donnafugata e per ogni vino di Donnafugata un’etichetta, un’opera d’autore, che racconta le sensazioni organolettiche del vino, il territorio, il sole, il cielo, il mare, il vento, tutte le meraviglie della Sicilia.

IL VINO AD ALTA QUOTA
Un vino per essere definito `d’alta quota` deve venire elaborato a partire da uve provenienti da vigne situate a una certa altitudine: di norma, dagli 800 m fino alla quota in cui il clima consente di coltivare le vigne e maturare l’uva.
Tuttavia, ciò non accade ovunque in quota. Infatti, è necessaria un’altitudine specifica a una latitudine geografica ben determinata.
Il vento è un altro grande alleato delle vigne di alta quota, poiché evita la proliferazione di funghi e altre malattie. Inoltre, sulla maggior parte di queste vigne cade ogni anno la neve, una risorsa idrica che si fonde lentamente creando una riserva nel sottosuolo a cui attingere nei momenti di maggiore siccità. Attraverso la neve per di più penetra nella terra l’azoto atmosferico, un fattore decisivo per dare vigore alle piante.
NEGRONI E NEGRONI SBAGLIATO
l Negroni sbagliato è un cocktail creato nel Bar Basso di Milano nel 1972 dal bartender Mirko Stocchetto e in genere chiamato semplicemente sbagliato.
Differisce dal classico Negroni amaro fiorentino per la presenza dello spumante brut, che sostituisce il gin. Il drink diventa così più leggero grazie alla minore presenza alcolica.
IL NEGRONI
Fu ideato a Firenze nel 1919-20 dal conte Camillo Negroni. Negli anni ’20 il conte era solito frequentare l’aristocratico Caffè Casoni in Via de’ Tornabuoni a Firenze (locale in cui verrà trasferita in seguito l’attività del già esistente Caffè Giacosa e successivamente passato fra le proprietà di Roberto Cavalli) e, per variare dal suo abituale aperitivo Americano, chiese al barman Angelo Tesauro (secondo altri autori però pare che fosse Fosco Scarselli) di aggiungere un po’ di gin in sostituzione del seltz, in onore degli ultimi viaggi londinesi. Il nuovo cocktail divenne noto come l'”Americano alla moda del conte Negroni”, ovvero un Americano con un’aggiunta di gin, e in seguito prese il nome del conte stesso.

Published: Feb 2, 2021
Latest Revision: Mar 2, 2021
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