CANTO XXVI
Luogo: VIII cerchio, VIII bolgia
Tempo: 9 aprile 1300 . Sabato santo
Peccatori: Consiglieri fraudolenti
Pena: Celati in una fiamma, vagano senza pace per l’ottava bolgia. In vita agirono di nascosto seminando discordia e infiammando animi, perciò sono condannati a vagare senza pace e a essere celati dalle fiamme alla vista altrui.

Dante è particolarmente incuriosito da una fiamma biforcuta e, dopo aver chiesto a Virgilio, apprende che in quel fuoco sono puniti insieme Ulisse e Diomede, mitici eroi greci dei poemi omerici, che parteciparono alla guerra di Troia e insieme compirono imprese valorose, ma anche fraudolente come l’inganno del cavallo che consentì ai greci di vincere la guerra di Troia.
“Là dentro si martira
Ulisse e Diomede, e così insieme
a la vendetta vanno come a l’ira,
e dentro da lor fiamma si geme
l’agguato del caval che fè la porta
onde uscì de’ Romani il gentil seme.
Piangevisi entro l’arte per che, morta,
Deidamia ancor si duol d’Achille
e del Palladio pena vi si Porta”
Inferno, Canto XXVI, vv. 55-63

Tre, dunque, i capi d’accusa che Dante trae dall’epopea greco-latina per motivare la presenza di Ulisse e di Diomede tra i fraudolenti:
- l’agguato del cavallo
- la morte di Deidamia (morta di dolore perché abbandonata da Achille. Achille, travestito da donna, era stato nascosto dalla madre Teti presso la corte del re di Sciro, che aveva più di 50 figlie, perché l’oracolo aveva predetto la sua morte nella guerra di Troia, che tuttavia sarebbe stata vinta solo se Achille vi avesse partecipato. Achille aveva sedotto Deidamia una delle figlie del re, ma poi Ulisse e Diomede , travestiti da mercanti di armi, seppero risvegliare l’istinto bellicoso dell’eroe , smascherandolo e portandolo in guerra mentre Deidamia , abbandonata, moriva di dolore).
- il furto della stata del Palladio (la statua d’Atena che si credeva rendesse inespugnabile la città di troia e che fu trafugata sacrilegamente da Ulisse e Diomede)

L’immagine di Ulisse nella Commedia è duplice. Egli si trova nelle Malebolge come consigliere fraudolento, ma quando interloquisce Ulisse racconta esclusivamente il suo viaggio e la sua morte.
Dante ignorava l’Odissea e i romanzi medievali che narravano il ritorno di Ulisse a Itaca, si rifà invece al poeta latino Ovidio (Metamorfosi XIV, 154) il quale immagina che uno dei compagni di Ulisse, rimasto nella terra di Circe narri ad Enea , approdato in quel luogo, come i suoi compagni, incitati da Ulisse, avessero ripreso il mare, nonostante le sue ammonizioni sulla pericolosità del viaggio.

Dante fa di Ulisse un personaggio dall’intensa umanità, per il quale l’amore della conoscenza è il sentimento più forte . L’Ulisse di Dante dopo la guerra di Troia non fa ritorno ad Itaca, ma convince con parole argute i suoi compagni a intraprendere un’ultima grande impresa: varcare lo stretto di Gibilterra e giungere nell’altro emisfero per far “esperienza del mondo senza gente”
“Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguire virtute e canoscenza” vv. 117-120, Ibidem


Ecco il racconto di Ulisse interpretato magistralmente da un celeberrimo attore Vittorio Gassman. Canto XXVI, vv. 90-142
Ulisse osa varcare lo stretto di Gibilterra ove Ercole aveva segnato i confini del mondo, ponendovi due montagne, dette appunto Colonne d’Ercole, con la scritta ammonitrice a non procedere più oltre, per non sconfinare nell’Oceano che circonda tutto il mondo abitato.Ulisse è un esploratore e incarna la concezione laica e audace dell’uomo antico. La rievocazione dell’estremo viaggio di Ulisse è da intendersi all’interno dell’interpretazione figurale della vita e della storia che il critico Auerbach attribuisce a Dante.
Anche Dante sta compiendo un viaggio, ma il suo viaggio è voluto da Dio. Dante, a differenza di Ulisse, è un pellegrino.
Il fallimento dell’impresa di Ulisse, alla quale pure Dante guarda con indubbia ammirazione, rappresenta il fallimento e il rifiuto di quel modello di conoscenza al quale si contrappone il modello della tradizione cristiana messo in opera da Dante attraverso il viaggio allegorico del poema.

La missione di Dante si contrappone dunque al fallimento del viaggio di Ulisse. Juri Lotman (un italianista russo studioso di semiotica , cioè dell’opera letteraria considerata come sistema di segni non convenzionali, dove significante e significato sono strettamente collegati e entrano in rapporto con altri sistemi di significazione ) avanza un’ipotesi davvero suggestiva.
Lotman nota che nel movimento di Dante e Ulisse c’è una sostanziale differenza. “Se Dante si trova all’interno di un globo cosmico il cui spazio tridimensionale è passato da parte a parte dall’asse verticale, Ulisse invece viaggia come su una carta . Il senso del viaggio di Dante è dato dallo slancio verso l’alto. Tutto il viaggio di Ulisse si compie invece secondo le coordinate di un movimento su una superficie piana”. Tutti e due i personaggi si muovono verso il purgatorio , simbolo di una dimensione ultraterrena che si può esplorare solo con l’ausilio della grazia, ma mentre Dante segue il valore divino e scende verso il basso (Inferno) per poi risalire verso l’alto, Ulisse no.
Ulisse non può che naufragare presso la montagna del Purgatorio e prendere atto della “follia” che lo ispirò, follia che la sua mentalità pagana non aveva percepito.
Ecco dunque che la nave d’Ulisse proprio nel momento in cui naufraga segue un movimento rotatorio-che ripete quelli vorticosi dell’Inferno- per poi passare dalla posizione orizzontale a quella verticale:
” Tre volte il fè girar con tutte l’acque
a la quarta levar la poppa in Suso
e la prora ire in giù, com’altrui piacque
infin che ‘l mar fu sopra noi richiuso” vv. 139-142 Ibidem
“La fine di Ulisse si contrappone così simmetricamente all’ascesa di Dante. (…) La via per giungere alla conoscenza è per Dante diversa da quella di Ulisse. La conoscenza di Dante, che si accompagna ad un’interrotta ascesa lungo l’asse dei valori morali ,è una conoscenza che si sviluppa man mano che cresce il perfezionamento morale di chi aspira a realizzarla”.
Jurij Lotman, Il viaggio di Ulisse nella Divina Commedia di Dante.
All’Ulisse di Dante è ispirata questa canzone del cantautore Vinicio Capossela intitolata “Nostos ” .
Νόστος in greco significa ritorno
Benigni interpreta il Canto XXVI
Per approfondire ulteriormente ecco l’analisi del Prof. Luciano Canfora
Published: Apr 27, 2021
Latest Revision: Jul 3, 2021
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