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Jean Piaget

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Artwork: Laura Medici e Olga Cavalieri

  • Joined Nov 2017
  • Published Books 1

LA VITA 

Jean Piaget nasce a Neuchâtel, in Svizzera, nel 1896. Dopo la laurea in scienze naturali e il dottorato in zoologia studia psicologia e psichiatria a Zurigo e a Parigi. Già in questa fase matura il suo progetto: spiegare lo sviluppo del pensiero infantile  sulla base dell’adattamento. Dal 1921 lavora a Ginevra presso l’Istituto J.- J. Rousseau, prestigioso centro di ricerca sullo sviluppo infantile e sull’ educazione. Dal 1925 insegna psicologia all’ Università di Neuchâtel e nel 1929 in quella di Ginevra.

Qui compie ricerche sullo sviluppo del linguaggio, la rappresentazione del mondo e il giudizio morale, poi approfondite mediante osservazioni sistematiche sui propri figli. In seguito fonda una nuova scienza, l’epistemologia genetica, che indaga l’evolversi dell’attività conoscitiva attraverso gli stadi dello sviluppo infantile. A partire dal 1952 insegna anche alla Sorbona (Parigi). Muore nel 1980.

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IL PENSIERO INFANTILE

Piaget dimostrò che il pensiero del bambino non è immaturo  o incoerente, ma si differenzia da quello dell’adulto in quanto risponde ad altri principi. Il bambino, infatti, tende ad attribuire sensibilità e intenzionalità anche a oggetti inanimati e quindi a interpretare gli eventi fisici come se fossero prodotti volontariamente (animismo). Inoltre, spiega gli eventi naturali e i comportamenti altrui in funzione dei suoi bisogni e desideri. Osservando il mondo attorno a sé, il bambino riesce a comprendere ciò che accade solo tenendo conto del proprio punto di vista (egocentrismo). Lo sviluppo dell’intelligenza è finalizzato all’adattamento all’ambiente fisico e sociale ed è regolato da due meccanismi: l’assimilazione e l’accomodamento. Tramite l’assimilazione il bambino integra nuove conoscenze in schemi di azione o in strutture conoscitive già formati.
Tramite l’accomodamento, invece, lo schema viene modificato per consentirne l’applicazione a situazioni nuove.

 

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IL PRIMO STADIO

Stadio senso-motorio

 Dalla nascita ai due anni circa.

E’ suddivisa in sei stadi.

Riflessi innati: dalla nascita al primo mese. Esistono Modalità reattive innate che il bambino utilizza per comunicare col mondo esterno. L’esercizio frequente di questi riflessi, in risposta a stimoli provenienti dal suo organismo o dall’ambiente, porta all’instaurarsi di “abitudini”. Ad es. dopo i primi giorni di vita il neonato trova il capezzolo molto più rapidamente; pur succhiando sempre il dito, lo discrimina dal capezzolo o dal ciuccio, e smette di succhiare il dito se gli viene dato il cibo. Non c’è ancora né imitazione né gioco, però il bambino è stimolato a piangere dal pianto di altri bambini.

Reazioni circolari primarie: dal secondo al quarto mese. Per “reazione circolare” s’intende la ripetizione di un’azione prodotta inizialmente per caso, che il bambino esegue per ritrovarne gli interessanti effetti. Grazie alla ripetizione, l’azione originaria si consolida e diventa uno schema che il bambino è capace di eseguire con facilità anche in altre circostanze. In questo stadio il bambino, che pur ancora non riesce a distinguere tra un “sé” e un “qualcosa al di fuori”, cerca di acquisire schemi nuovi: ad es. toccandogli il palmo della mano, reagisce volontariamente chiudendo il pugno, come per afferrare l’oggetto; oppure gira il capo per guardare nella direzione da cui proviene il suono.

Reazioni circolari secondarie: dal quarto all’ottavo mese. Qui il bambino dirige la sua attenzione al mondo esterno, oltre che al proprio corpo. Ora cerca di afferrare, tirare, scuotere, muovere gli oggetti che stimolano la sua mano per vedere che rapporto c’è tra queste azioni e i risultati che derivano sull’ambiente. Ad es. scopre il cordone della campanella attaccata alla culla e la tira per sentire il suono. Ancora non sa perché le sue azioni provocano determinati effetti, ma capisce che i suoi sforzi sono efficaci quando cerca di ricreare taluni eventi piacevoli, visivi o sonori.

Coordinazione mezzi-fini: dall’ottavo al dodicesimo mese. Il bambino comincia a coordinare in sequenza due schemi d’azione. In tal modo riesce a utilizzare mezzi idonei per il conseguimento di uno scopo specifico. L’intenzionalità si manifesta anche nella comunicazione con gli adulti ( punta il dito verso il biberon per farselo dare). Inizia inoltre a capire che gli oggetti possono essere sottoposti a vari schemi d’azione, come scuotere, spostare, dondolare.

Reazioni circolari terziarie : dai 12 ai 18 mesi. Il bambino, nel suo comportamento abituale, ricorre sempre più spesso a modalità diverse per ottenere effetti desiderati. Inizia il “ragionamento”. Mentre prima, per eseguire una sequenza di azioni, doveva partire dall’inizio, ora può interrompersi e riprendere l’azione a qualsiasi stadio intermedio. Inoltre egli è in grado di scoprire la soluzione dei suoi problemi, procedendo per “prove ed errori”. Quindi esiste per lui la possibilità di modificare gli schemi che già possiede. Ad es. dopo aver tentato, invano, di aprire una scatola di fiammiferi, esita per un attimo e poi riesce ad aprirla. Infine può richiamare alla memoria gli oggetti assenti, grazie alle relazioni che intercorrono tra un oggetto e la sua possibilità di utilizzo.

Comparsa della funzione simbolica: dai 18 mesi in poi. Il bambino è in grado di agire sulla realtà col pensiero. Può cioè immaginare gli effetti di azioni che si appresta a compiere, senza doverle mettere in pratica concretamente per osservarne gli effetti. Egli inoltre usa le parole non solo per accompagnare le azioni che sta compiendo, ma anche per descrivere cose non presenti e raccontare quello che ha visto-fatto qualche tempo prima. Il bambino riconosce oggetti anche se ne vede solo una parte. È in grado di imitare i comportamenti e le azioni di un modello, anche dopo che questo è uscito dal suo campo percettivo. Sa distinguere i vari modelli e sa imitare anche quelli che per lui hanno un’importanza di tipo affettivo.

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SECONDO STADIO 

la fase preoperatoria

dai due anni ai sei/sette anni

 

L’atteggiamento fondamentale del bambino è ancora di tipo egocentrico, in quanto non conosce alternative alla realtà che personalmente sperimenta. Questa visione lo induce a credere che tutti la pensino come lui e che capiscano i suoi desideri-pensieri, senza che sia necessario fare sforzi per farsi capire.

Il linguaggio diventa molto importante, perché il bambino impara ad associare alcune parole ad oggetti o azioni.

Imita, anche se in maniera generica, tutte le persone che gli sono vicine.

Impara a comportarsi come gli adulti vogliono, prima ancora di aver compreso il concetto di “obbedienza”.

Non è in grado di distinguere tra una classe di oggetti e un unico oggetto.

Gli aspetti qualitativi e quantitativi di un oggetto può percepirli solo in maniera separata, non contemporaneamente.

Non è neppure capace di relazionare i concetti di tempo, spazio, causa. Il suo ragionamento non è né deduttivo, né induttivo , ma analogico. Ad es. se un insetto gli fa paura perché l’ha molestato, è facile che molti altri insetti che non l’hanno molestato gli facciano ugualmente paura.

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Risultati immagini per bambino imita adulti

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TERZO STADIO

Fase delle operazioni concrete

Dai sei/sette anni fino ai dodici anni 

Il bambino è in grado di coordinare due azioni successive; di prendere coscienza che un’azione resta invariata, anche se ripetuta;  di giungere ad uno stesso punto di arrivo partendo da due vie diverse.

Un ingegnoso esperimento di Piaget illustra bene queste nuove capacità. Si mettano davanti al bambino 20 perle di legno, di cui 15 rosse e 5 bianche. Gli si chieda se, volendo fare una collana la più lunga possibile, prenderebbe tutte le perle rosse o tutte quelle di legno. Il bambino, fino a 7 anni, risponderà, quasi sempre, che prenderebbe quelle rosse, anche se gli si fa notare che sia le bianche sia le rosse sono di legno. Solo dopo questa età, essendo giunto al concetto di “tutto” e di “parti”, indicherà con sicurezza tutte quelle di legno.

Naturalmente il bambino fino a 11 anni è in grado di svolgere solo operazioni concrete, non essendo ancora capace di ragionare su dati presentati in forma puramente verbale. Ad es. non è in grado di risolvere il seguente quesito. “Un ragazzo dice alle sue tre sorelle: In questo mazzo di fiori ce ne sono alcuni gialli. La prima sorella risponde: Allora tutti i tuoi fiori sono gialli. La seconda dice: Una parte dei tuoi fiori è gialla. La terza dice: Nessun fiore è giallo. Chi delle tre ha ragione?”.

 

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QUARTO STADIO

Fase delle operazioni formali

Dai dodici fino ai sedici anni

Il pre-adolescente acquisisce la capacità del ragionamento astratto, di tipo ipotetico-deduttivo. Può ora considerare delle ipotesi che possono essere o non essere vere e pensare cosa potrebbe accadere se fossero vere. Egli è in grado di comprendere il valore di certi oggetti e fenomeni, la relatività dei giudizi e dei punti di vista, la parità dei diritti, la distinzione e l’indipendenza relativa tra le idee e la persona; è anche capace di eseguire attività di misurazione, operazioni mentali sui simboli (geometria, matematica…)…

Famoso è l’esperimento del pendolo ideato da Piaget. Al soggetto viene presentato un pendolo costituito da una cordicella con un piccolo solido appeso. Il suo compito è quello di scoprire quali fattori, determina la frequenza delle oscillazioni. Lavorando su tutte le combinazioni possibili in maniera logica e ordinata, il soggetto arriverà ben presto a capire che la frequenza del pendolo dipende dalla lunghezza della sua cordicella.

 

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IL GIOCO

Nelle diverse fasi

Il gioco è quell’attività ludica finalizzata al piacere che profuce e non per il raggiungimento di un fine. Prevede delle regole che affinano le capacità intellettive del bambino.

A ogni stadio corrisponde un certo tipo di gioco:

Primo stadio 

Il gioco di esercizio

I giochi di esercizio prevalgono nel primo anno di vita, nella fase cosiddetta “senso-motoria”: il bambino, attraverso l’afferrare, il dondolare, il portare alla bocca gli oggetti, l’aprire e chiudere le mani o gli occhi, impara a controllare i movimenti e a coordinare i gesti. Il piacere che deriva da questi giochi, spinge il bambino a ripeterli più volte.

Secondo stadio

Il gioco simbolico con funzione catartica

I giochi simbolici caratterizzano il periodo che va dai due ai sei anni di vita.

Si collocano nella fase detta “rappresentativa”, in cui il bambino acquisisce la capacità di rappresentare tramite gesti o oggetti una situazione non attuale. Si sviluppa la capacità di immaginazione e di imitazione, per cui i giochi preferiti sono quelli in cui, ad esempio, il bambino si improvvisa attore (finge di dormire, di cadere) o magari regista (chiede ad altri di fingere di dormire o cadere). Il simbolismo che emerge da queste attività permette di riprodurre esperienze viste ma non ancora direttamente sperimentate. Attraverso questo processo di trasformazione, basato sul far finta, il bambino delinea delle situazioni, delle scene, da un punto esclusivamente egocentrico: un cucchiaio può diventare un telefono, la bambola una figlia e così via.

 

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Terzo stadio

Il gioco delle regole

I giochi con regole li troviamo nel periodo dai sette agli undici anni. Questa fase è caratterizzata da una maggiore aderenza alla realtà. Il bambino sperimentando la vita di gruppo, si trova di fronte a determinate “regole” che è tenuto a rispettare.

Quarto stadio 

Il gioco di costruzione

il Gioco di Costruzione occupa, nella evoluzione del gioco infantile – e di conseguenza nella costruzione del pensiero – un posto di transizione tra il simbolismo e l’avvento della regola. Si tratta, pertanto, di una fondamentale modalità ludica nel senso in cui porta con sé la fantasia e la creatività presenti nel gioco simbolico, associata alla abilità ed alla organizzazione presenti nella regola.Questa relazione dialettica tra rappresentazione simbolica e realtà fisica evidenzia, da parte dal bambino, una enorme capacità logica, che opportunamente stimolata andrà ad influenzare positivamente la sua evoluzione cognitiva. 

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