I processi cognitivi: memoria,linguaggio e intelligenza

by martina

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I processi cognitivi: memoria,linguaggio e intelligenza

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                                      I PROCESSI COGNITIVI: cosa sono

I processi cognitivi che sto per affrontare sono alcuni dei tanti processi che ci fanno conoscere la realtà ed adattarci all’ambiente.

Un grande contributo allo studio di questi processi è stato dato dalle neuroscienze, discipline che condividono l’interesse per lo studio del cervello, più in generale per lo studio del sistema nervoso.

 

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                                                                 MEMORIA

Con memoria si indica la capacità di conservare, elaborare e recuperare eventi,idee e abilità precedentemente apprese.Essa svolge un ruolo fondamentale nella vita di un individuo perché senza non ci sarebbe storia e quindi,una persona risulterebbe anonima.

In passato essa veniva paragonata a un grande magazzino e quindi le veniva associata automaticamente un’immagine statica, in realtà essa è dinamica perché esiste un legame tra i processi della memoria e le funzioni cognitive.

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3 TIPI DI MEMORIA

Sono stati distinti 3 tipi di memoria: memoria sensoriale, a breve termine e a lungo termine.Questi 3 tipi di memoria sono strettamente collegati fra di loro, infatti, quando riceviamo un input sensoriale, esso finisce nella memoria sensoriale dove rimane per pochissimo tempo e se non è selezionato viene perso rapidamente ma a contrario, se gli prestiamo attenzione, può entrare nella memoria a breve termine. In questa memoria può essere perso velocemente se non viene ripetuto ma, se preso in considerazione, viene codificato quindi elaborato e passa così nella memoria a lungo termine dove le informazioni diventano permanenti, raramente vengono scordate e possono essere recuperate. La memoria a breve termine viene anche associata a una sala d’attesa o un numero magico 7 + o – 2= 9 o 5. In questa operazione il 7 indica le informazioni in nostro possesso e il +2 le informazioni che possono essere acquisite grazie alla codifica mentre -2 le informazioni che vengono rimosse se non ci prestiamo attenzione.

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STUDI SULLA MEMORIA

Sono stati effettuati molti studi sulla memoria. Le prime ricerche sono state volte nel ‘800 con la nascita della psicologia sperimentale, in particolare Ebbinghaus, formulò una legge che prende il suo nome dove afferma l’esistenza di un rapporto tra tempo impiegato all’apprendimento e il contenuto da memorizzare. Per verificare ciò svolse numerosi esperimenti ai quali si sottopose anche lui stesso in prima persona. Questi esperimenti seguivano un metodo rigoroso che consisteva nel dare lunghe liste di sillabe composte da CONSONANTE+VOCALE+CONSONANTE (per eliminare qualsiasi conoscenza pregressa o motivazione affettiva collegata) ed esse dovevano essere apprese. A distanza di tempo veniva richiesto di ripeterle a memoria solo dopo averle rilette un paio di volte.Questa azione ovvero, le letture necessarie a recuperare le informazioni già apprese, si chiama RI-APPRENDIMENTO e costituiva la misura del ricordo del materiale appreso cioè RISPARMIO RITENTIVO. 

 

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CONCLUSIONI 

Vennero fatte delle conclusioni in particolare che:

 

– si ricordano più facilmente le prime e le ultime sillabe = EFFETTO SERIALE

– se si ripassa frequentemente ciò che si è memorizzato si riduce l’effetto dell’oblio = SOVRAPPRENDIMENTO

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CRITICHE

Questi studi però sono state fortemente criticati sia per il metodo meccanico e ripetitivo e sia perché non tenevano conto delle emozioni, motivazioni che ci spingono a memorizzare.

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SULLA MEMORIA SONO STATE SVILUPPATE ANCHE ALTRE TEORIE:

 

TEORIA DELLA PROFONDITà

secondo la quale l’immagazzinamento delle informazioni nella memoria a lungo termine dipende dalla profondità con cui lo stimolo è stato elaborato in fase di codifica

 

TEORIA DELLA SPECIFICITà DELLA CODIFICA

collegata alla prima teoria, essa distingue il “sapere che” dal sapere come dal “sapere come”

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OBLIO 

Con oblio si intende una perdita di informazioni possedute precedentemente e l’impossibilità di recuperarle.L’oblio però, a contrario di ciò che molti pensano, ha anche una funzione positiva perchè scordando qualcosa riusciamo a far entrare altre informazioni e perchè senza ci sentiremmo assediati dal ricordo di tutte le informazioni fin dalla nostra nascita.

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OBLIO PER LA PSICOANALISI

Le teorie psicoanalitiche considerano l’oblio come un meccanismo di difesa, cioè dei meccanismi inconsapevoli e automatici che ci permettono di andare avanti.Nello specifico è un meccanismo di rimozione perchè se ho un’informazione che mi turba attraverso questo meccanismo finisce nell’inconscio.

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PERCHè DIMENTICHIAMO?

Questa domanda affligge molti umani e per capirlo dovremmo paragonare la nostra memoria a una biblioteca con tantissimi scaffali e molti libri.Un bravo bibliotecario sa recuperare un libro quando serve solo se prima li ha sistemati bene e, nello stesso modo noi umani abbiamo maggiori possibilità di recuperare un’informazione se sono state codificate a un livello profondo con motivazione e interesse.

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2 TEORIE CERCANO DI SPIEGARE IL FENOMENO DELL’OBLIO

 

TEORIA DEL DECADIMENTO:

secondo la quale l’oblio è un fenomeno naturale fisiologico che dipende dal tempo tra l’acquisizione di un’informazione e la sua rievocazione.Tuttavia questa teoria lascia inspiegati alcuni fenomeni come il ricordo di eventi molto vecchi.

 

TEORIA DELL’INTERFERENZA:

secondo la quale l’oblio non dipende tanto dal tempo ma dall’interferenza esercitata da altre informazioni,immagazzinate prima o dopo l’evento che si vuole recuperare.

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AMNESIA 

L’amnesia a contrario dell’oblio è patologica e consiste in una perdita di neuroni.Esistono 2 tipi di amnesia: quella retrograda e anterograda. L’amnesia retrograda consiste in una perdita di eventi passati mentre l’amnesia anterograda riguarda l’impossibilità di immagazzinare nuovi ricordi. La durata differenzia anche i tipi di amnesia,infatti essa può essere limitata nel tempo o permanente.Le cause di un’amnesia possono essere traumi all’encefalo,assunzione di sostanze psicoattive o gravi malattie

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                                     PENSIERO

Con pensiero si indica la facoltà che permette all’uomo di rappresentarsi e dare significato la realtà che lo circonda.Noi per pensare utilizziamo:

SIMBOLI: mettere insieme due oggetti che appartengono a realtà diverse (utilizzati per comunicare soprattutto                        qualcosa di astratto). Es. cuore

 

CONCETTI: categorizzare la realtà in una classe generale. Es. mela,pera,banana = frutta

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TUTTI NOI PENSIAMO…       MA COME PENSIAMO?

La scienza che si occupa di studiare la capacità di ragionamento dell’uomo si chiama LOGICA e un contributo a questa scienza fu dato già in passato con Aristotele che teorizzò il SILLOGISMO, ovvero un tipo di ragionamento perfetto dove, data la premessa maggiore (M) e la premessa minore (m), la conclusione ne consegue di necessità.

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Esistono 3 tipi di sillogismo:

                              1 SILLOGISMO DEDUTTIVO VERO (va dal generale al particolare)

 

Es.             TUTTI GLI UOMINI SONO MORTALI (M)

SOCRATE è UN UOMO (m)

=

  CONCLUSIONE DI NECESSITà : SOCRATE è MORTALE

                                                                    (ciò che può non

essere da così

com’è)

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SILLOGISMO DEDUTTIVO FALSO

 

Es.               TUTTI GLI STUDENTI SONO SEMPRE ATTENTI ALLE LEZIONI (M)

GIULIO è UNO STUDENTE (m)

=

CONCLUSIONE: GIULIO è SEMPRE ATTENTO ALLE LEZIONI (FALSO)

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3 SILLOGISMO INDUTTIVO (va dal particolare al generale)

Es.       SOCRATE è UN UOMO (m)

                  GLI UOMINI SONO MORTALI (M)

=

             CONCLUSIONE: SOCRATE è MORTALE

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                                                         PENSIERO E LINGUAGGIO

Entrambi sono processi cognitivi e quindi ci permettono di dare senso alla realtà ma il collegamento fra questi due deriva dal fatto che pensiamo grazie al linguaggio e parliamo perchè abbiamo pensiero della realtà quindi, si può dire che si completano a vicenda.Alcuni studiosi addirittura parlano di relatività linguistica ovvero che, a seconda di quante parole conosciamo possiamo rappresentare la realtà in modo diverso.

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                                                             LINGUAGGIO

Indica la facoltà umana di esprimere e comunicare attraverso un sistema prettamente simbolico dato che, con la voce esprimo la mia realtà mentale, associando così insieme 2 realtà completamente diverse.

Nel linguaggio distinguiamo:

– FONEMI: unità sonora minima non ulteriormente scomponibile (A/B/C)

– MORFEMI: insieme di fonemi

– SINTASSI: frase di senso compiuto

 

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Come ho già detto pensiero e linguaggio sono strettamente collegati ma su quale venga prima e su come si sviluppano ci sono ancora delle teorie da formare.

PSICOLINGUISTICA è la scienza che spiega come si sviluppa il linguaggio nel bambino o anche detto infante cioè colui che non sa parlare. Ci sono diverse teorie:

 

TEORIA PER IMITAZIONE: secondo la quale il bambino cerca di ripetere ciò che ha sentito dire pur non   conoscendone il significato

 

2 TEORIA DI CHOMSKY: il quale dice che in realtà, in ogni bambino è presente una sorta di dispositivo (led) che      permette di acquisire il linguaggio del proprio gruppo sociale.

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                                                                  INTELLIGENZA

 

La parola deriva dal latino “intus” e “legere” e letteralmente significa “raccogliere fra”.

Non si può dare una definizione di intelligenza, però si può dire che essa sia una funzione complessa dell’uomo che viene considerata come prodotto del pensiero o proprietà dell’individuo.

 

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STUDI

Sono stati condotti molti studi, tra i primi troviamo quelli svolti da Binet nel 1905 quando venne incaricato in una classe prima di misurare il quoziente intellettivo presente nei bambini.Da questa ricerca ha elaborato il concetto di età mentale ovvero un risultato che si raggiunge dopo aver valutato alcuni argomenti.Ispirati da questi studi, Simon e Stern hanno elaborato una formula matematica per calcolare il quoziente intellettivo di un individuo. Età mentale non è da confondere con l’età cronologica ovvero l’età anagrafica.

 

FORMULA:         ETà MENTALE/ETà CRONOLOGICA     X     100 (numero convenzionale)

 

Per ricavare l’età mentale, i bambini venivano sottoposti a dei test adatti alla loro età e calcolare ciò era indispensabile per ricavare in maniera quantitativa il quoziente intellettivo. Se il risultato di questa formula era 100 significava che il bambino possedeva un’intelligenza standard, se era maggiore o minore a 100 voleva dire che, nel primo caso, il bambino aveva un ritardo mentale, mentre nel secondo che era super dotato. Un ritardo mentale può essere di 3 tipi: lieve,medio o grave.

 

 

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Mentre Simon e Stern hanno cercato di spiegare lo sviluppo progressivo dell’inteligenza durante la crescita, in età adulta non è possibile applicare la loro formula. Per questo, a fine anni ’30, Wechsler elabora un sistema di valutazione del quoziente intellettivo rivolto agli adulti dove utilizza un metodo statistico. Il metodo consiste nell’assegnare a un adulto 11 prove diverse per le quali sono necessarie operazioni mentali diverse; terminate le prove, il risultato viene paragonato al punteggio ottenuto dalla maggior parte degli individui nella sua fascia d’età. Questo modello, anche se ha subito delle variazioni, rimane ancora oggi il fondamento dei test di valutazione per adulti e bambini.

Misurare l’intelligenza però, indipendentemente dal metodo che si utilizza, non è facile.

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VARIE TEORIE

Sull’intelligenza ci sono molte teorie e tutte queste sono importanti.

 

TEORIE UNITARIE: considerano l’intelligenza come un fattore generale predominante sugli altri (solitamente            associato al pensiero logico)

 

TEORIE MULTIPLE: considerano l’intelligenza come un insieme di fattori ordinate in maniera gerarchica per   importanza

 

TEORIE STRUTTURALI: si occupano di definire le parti (abilità e fattori) che costituiscono l’intelligenza. Di questa       teoria fanno parte le teorie differenziali e psicometriche.

 

TEORIE FUNZIONALI: si occupa di capire quale sia il funzionamento delle abilità cognitive.

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TEORIE DIFFERENZIALI COMPRENDONO LE TEORIE FATTORIALI:

TEORIE FATTORIALI sono state elaborate da Spearman che svolse un’analisi fattoriale ovvero dei test eseguiti con lo scopo di valutare la variabilità dei fattori o abilità all’interno di una prestazione intellettiva.Da questi test giunse alla sua teoria chiamata bifattoriale, secondo la quale la misurazione delle prestazioni intellettive deriva dalla somma di 2 fattori, G e S. Con G si indica un fattore generale paragonabile all’energia mentale propria dell’individuo mentre S sta per più fattori che indicano una serie di abilità specifiche per ogni prestazione e dipendenti dal fattore g.

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CATTELL distingue 2 tipi fondamentali di intelligenza:

 

FLUIDA : capacità di acquisire nuove informazioni, immagazzinandole anche con nuove strategie. Essa diminuisce dopo i 30 anni.

CRISTALLIZZATA : capacità di utilizzare informazioni acquisite in passato, applicandole a nuove situazioni. Essa diminuisce dopo i 70 anni

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CONCEZIONI MULTIFATTORIALI

Si contrappongono alle teorie fattoriali le concezioni multifattoriali, nelle quali i principali esponenti sono Thurtone e Guilford.

Thurstone riconosceva diversi fattori in ogni processo intellettivo che contribuiscono all’intelligenza:

1 capacità di comprensione verbale

2 abilità numerica

3 abilità spaziale

4 abilità linguistica

5 rapidità della percezione

6 capacità di memorizzazione

7 capacità di ragionamento

Guildford nella sua teoria individuò 120 abilità intellettive diverse.La sua teoria potrebbe essere rappresentabile come una figura geometrica tridimensionale, evidenziando che in ogni processo intellettivo si trovano dei prodotti ordinati in sottocategorie indipendenti:operzioni mentali, contenuti ideativi, prodotti. Dagli studi di Guilford ricaviamo anche un’importante distinzione tra pensiero divergente e convergente.Il pensiero divergente è il pensiero creativo mentre quello convergente è il ragionamento logico-razionale.

 

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GLI PSICOLOGI COGNITIVISTI HANNO INDAGATO SUGLI ASPETTI FUNZIONALI DELL’INTELLIGENZA(come si è intelligenti)

 

Gardner riguardo questo afferma che si deve parlare di intelligenze al plurale e non di intelligenze al singolare.Nello specifico individua 9 intelligenze:

1 logico matematica

2 lingistica

3 spaziale

4 musicale

5 corporeo-cinestetica

6 interpersonale

7 intrapersonale

8 naturalistica

9 esistenziale

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                                                           INTELLIGENZA EMOTIVA

Non sempre avere un elevato quoziente intellettivo significa avere successo nella vita, l’intelligenza infatti deve essere anche pratica. Sternberg riguardo questo descrisse gli aspetti pratici dell’intelligenza che consistono nell’avere autocontrollo,autoconsapevolezza ed empatia.

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                          GRAZIE DELL’ATTENZIONE 

 

 

 

 

 

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