by Classe seconda Casacanditella
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La leggenda dell’artista contadino
Era una mattina fresca, ero appena uscito a raccogliere gli ortaggi per preparare una buona insalata per il pranzo; da lì si vedeva il meraviglioso paesaggio di Casacanditella, sovrastato dalla fievole luce dell’alba. Mentre raccoglievo l’insalata, sentii un leggero cinguettio che proveniva dal piantone di ulivo lì accanto. Decisi di controllare e trovai un piccolo nido sul ramo più basso, in cui erano contenute delle uova appena schiuse. A quel punto presi in mano i piccoli uccellini e decisi di portarli in casa per accudirli, dato che non vedevo la mamma lì presente. Prima, però, mi procurai del legno, così non appena fossi tornato a casa, avrei costruito una gabbia per tenerli al sicuro dai predatori.

Arrivato a casa, pulii il legno e lo tagliai a strisce, poi presi chiodi e martello e iniziai ad inchiodare i pezzi tra loro. Al termine del lungo lavoro, mi accorsi che la gabbia assomigliava ad una torre. Da quel giorno mi dilettai a costruire gabbie di tutte le dimensioni e forme, le più belle erano a forma di chiesa e a forma di orologio.

Un giorno, durante la costruzione di una delle tante casette, mi venne in mente di comporre una poesia e di chiamarla:”LU CANT D’ LU CILLUC”. Dopo intere nottate a comporre la poesia, decisi di recitarla nella piazza principale ai miei compaesani. Piacque talmente tanto ad alcuni di essi che me ne chiesero una copia, ed io fui veramente onorato di donargliela.
Qualche anno dopo, fui invitato a partecipare alle esposizioni nazionali di opere artigianali. Per questo evento molto importante, mi impegnai a rendere le gabbie più ampie e belle, dipingendole di mille colori. Arrivato il gran giorno, misi in mostra le gabbie e vidi che destarono l’interesse del pubblico. Dopo qualche settimana dalla mostra, decisi di aprire una bottega tutta mia di gabbie per uccelli. Con il passare dei giorni ricevevo sempre più clienti, chi più esigente, chi meno.
Oggi sono molto anziano, le ultime gabbiette che ho realizzato sono state quelle per i miei nipotini. I miei figli hanno potuto imparare questo mestiere da me e spero che quest’arte venga tramandata di generazione in generazione.
La leggenda del Barone
Si narra che nel 1400 a Casacanditella ci fosse un Barone di nome Corrado, uomo di bella presenza e abile cavaliere.
Proprio per la sua bravura fu invitato, assieme ad altri cavalieri della zona, a partecipare ad una giostra cavalleresca che si teneva a Guardiagrele. Tra le principesse che assistevano alla gara, il Barone notò l’affascinante Maria, figlia del principe Orsini di Guardiagrele.
Per lui fu un amore a prima vista e decise di chiederla in sposa a suo padre, uomo dal carattere duro e assai orgoglioso. Infatti rifiutò con fermezza la proposta di matrimonio, giacché l’aveva promessa in sposa ad un più importante signore locale.
Ma il barone, dopo alcuni giorni di accorata riflessione, capì che non poteva stare senza la sua Maria. Per questo cominciò ad incontrarla ogni sera con l’aiuto della nutrice di Maria.


La nutrice conosceva la sua Maria fin da quando era nata, vivace già da bambina, ma sensibile e di buona volontà.
Corrado, dopo essersi arrampicato sui rami della possente quercia, situata proprio sotto la finestra della stanza di Maria, era solito bussare quattro volte alla sua finestra per farsi riconoscere, ed entrava. Come sempre la loro amorosa chiacchierata si concludeva con un bacio.
Però un giorno la porta si aprì ed il signor Orsini, entrando, urlò a gran voce contro il Barone e, minacciandolo di morte, mise in fuga il povero innamorato.
Tornato a casa, il barone Corrado non riuscì a chiudere occhio, pensando a quello che aveva sentito dalla bocca del signor Orsini prima di fuggire: “Vedrai, non finisce qui… ci rivedremo presto!”.
Il mattino seguente il Barone sentì bussare alla porta del suo imponente castello e il messo del duca orsini li lesse questo messaggio: “Domani il duca Orsini di Guardiagrele sfiderà la vostra cavalleria per difendere la mano della sua amata figlia Maria” .
Presso la Piana della Madonna, all’alba si schierarono le truppe di Casacanditella. Poco dopo arrivò il Principe Orsini e lo scontro iniziò. La battaglia fu cruenta, il Barone si tenne sulla difensiva per non ferire il padre della fidanzata, ma la sua spada ad un certo punto si spezzò e il principe lo trafisse con violenza. Le truppe del Barone si dispersero, e si salvarono dai colpi nemici solo quelli che riuscirono a scappare. Quando i seguaci del principe riuscirono ad entrare in paese saccheggiarono il castello e anche le case private. Per un po’ di tempo il feudo di Casacanditella rimase all’ abbandono, fino a quando passò al duca di Vacri, che ne sfruttò le eccellenti qualità del territorio.
Il matrimonio di Augusta e Grenobel
Entrando nella sala, notai che il corredo era già stato sistemato e appariva candido con ricami colorati, in contrasto con il bianco delle grandi pareti e con l’ampio pavimento in mattoni.
Dalla porta d’ingresso iniziarono ad entrare i parenti e i vicini, con in mano numerose conocchie abbellite da nastri sgargianti. Io allora offrii loro squisite pizzelle e cialde calde da mangiare, gustosi vini e liquori da bere; inoltre ho lanciato in aria dolci confetti dai colori pastello che rimbalzarono sul pavimento facendo un rumore simile al picchiettio della pioggia.
Finito il rinfresco, tutti i parenti del mio fidanzato hanno preso il corredo al centro della sala e lo hanno depositato all’interno di grandi ceste, che verranno poi trasportate dalle giumente a casa dello sposo, dove dovrò trasferirmi. A quest’ora il corteo dello sposo sarà già partito e staranno arrivando. Sarebbe stato bellissimo sposare il mio Grenobel nel mio paese, la Schiavonia.
Si fece sera e ad un certo punto sentii bussare alla porta, riconobbi la voce di Grenobel, ma per quanto volessi vederlo e abbracciarlo, purtroppo la tradizione imponeva che dovevo farlo aspettare e rispondere che stavamo preparando tutto per il mio matrimonio.
Grenobel e il corteo ci dissero: “Siamo persone di passaggio, stanche, abbiamo fame!” e ripeterono questa frase più e più volte, finché, all’ennesimo nostro rifiuto, Grenobel forzò la porta, come voleva l’usanza, e riuscì ad entrare e, insieme a tutto il corteo, mangiammo e ballammo. La mattina seguente, domenica 24 giugno dell’anno 1796, era il giorno del matrimonio. Io ero a casa e Grenobel, assieme ai suonatori, andò a prendere i parenti vestiti a nozze. Le donne indossavano il vestito nuziale e gli uomini un abito nero . Le donne portavano in testa una conca di rame luccicante piena di vino e sulla quale era poggiata una grande ciambella guarnita con confetti gialli, verdi e azzurri, mentre gli uomini portavano in mano mezzo agnello . Dopo una breve colazione, ricca di prodotti tipici, partirono in corteo verso la mia bella dimora, tutta agghindata e sistemata per l’occasione.

Davanti al corteo c’ erano i suonatori, lo sposo, il compare e poi tutti gli altri. Una volta che questi ultimi furono arrivati a casa mia, ho indossato il mio abito bianco , cucito da mia madre . Il vestito era di lino, ricco di balze e ricamato sugli orli e intorno allo scollo . Uscii dalla porta e trovai tutto il corteo , e Giuseppe , il compare, mi consegnò la corona della Madonna e, infine, ci inginocchiammo tutti e pregammo la Madonna per alcuni silenziosi minuti .
Formammo due cortei : uno con i miei parenti al centro del quale c’era Grenobel e uno con i suoi parenti al centro del quale c’ero io.
Arrivati in chiesa, le donne presero posto in due file di sedie sulla destra (nella prima le mie parenti ed io , nella seconda le parenti del mio Grenobel), mentre gli uomini presero posto ai lati dell’altare . Grenobel si posizionò al mio fianco e finalmente il parroco ci unì in matrimonio. L’emozione e la gioia di quel momento diventarono un ricordo indelebile.
Dopo la cerimonia si riformò il corteo con i parenti di Grenobel davanti, e i miei dietro.
Davanti la chiesa, quando io e il mio sposo uscimmo, i ragazzi gridarono per avere i confetti e si ammassarono a raccoglierli . Durante il percorso per arrivare a casa mia, alcuni nostri amici spararono i mortaretti, in segno di augurio e di festa.
Arrivati a casa mia, si sedettero tutti a tavola per il pranzo che durò diverse ore. Portammo dieci portate e, mentre mangiavamo, i suonatori giravano fra i tavoli con stornellate paesane. Poco prima del tramonto i miei parenti mi salutarono con pianti e abbracci, poi si riformò il corteo che mi accompagnò a casa del mio sposo . Ero molto emozionata e anche un po’ intimorita dalla presenza di così tante persone a casa di Grenobel . Arrivata davanti a mia suocera, ella mi disse, baciandomi: “Tu di questa casa sei la nuova padrona, e mamma mi devi chiamare, con tutti sappiti comportare e lo sposo devi sempre
amare”. Entrai in casa e , dopo aver salutato tutti i presenti , facemmo una preghiera alla Madonna , e Giuseppe, il compare, mi tolse la corona dalla testa e infine andammo tutti al cenone e mangiammo e cantammo tutta la notte.
LA LEGGENDA DELLA QUERCIA DELLA MADONNA
Il 15 Agosto del 1058 un giovane pastore di nome Domenico, vestito con abiti poveri, pascolava le sue pecore. Ad un certo punto fu attratto da una luce abbagliante, così forte da far scappare le sue pecore; Domenico, essendo molto curioso, lasciò andare le pecore e si avvicinò alla fonte di luce. Lentamente nelle luce si fece nitida una sagoma femminile. Quest’ ultima aveva un telo azzurro che ricopriva la veste bianca. Mano a mano che la luce si affievolisce si delineo un viso delicato nella sua perfezione.
Domenico si inginocchiò e sentì una voce dolce e delicata, che li disse :<<Io sono Maria, madre di Dio>>. Domenico spaventato e meravigliato in un primo momento non riuscì a rispondere, ma poi la Madonna gli sorrise, così il pastorello prese coraggio e con voce bassa e rauca disse:<<Perché Madonna, ha scelto un povero pastore come me per la sua apparizione?>>


La Madonna rispose:<<Tu sei un ragazzo umile e generoso e chi meglio di te poteva compiere questo incarico; spargi la voce dell’apparizione e insieme costruite una chiesa in mio onore.>> Domenico onorato disse:<<Certo sarà fatto>> Domenico da quel giorno cominciò a narrare la sua vicenda. Così col passare del tempo cominciarono a fare piccoli pellegrinaggi per Casacanditella a conoscere il luogo dell’apparizione anche con donazioni per costruire la chiesa.

Published: Apr 9, 2018
Latest Revision: Apr 9, 2018
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