Elena di Troia, ritenuta la più bella.
Icona dell’Eterno Femminismo, sin da giovane fu al centro di. numerosi miti di seduzione (il più famoso è quello di Paride, che scatenò la guerra di Troia ).
A causa dei numerosi pretendenti si ha il giuramento di Tindaro.
Elena figlia di Leda
Secondo la tradizione antica da Omero in poi, Elena è figlia di Zeus che si sarebbe congiunto a Leda trasformandosi in cigno. Leda avrebbe deposto un uovo da cui sarebbe nata Elena che sarebbe stata allevata poi nella casa di Tindaro, re di Sparta.
Secondo la tradizione spartana degli amori di sarebbe nata la coppia gemellare Castore e Polluce e la nascita di Elena sarebbe avvenuta in un secondo momento. Secondo altre versioni però le uova deposte da Leda sarebbero state due, e da ciascuna di esse sarebbe nata una coppia di gemelli: Castore-Polluce ed Elena-Clitemnestra.
Elena figlia di Nemesi
Secondo una versione più rara, invece, l’uovo sarebbe stato deposto da Leda, ma semplicemente, appoggiato tra le sue gambe dopo che Nemesi l’ebbe concepito unendosi a Zeus.
In tal modo, Leda fu considerata solo per convenzione madre dei quattro figli. Quando Zeus vide per la prima volta i suoi figli divini, decise di imprimere nel cielo l’evento, creando la costellazione del Cigno e dell’Aquila.
Elena durante la guerra di Troia
Per vendicare il rapimento di Elena da parte del principe Troiano Paride, Menelao e suo fratello Agamennone organizzarono una spedizione contro Troia chiedendo aiuto a tutti i partecipanti al patto di Tindaro.
Alla morte di Paride, Elena è costretta a sposare il fratello Deifobo. I greci fanno irruzione nella camera da letto trovando Deifobo addormentato e ubriaco.
La fine di Elena
Nell’Odissea, Elena appare riconciliata con il marito e tornata a Sparta per regnarvi al suo fianco.
Secondo altre versioni ebbe una fine misera, mentre altri la divinizzano insieme a Castore e Polluce.
Un’altra versione narra che, dopo la morte di Menelao, Elena fu costretta a rifugiarsi verso Rodi, dove trovò la morte a causa di Polisso.
Elena è innocente o colpevole?
Il primo a porsi questa domanda fu Gorgia da Lentini, un filosofo prestigioso. E se la pose come caso paradigmatico d’una questione, evidentemente, molto più ampia e complessa: la questione del libero arbitrio. Nell’Illiade viene raccontato che Elena volesse tornare a casa da suo marito che, dopo il duello tra Paride e Menelao, che si sarebbe concluso con la vittoria dello spartano, ammise aspramente che Paride, nella sua codardia, avrebbe dovuto perire in quel duello.
La lealtà di Elena è controversa: da un lato la vediamo aiutare Ulisse a introdursi alla corte di Priamo sotto mentite spoglie, alla ricerca di Palladio, la sacra statuina creata da Pallade Atena, mentre dall’altro, quando il famoso cavallo si trovava in città, per poco non fece balzar fuori i Greci anzitempo, rovinando l’effetto sorpresa, prendendoli in giro imitando le voci delle loro mogli. Di certo anche molti Troiani consideravano la sua presenza una maledizione e avrebbero voluto liberarsene, eppure la sua bellezza era in grado di incantarli.
Dopo la morte di Paride, i suoi fratelli ancora in vita litigarono per averla in sposa, e infine Deifobo la prese in moglie con la forza.
Si racconta però che, quando i Greci infine uscirono dal loro nascondiglio per prenderlo, Elena in persona guidò Menelao fino al letto di Deifobo affinché lo uccidesse. Questa è una delle possibili ragioni per cui Menelao, anziché detestare la moglie
che lo aveva tradito, scelse di perdonarla e di riportarla a Sparta come sua regina.
Come abbiamo visto, Elena è una personalità enigmatica, sempre a metà tra fedeltà e tradimento. Se si giunge alla conclusione che Elena, travolta dalle circostanza, non fu colpevole, se ne può ragionevolmente arguire che gli esseri umani, in linea di massima, non sono meritevoli di biasimo per le cattive azioni che commettono, né, per la stessa ragione, di lode per quelle buone.; che non sono dotati, in altre parole, di libero arbitrio.
Le ragioni sulle diagonali si contraddicono, quelle sul piano orizzontale si oppongono. Tutte assieme sviluppano e dispiegano l’argomento fondamentale dell’argomentazione di Gorgia, cioè che Elena non si mosse liberamente, ma fu costretta a farlo. Lo schema fa vedere come questa costrizione può avere una causa individuale o impersonale, essere connessa a un dire oppure
inarticolata, avere natura divina (anche Eros è un dio) o umana.
I casi dell’intervento divino e del ratto sono citati per primi, probabilmente in quanto sono i più facili da enunciare e da portare a sostegno della tesi dell’innocenza. Sono innanzitutto “leggendariamente veri”, nel senso che sono entrambi attestati nella versione dominante del mito.
Quanto all’intervento divino, Afrodite promette a Paride l’amore della donna più bella del mondo come premio se la farà vincere il “concorso” del pomo d’oro e, come traduce efficacemente Monti “di funesto amor contento il fece”. Ed è chiaro da tutta la mitologia che alla volontà degli dei è impossibile opporre resistenza. Che quello di Paride fosse un rapimento, dunque un atto di violenza, è poi un luogo comune non solo della poesia ma anche della storia greca, sistemato com’è proprio all’inizio dell’opera di Erodoto.
In un caso e nell’altro Elena è solo oggetto.
Encomio di Elena
Per Gorgia l’esistenza è una dimensione irrazionale e misteriosa, in cui gli uomini non sono liberi né responsabili, ma soggiogati da forze ignote e incontrollabili: il fato, il caso, le passioni e anche la forza persuasiva delle parole, che li incantano e possono indurli in errore.
Un’esemplificazione di queste tesi è rappresentata dal celebre Encomio di Elena, che costituisce un vero e proprio capolavoro di arte oratoria. L’intento dell’orazione è quello di dimostrare l’innocenza di Elena, moglie del re greco Menelao, che, soggiogata dall’amore per Paride, lo segue a Troia scatenando in tal modo la guerra. Il nucleo centrale dell’argomentazione gorgiana è rappresentato dalle quattro possibili spiegazioni del comportamento di Elena, la quale può aver agito:
1) per decreto degli dei o della Necessità;
2) sotto la pressione della violenza fisica;
3) perché persuasa dalle parole di Paride;
4) perché vinta dalla passione amorosa.
Il comportamento di Elena, infatti, è frutto di un forte soggiogamento che la priva della capacità di scegliere e, pertanto, non può essere condannata.
Gorgia dimostra che Elena è da considerarsi innocente, poiché il suo tradimento e la partenza per Troia non furono dettati da una libera scelta, ma da necessità.
Gorgia adotta un’accurata tecnica discorsiva: dopo una breve introduzione, in cui dichiara la sua intenzione di scagionare Elena dall’accusa di tradimento del marito e della patria,
egli passa a formulare quattro ipotesi alternative a quelle prese in considerazione dai critici di Elena.
Il brano termina con una sintetica conclusione, in cui si ribaltano le opinioni dei detrattori dell’eroina greca e si proclama la sua innocenza.
Published: Sep 27, 2021
Latest Revision: Oct 8, 2021
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