by Stefano Paolucci
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L’ARTE DI SBAGLIARE ALLA GRANDE…
Capitolo 5. Il peso delle parole: “L’errore di dimenticarsi dell’altro”…Uno dei tanti sbagli che ha commesso lo scrittore Enrico Galiano.
Lo scrittore Enrico Galiano in questo capitolo illustra con tre episodi della sua vita l’errore in cui cadiamo quasi tutti, di non vedere quanto grave può essere il peso delle parole e a che punto può arrivare la nostra incapacità di vedere la sofferenza che esse possono procurare ad un altro quando viene esaltato il proprio IO prima del TU.
Il primo episodio risale all’infanzia dello scrittore, più esattamente al periodo in cui frequentava la seconda elementare, quando in occasione della festa della mamma, invece di fare il solito lavoretto con forbici, carta e colori, decise di scrivere una poesia perchè fin da allora sentiva il desiderio di diventare uno scrittore. La poesia era composta da sei versi che descrivevano l’aspetto fisico della madre che era obesa in un modo che a Galiano sembrava umoristica e simpatica, e tale doveva apparire ai suoi compagni che però oggettivamente risultava offensiva al punto che anche se in classe il componimento ebbe successo e fece ridere tutta la classe, la maestra vietò di mostrarla alla madre poichè certamente le avrebbe arrecato fastidio. Questo divieto fece capire al piccolo scrittore che per avere successo e soprattutto per piacere ad una compagna di classe per cui provava una simpatia aveva completamente dimenticato che dall’altro lato c’era una persona (la madre) che poteva rimanere ferita dalle sue parole.
Il secondo episodio risale a quando lo scrittore agli esordi della sua carriera si trovava in un bar con un suo amico di vecchia data che aveva voluto incontrarlo per raccontargli la sua storia che fino a quel momento gli aveva tenuto nascosto. Non sappiamo propriamente di cosa si trattasse ma erano informazioni che dovevano restare segrete. A quei tempi Galiano lavorava per una compagnia che scriveva giornali abbastanza conosciuti ed è per questo che chiese al suo amico se poteva pubblicare l’articolo. Egli approvò ma gli raccomandò l’anonimato. Lo scrittore in apparenza rispettò la consegna ma in realtà fece in modo attraverso una descrizione dettagliata dell’aspetto fisico dell’amico fece in modo che tutti i lettori capissero di chi si trattava. Lo fece quasi certamente per attirare maggiormente l’attenzione dei lettori e per accrescere l’efficacia dell’articolo. Il giorno dopo arrivò una telefonata a Enrico da parte del diretto interessato che era arrabbiatissimo perchè tutta la città parlava di lui grazie alla descrizione fornita sul giornale.
Ancora una volta Galiano si rese conto di aver pensato esclusivamente al proprio Io senza pensare al Tu e di avere nuovamente sottovalutato il peso che le parole possono avere sulla vita degli altri e di quanto fossero importanti l’amicizia e la fortuna di avere qualcuno con cui confidarsi; infatti questo errore gli costò caro perchè perse la fiducia del suo caro amico.
Il terzo episodio si riferisce alla sua carriera di insegnante quando gli accadde di avere tra i suoi alunni un ragazzo che arrivava sistematicamente in ritardo almeno tre volte di fila alla settimana. Ci fu un giorno in cui egli arrivò talmente in ritardo da dimenticare di chiudere la porta della classe. Lo scrittore si rivestì della sua autorità di insegnante e fece una strigliata all’alunno gettandolo nell’imbarazzo e nella confusione e riprese successivamente la lezione soddisfatto di aver dato una lezione al ragazzino.*
Il giorno dopo l’insegnante Galiano presumeva che il suo alunno sarebbe arrivato puntuale, ma ciò non accadde e questa volta egli si arrabbiò. Ci fu però un colpo di scena: L’alunno interruppe la predica del prof chiedendogli se poteva venire fuori della classe assieme a lui per parlargli in privato e gli confessò che il suo eccessivo ed imperdonabile numero di ritardi era dovuto al fatto che sua madre si trovava in ospedale e lui la mattina doveva dar da mangiare ai suoi fratelli minori e quindi ciò gli richiedeva parecchio tempo. A quel punto il prof non potè arrabbiarsi e capì a distanza di tempo di aver commesso nuovamente l’errore di non aver tenuto in considerazione la possibilità che ci fosse una causa legittima che non permetteva all’alunno di arrivare in orario come gli altri compagni. Quindi l’esaltazione del proprio ruolo di insegnante e la voglia di non svalutare la sua posizione lo aveva reso completamente cieco di fronte alla sensibilità di un adolescente già abbastanza provato dalle difficoltà familiari.
La mia scelta è caduta sul quinto capitolo del libro perchè mettere davanti il proprio IO rispetto al TU rispecchia la vita di noi esseri umani o almeno della maggior parte. Ho trovato che i tre episodi riportati dallo scrittore sono molto significativi e mostrano come sia difficile anche con le migliori intenzioni uscire dal proprio egocentrismo e tenere conto che chi sta di fronte a noi ha il suo mondo, le sue esigenze e le sue difficoltà.
Ascoltare il prossimo non è affatto facile e accade di frequente che anche le persone più care o chi è affidato alle nostre cure (come il caso dello scolaro ritardatario) siano messi in secondo piano rispetto al nostro desiderio di affermarsi a tutti i costi, non che sia sbagliato affermarsi però va fatto con discrezione e misura.
RACCONTO DI UNO DEI MIEI SBAGLI:
Il mio percorso alle medie…
Tutto iniziò il 12 settembre del 2015. Ero un ragazzino allegro, socievole ma piuttosto irascibile e mi lasciavo condizionare dalle amicizie sbagliate.
Inizialmente ero molto euforico perchè potevo tornare a casa da solo e mi sentivo libero e responsabile; il rendimento scolastico era più che buono ma era proprio quella voglia di fare e di conoscere che mi portò a fare numerosi errori che mi hanno insegnato molte cose fin da allora e oggi ringrazio chi non mi vedeva di buon occhio perchè ciò mi ha aiutato a crescere.
Quando frequentavo la prima media non esisteva il registro elettronico perchè era ancora in fase di elaborazione, per cui passai rapidamente dall’entrata in seconda ora a dei veri e propri “filoni” assieme ai miei vecchi amici.
Oltre a marinare la scuola avevo un altro “divertimento” che si sviluppava sempre di più con il passare del tempo: insieme ad alcuni amici mi aggiravo nella scuola per fare il prepotente con i ragazzi più deboli e spesso si finiva alle mani con risultato di essere spesso richiamato dalla preside, insomma un disastro!
In prima media fui graziato ma dalla seconda iniziò un susseguirsi di conseguenze spiacevoli non solo a livello scolastico ma anche sociale, infatti arrivai a tal punto che le madri dei miei compagni di classe non mi invitavano a compleanni o anche semplici partite a pallone, Non fui mandato in gita ed iniziai a calmarmi un pò…
All’inizio della terza media ci fu sempre la stessa storia fino a che ci fu un evento che non scorderò mai: Un litigio con un mio ex compagno di classe durante l’ora di pratica di tecnologia per motivi futili, finimmo per alzarci le mani, ricordo che non volevo fermarmi, ero infuriato e gli feci del male sferrandogli numerosi colpi al volto. La prof provò a fermarmi ma non ci riuscì prima del suono della campanella finale.
DOPO LA SOSPENSIONE E IL MIO CAMBIAMENTO…
Il giorno dopo fui sospeso per 5 giorni senza obbligo di frequenza ma non capii il motivo per cui fui sospeso solo io, forse si erano basati sulla gravità dei fatti, non so, fatto sta che da li iniziò il mio cambiamento.
Tornai a scuola dopo 5 giorni di inferno che sembravano non passare più e piano piano iniziai a capire molte cose: il valore dell’amicizia, della scuola e soprattutto dei professori che erano lì a fare il loro lavoro.
Fu così che iniziai ad agire per salvare il mio futuro: iniziai a sedermi vicino a ragazzi che potevano aiutarmi a recuperare tutte le materie che avevo sotto, iniziai a fare corsi di recupero pomeridiani ma sentivo che qualcosa mancava per sentirmi bene veramente, l’affetto degli amici, quelli veri, che erano dietro l’angolo, bastava semplicemente trovarli.
La mia fortuna era che riuscivo nonostante i miei sbagli a farmi voler bene dai professori. In particolare c’è n’era una, quella di italiano che mi ripeteva ogni giorno che io valevo e che non dovevo sprecare il mio tempo facendo la “pecora” seguendo gente sbagliata. Solo dopo la sospensione la ascoltai e riuscii nel mio intento: Fui mandato in gita, fui ammesso all’esame di terza media e riuscii a conquistare la fiducia dei miei genitori, dei professori e delle mamme dei miei ex compagni di classe che non sapevano più dove colpire per buttarmi giù, perchè era quello il loro scopo, ma diventai addirittura più affabile dei loro figli.
La gita a Padova fu spettacolare e il giorno dell’esame ancora di più. Avevo una fidanzata, degli amici e un buon rendimento scolastico e quindi entrai in aula super positivo, superai l’esame alla grande e salutai i professori che si commossero profondamente.
Ad oggi non posso dire di aver fatto una lunga vita perchè faccio semplicemente il terzo anno di superiori ma posso ammettere che senza aver fatto quegli sbagli ,adesso, molto probabilmente non sarei il ragazzo che sono oggi.
Published: Mar 17, 2021
Latest Revision: Mar 17, 2021
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