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by Sara Anastasi

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  • Joined Feb 2017
  • Published Books 4

     Verga

 

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 la vita

 

Giovanni Verga naque a Catania il 2 settembre 1840 e morì il 27 gennaio 1922. Nel 1854, a causa di un’epidemia di colera, la famiglia si rifugiò nella campagna di Tèbidi e tornò nel 1855. I ricordi di questo periodo, legati alle sue prime esperienze adolescenziali e alla campagna, ispireranno molte delle sue novelle, come Cavalleria rusticana e Jeli il pastore, oltre al romanzo Mastro-don Gesualdo. A soli 18 anni, tra il 1856 ed il 1857, Verga scrisse il suo primo romanzo d’ispirazione risorgimentale Amore e patria che rimase incompiuto. Nel 1858 alla facoltà di legge all’Università di Catania, non dimostrò grande interesse per le materie giuridiche e nel 1861 abbandonò i corsi, preferendo dedicarsi all’attività letteraria e al giornalismo politico. Pubblicò a sue spese il romanzo I  carbonari della montagna (1861-1862), un romanzo storico che si ispira alle imprese della carboneria calabrese. Verso la fine di aprile o agli inizi di maggio 1865 si recò per la prima volta a Firenze, dopo aver abbandonato gli studi di giurisprudenza. In questo periodo scrisse una commedia, che è stata pubblicata solo nel 1982, dal titolo I nuovi tartufi e il romanzo Una Peccatrice.


                                                                     

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Firenze era a quei tempi la capitale del Regno e rappresentava il punto d’incontro degli intellettuali italiani e il                giovane Verga avrà modo di conoscere, in questo primo breve periodo, Luigi Capuana. Il 20 novembre 1872 Verga si trasferì a Milano dove si fermerà, pur con diversi e lunghi ritorni a Catania, fino al 1893. A Milano frequenterà in modo assiduo il salotto Maffei dove conosce i maggiori rappresentanti del secondo romanticismo lombardo e si incontra con l’ambiente degli scapigliati, legando soprattutto con Arrigo Boito, Emilio Praga e Luigi Gualdo. Frequentando i ristoranti, ritrovo di scrittori e artisti, conosce Gerolamo Rovetta e Giuseppe Giacosa con il quale si danno delle opinioni espresse sul verismo e sul naturalismo, sia per i giudizi dati sulla narrativa contemporanea, da Zola a Flaubert, a D’Annunzio. Conoscerà inoltre il De Roberto con il quale sarà amico per tutta la vita. Risalgono a questi anni Eva (1873), Nedda (1874), Eros e Tigre reale (1875). Lo scrittore intanto si era avvicinato ad autori nuovi, come Zola, Flaubert e Balzac e aveva iniziato un abbozzo del romanzo I Malavoglia.

Nel 1887 dopo una crisi psicologica decise di ritornare in Sicilia. Verga nei sui ultimi anni di vita si dedicò alla riscrittura di alcune sue opere come Mastro-don Gesualdo, cavalleria rusticana e la duchessa di Leyra.

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Il Verismo

 

Il Verismo è una corrente letteraria nata all’incirca fra il 1875 e il 1895 ad opera di Giovanni Verga e Luigi Capuana con la collaborazione di altri scrittori.

Il Verismo nasce sotto influenza del clima positivista, quell’assoluta fiducia nella scienza, nel metodo sperimentale e negli strumenti infallibili della ricerca che si sviluppa e prospera dal 1830 fino alla fine del XIX secolo. Inoltre, il Verismo si ispira in maniera evidente al Naturalismo, un movimento letterario diffuso in Francia a metà ottocento. Per gli scrittori naturalisti la letteratura deve fotografare oggettivamente la realtà sociale e umana, rappresentandone rigorosamente le classi, comprese quelle più umili, in ogni aspetto anche sgradevole; gli autori devono comportarsi come gli scienziati analizzando gli aspetti concreti della vita.

Si sviluppa a Milano, allora il centro culturale più vivo della penisola, in cui si raccolgono intellettuali di regioni diverse; le opere veriste però rappresentano soprattutto le realtà sociali dell’Italia centrale, meridionale e insulare.

Il primo autore italiano a teorizzare il verismo fu Luigi Capuana, il quale teorizzò la “poesia del vero”; così Giovanni Verga, che dapprima era collocabile nella corrente letteraria tardoromantica (era stato soprannominato il poeta delle duchesse e aveva un successo notevole) intraprese la strada del verismo con la raccolta di novelle Vita dei campi e Novelle rusticane e infine col primo romanzo del Ciclo dei Vinti, I Malavoglia, nel 1881. In Verga e nei veristi, a differenza del naturalismo, convive comunque il desiderio di far conoscere al lettore il proprio punto di vista sulla vicenda, pur non svelando opinioni personali nella scrittura.

Il verismo ebbe un impatto anche sulla lirica italiana, dove diede forma alla corrente dell’opera verista.

 

 

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