letteratura del ‘900

by Emanuele Cabrini

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letteratura del ‘900

  • Joined Mar 2020
  • Published Books 1

 

 

 

 

 

LETTERATURA DEL ‘900

 

by Albiero Silvia

e

Cabrini Emanuele

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GIOVANNI PASCOLI

 

La vita:

Giovanni Pascoli nacque nel 1855 a San Mauro di Romagna ed era quarto di 10 figli. Fin da piccolo ebbe buoni insegnanti che gli trasmisero la passione per i classici. Purtroppo nel 1867 il padre fu assassinato tornando da un viaggio a Cesena, e questo gli segnò la fine dell’infanzia e l’ingresso al mondo degli adulti.

Nel giro di pochi anni morirono altri parenti e per Pascoli si era rotto ciò che lui definiva “nido” familiare.

Intanto le condizioni economiche stavano peggiorando però grazie ad una borsa di studio riuscì a continuare gli studi a Bologna nella facoltà di lettere. Però durante questi anni visse in un periodo di crisi, preoccupato per le difficoltà economiche e per la lontananza dalla famiglia. Pascoli fu arrestato per aver partecipato a una manifestazione a favore degli anarchici, ma fu presto liberato grazie all’aiuto di Giosuè Carducci. Pascoli finì gli studi, si laureò e iniziò ad insegnare latino e greco. A 38 anni pubblicò il Myricae, una raccolta poetica.

In seguito comprò una casetta a Castelvecchio dove visse con suo sorella Maria (Mariù) e cerco di ricostruire il nido famigliare.

A 50 anni fu nominato insegnante di lettere all’università di Bologna come successore di Carducci.

Nell’ultimo periodo della sua vita scrisse altre opere come i Canti di Castelvecchio e morì di malattia a 57 anni.

 

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Le opere:

 

I temi di questi canti sono lo smarrimento dell’uomo, il ricordo degli anni lontani, esperienze amorose ma anche la morte, vista come rifugio o come regressione nel grembo materno.

 

NIDO: Per pascoli il “nido” è il simbolo più frequente nelle sue poesia, e lo compara al nido di “casa”, luogo di protezione, o “culla” segno della regressione all’infanzia, fino al nido “vuoto”, il cimitero, dove i morti tornano a confortare chi è rimasto in vita. Nella poesia del 1899, “Nebbia”, la nebbia da elemento atmosferico del paesaggio diventa simbolo di una protezione impalpabile, che mentre impedisce di vedere il mondo esterno, isola il poeta nel proprio nido domestico. Il cimitero per pascoli è come un nido vuoto, e la morte non è attesa con angoscia, ma piuttosto è un ricongiungimento con i propri famigliari, un approdo nel “nido” finalmente ritrovato.

Nella poesia “Il gelsomino notturno” , Pascoli fa un paragone tra il grembo materno e il gelsomino notturno, che apre i suoi petali rossi al cadere della sera per richiuderli ai primi raggi del sole, come la giovane donna è pronta ad accogliere la maternità, sbocciando come fragole nel crepuscolo.

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La poetica e lo stile:

 

POETICA DEL FANCIULLINO: La lirica di Giovanni Pascoli, fu ritenuta semplice, descrittiva. I tratti più significativi della sua poetica sono descritti ne “Il fanciullino” scritto nel 1897, in cui viene affermata la natura irrazionale e intuitiva della creazione artistica. Pascoli considera la poesia come ricordo del momento magico, legato all’età infantile, in cui il bambino scopre nelle cose che lo circondano, anche nelle più umili e consuete, il senso nascosto e segreto. Mentre gli uomini comuni, crescendo e diventando adulti, perdono la capacità di guardare con stupore ciò che vedono.

 

SIMBOLISMO: Nella poesia francese nella seconda metà dell’Ottocento i poeti vogliono presentare la realtà attraverso una visione soggettiva e personale, in sintonia con il loro stato d’animo, filtrando il mondo esterno attraverso suoni, immagini e colori, ritrovando negli elementi naturali una corrispondenza con le emozioni. La rottura rispetto ai temi e alle scelte stilistiche del Romanticismo viene compiuta da una raccolta di poesie che nasce dalla sofferenza e dalle tenebre: I Fiori del male di Charles Baudelaire, i cui temi tipici erano lo squallore della vita contemporanea, del brutto e del diverso. Il poeta s’immagina come un albatro che la il cielo per camminare goffo sulla terra, trovandosi in un “mondo” di cui non comprende il senso.

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X agosto: la poesia di Pascoli

 

San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla arde e cade,
perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.

 

Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena de’ suoi rondinini.

 

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

 

Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono…

 

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

 

E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!

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ITALO SVEVO

 

La vita:

 

Italo Svevo nasce a Trieste, allora territorio dell’impero asburgico, il 19 dicembre 1861, da padre ebreo tedesco, Francesco Schmitz, e madre italiana, Allegra Moravia. 

Gli studi di Svevo, iniziati in Baviera e proseguiti nel 1878 a Trieste, vengono indirizzati dal padre verso la carriera commerciale, ma il giovane Svevo contemporaneamente si dedica alla lettura di scrittori tedeschi, come Goethe, Schiller, Heine, manifestando il suo grande interesse letterario.

Fa parte di un’agiata famiglia borghese ma nel 1880, in seguito ad un investimento industriale sbagliato, l’azienda paterna fallisce e Svevo si trova a vivere l’esperienza della declassazione sociale passando dall’agio borghese ad una condizione di ristrettezza. 

Italo Svevo è costretto a cercare lavoro e ad impiegarsi presso la filiale triestina della Banca di Vienna, presso cui rimane per un ventennio.

Parallelamente coltiva la sua passione letteraria cominciando a scrivere. Esordisce con una breve novella Una lotta, apparsa sull’”Indipendente” nel 1888, dove due anni dopo, nell’ottobre 1890, pubblica anche il racconto L’assassinio di via Belpoggio.

 

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Produzione letteraria:

 

Italo Svevo fa parte di quella generazione di autori, Proust, Joyce, Woolf, Pirandello, che, all’inizio del Novecento rinnovano totalmente la struttura narrativa. I fatti narrati nei suoi romanzi, incentrati sulla crisi della società borghese e sulla mancanza di certezze, acquistano significato in relazione alle emozioni e ai pensieri dei personaggi, la cui psicologia viene scandagliata con i nuovi strumenti psicoanalitici.

L’origine triestina di Svevo costituisce un fattore determinante per la sua produzione letteraria, infatti Trieste è una città aperta agli influssi delle correnti europee, il che comporta il distacco dal verismo regionalistico nostrano, la struttura psicologica dei suoi romanzi e lo stile antiletterario.

La Trieste del tardo Ottocento è un ambiente dinamico dove un’attivissima borghesia imprenditoriale e la mescolanza di popoli, lingue e culture diverse, contribuiscono a farne un centro culturale cosmopolita e mitteleuropeo, che si distacca dalle tendenze e dai problemi della contemporanea cultura italiana.

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La poetica e lo stile:

 

Svevo vede nella letteratura e nella scrittura degli strumenti di conoscenza della realtà. Per lui la letteratura deve essere libera da formalismi, retorica e perfezione linguistica.

Il lessico di Svevo è essenziale e povero, utilizza una sintassi elementare, usa termini tecnici e dialettalismi triestini, calchi dal tedesco, plurilinguismo. Il suo stile antiletterario e antiretorico riflette, il mondo reale e le assurdità e contraddizioni della vita di ogni giorno.

Svevo ricorre ad una nuova tecnica narrativa in cui il protagonista tramite il ricordo si autoanalizza. Il narratore non è più esterno e onnisciente (come per la narrativa ottocentesca) ma interno e partecipe. 

Le categorie spazio-temporali si dissolvono, lo spazio diventa secondario, vi è una rinuncia alla ricostruzione dettagliata dello scenario storico e sociale, il tempo è quello della coscienza che prevale nettamente sulla narrazione dei fatti che segue il flusso della coscienza (come per Joyce) e porta all’analisi dell’interiorità problematica del personaggio e al monologo interiore.

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