RIFLESSIONI IN QUARANTENA
Gli adolescenti alla riscoperta dei valori della vita!
TENIAMOCI DISTANTI OGGI PER ABBRACCIARCI PIÙ FORTE DOMANI
Questo che stiamo vivendo è sicuramente il periodo più strano e “lento“ che potessimo mai immaginare. Io non avrei mai pensato che abbracciare qualcuno potesse essere così complicato e che viaggiare per il mondo sarebbe stato difficile, eppure adesso è così. Inizialmente ho sottovalutato questa situazione, come molte altre persone penso, perché chi avrebbe mai pensato che tutto questo si potesse avverare realmente, per me era tutto così surreale, inimmaginabile; però purtroppo quel giorno è arrivato e ormai sono 21 giorni che siamo rinchiusi in casa per cercare di combattere un nemico invisibile tanto quanto insidioso. Bar, ristoranti, discoteche, scuole, ormai è tutto chiuso, tranne supermercati e ospedali dove tutti i giorni persone mettono a rischio la loro vita per salvarne un’altra. Per la mia generazione è stato sicuramente un brutto colpo, non possiamo più andare a scuola, non possiamo uscire con i nostri amici, abbiamo visto trasformare le nostre giornate piene di vita, di impegni in giorni asettici, noiosi e monotoni così stiamo cercando di reinventare la nostra classica quotidianità in qualche modo anche se senza scuola e amici, in una vita sotto sorveglianza, c’è solo da capire come impiegare il nostro tempo. Io, personalmente, sto cercando di non pensare troppo a questa situazione, non seguo molto il telegiornale e le notizie, perché sono sicura che per me sarebbe peggio. Per quanto riguarda la scuola, ogni mattina partecipo alle lezioni online proposte dalla scuola e cerco sempre di consegnare i compiti che ci assegnano in tempo; diciamo che io ho la fortuna di vivere in campagna quindi ho molto spazio verde intorno casa, quindi a volte esco e faccio la lezione in giardino per non stare sempre chiusa in camera. Con i miei amici sono in contatto tramite i social network WhatsApp e Instagram, ogni tanto facciamo anche delle videochiamate per passare del tempo e divertirci un po’. Però, la cosa che più mi è dispiaciuto è sicuramente aver interrotto gli allenamenti di danza ma, io con le mie compagne di danza, ci siamo messe d’accordo con la nostra insegnante per delle lezioni online. Oltre alle lezioni online la nostra insegnante a volte ci da come dei compiti per casa, ad esempio adesso bisogna creare da sole un pezzo di una coreografia e poi inviarglielo, è una nuova esperienza per me perché non ho mai creato una coreografia mia però lo trovo molto stimolante e non vedo l’ora di iniziare. Delle volte ci siamo ritrovate anche in videochiamata la sera per guardare i balletti più famosi che in questi giorni stanno mettendo alla televisione. Diciamo quindi che tra tutte queste cose riesco ad impiegare bene il mio tempo però a volte nei punti morti, come ad esempio dopo cena, o cerco un film o una serie tv su Netflix da guardare, magari anche con i miei genitori perché visto che normalmente per i vari impegni non riesco a passarci molto tempo, adesso durante questa quarantena cerco di stare di più anche con loro, oppure mi metto sul letto e prendo il mio “ Diario della quarantena “, ho deciso di chiamarlo così, e praticamente è dove scrivo tutto quello che mi passa per la testa, le emozioni che sto passando e vivendo durante questo periodo. Ovviamente, come penso a tutti, la mia vita di prima mi manca, mi manca stare fuori fino a tardi il sabato sera con i miei amici, mi manca la sala di danza, mi manca mettermi le punte, mi manca la mia migliore amica, mia sorella e mi manca persino la scuola, insomma tutto.
Veronica P.
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Il 5 marzo per noi ragazzi si rompeva un filo, il filo della libertà, dei giochi in classe con i compagni, della ricreazione tutti insieme, delle gite per esplorare nuovi posti.
Abbiamo sempre sentito dire da genitori e Proff. che è in classe con i compagni, con i docenti che ci prepariamo al nostro futuro, poi , all’improvviso ci hanno detto NO, non si sta più con nessuno.
Basta palestra, basta le corse per saltare su un pullman dove non entra nemmeno uno spillo, basta partite allo stadio, basta cinema, basta pub. basta. Stop.
Da un giorno all’altro ci hanno chiesto di diventare adulti, di essere responsabili verso noi stessi e soprattutto verso chi amiamo.
E’ cambiato totalmente il copione, prima se stavamo un po’ in più al computer ci sentivamo dire : “Esci un po’, sei sempre attaccato a quel coso” , e oggi ci dicono ; “Non azzardarti ad uscire, vai un po’ al computer”.
Ci hanno chiesto di stare imprigionati in un momento della nostra vita che per definizione è relazione con gli altri, esplorazione, iniziare a stare fuori dal nido. Allora che si fa? Non abbiamo certo alternative, per uno strano scherzo del destino noi ragazzi sembra che siamo più forti dei nostri genitori, dei nostri nonni e quindi dobbiamo proteggerli.
Ognuno di noi cerca di inventarsi qualcosa per trascorrere queste giornate monotone. La mattinata passa abbastanza in fretta , ci sono le videolezioni, le interrogazioni, chiacchieriamo tutti insieme, ci prendiamo in giro per i voti e sembra quasi di essere a scuola. L’ora di pranzo è diventata strana. prima si mangiava distrattamente, si finiva e subito alla tv o al pc. Ora no, è diverso. ci sediamo tutti a tavola, si scherza se mamma ha bruciato qualcosa o se è salato; si discute tranquillamente di tutto, dai sogni alla politica, di film, di personaggi, di coronavirus, di prezzi. Si parla molto, ora che nessuno esce e non ci sarebbe quasi niente da dire, noi a casa parliamo tantissimo.
Ho anche “riscoperto” di avere un fratellone simpaticisimo. Vediamo insieme le serie tv, giochiamo alla play, ci alleniamo insieme e qualche volta facciamo a botte ma scherzando.
Certo questa reclusione forzata non è facile, è pesante si, ma non impossibile. I nostri nonni sono andati in guerra, sotto i bombardamenti, hanno sofferto la fame. Noi siamo sdraiati su un divano, frigo pieno, tv, computer , tutti i mezzi possibili per vedere anche i film con gli amici stando lontani, Non è poi un sacrificio impossibile. l’altro giorno ascoltavamo un programma nel quale si diceva che questa reclusione cambierà il nostro modo futuro di stare con gli altri. Iio non credo. Certo, all’inizio non puoi uscire e toccare tutti, ma poi si tornerà alla normalità. Anzi penso che stranamente questa chiusura abbia rafforzato molti rapporti. Ci sono amici con i quali si parla per un giorno intero, ci scambiamo confidenze, paure, cosa che prima non accadeva.
Ecco, forse il fermarci per un momento ci ha fatto scoprire prematuramente dei valori che non conoscevamo, o meglio che davamo per scontati.
Io ho capito molto presto il valore della famiglia, è la mia forza, il mio mondo, il mio tutto. In questo particolare momento poi c’è proprio il piacere e non il bisogno di stare insieme.
La pandemia passerà, ritorneremo alle nostre vite, alcuni più di altri ne usciranno segnati, ma la vita andrà avanti e noi con lei.
Siamo entrati in questo caos infernale come degli adolescenti che si credevano invincibili, che tutto ciò che avevano era normale, anche banale, ovvio, scontato; ne usciremo come dei piccoli adulti che apprezzeranno ancor di più la scuola, lo stare insieme e non seduti a mangiare una pizza e tutti con gli occhi sul cellulare.
BRUNO R.
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Essere adolescenti in questo periodo è veramente complicato, ed io che sono un ragazzo di quasi 17 anni ne so qualcosa. Dal 4 marzo la scuola è stata chiusa inizialmente fino al 15 marzo e, successivamente, fino al 3 aprile, anche se molto probabilmente questa decisione verrà prorogata. Devo dire che noi adolescenti abbiamo preso subito molto sul serio questo problema del Coronavirus fin dalla fine di febbraio quando si è scatenato, ma forse lo abbiamo anche un po’ sottovalutato per quanto riguarda la possibilità che potesse arrivare anche qua in Toscana. Abbiamo iniziato a capire che la situazione era difficile appunto pochi giorni prima della chiusura delle scuole quando in Lombardia i numeri iniziavano a aumentare dismisura. Ho quindi appreso la decisione di chiudere le scuole sia con paura per quello che stava succedendo, ma allo stesso tempo con felicità come succede a qualsiasi ragazzo a cui viene chiusa la scuola per un periodo. I primi 5 giorni nonostante la chiusura delle scuole i luoghi pubblici erano aperti e quindi mi potevo ritrovare con i miei amici per giocare e parlare di quello che stava avvenendo. Successivamente è stato però emanato un nuovo decreto che appunto impediva di uscire di casa e a quel punto la mia vita, e quella di tutti, è cambiata. Sono stato costretto a riorganizzarmi la giornata, cercando di impegnare tutte le ore e di trovare qualcosa da fare nei momenti morti. Inizialmente devo dire che è stato molto complicato solo pensare a come passare questi lunghi giorni, ma poi ho iniziato a trovare il modo di passare il tempo. La mattina le videolezioni, il pomeriggio mi alleno da solo anche se non è facile per farmi trovare pronto quando ripartirà il campionato e a volte aiuto il mio babbo che lavora nel giardino, successivamente faccio i compiti e così arrivo abbastanza rapidamente alla cena scambiando messaggi via social con i miei amici ed alcune volte chiamate. Devo dire che il momento più triste da affrontare per me è il dopocena quando i miei amici giocano tutti alla PS4. Io, purtroppo o per fortuna, non la ho e quindi devo cercare di occupare in un altro modo il mio tempo. La maggior parte delle volte cerco di trovare qualche film da guardare ma, non essendo molto appassionato alla televisione e alle serie tv molte volte finisco col decidere di non guardare nulla. Allora finisco con sfidare il mio babbo a biliardino,visto che pure lui si annoia. Purtroppo io lo batto facilmente e quindi in pochi minuti il nostro divertimento finisce. Allora rientrato in casa mi metto a vedere video su Youtube soprattutto riguardanti il calcio. Certamente ci sono momenti della mia vita che mi mancano, come i sabati sera al circolo di Palaia con i miei amici e le pedalate in collina in bicicletta, ma devo dire che la cosa che mi manca di più è potermi rimettere i guantoni da portiere, emozionarmi ogni volta che faccio una parata e giocare con la mia squadra spensierato. Comunque questa quarantena mi ha fatto anche riscoprire valori in passato dati per scontato come la bellezza della libertà, di muoversi, di fare quello che vogliamo e con chi vogliamo, inoltre vedo anche l’amicizia sotto un altro punto di vista perché infatti se prima potevamo avere rapporti con gli amici tutti i giorni oggi non possiamo e la loro importanza si sente sempre di più. Inoltre, questa quarantena mi ha fatto stringere rapporti più solidi con le mie sorelle con le quali per esempio a volte gioco a pallavolo e con il mio babbo con cui gioco a biliardino e a carte ma lì i rapporti di forza si rovesciano a suo favore. Devo dire quindi che questa quarantena è difficile da sopportare e rispettare, ma ha avuto comunque dei risvolti positivi.
Giorgio C.
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Stiamo vivendo una situazione terribile a causa del virus COVID-19 che ci ha colpiti.
È un momento scioccante per tutti: ognuno è preoccupato per la propria salute, purtroppo sono numerose le famiglie colpite dai lutti e la via di uscita da questa crisi sembra essere ancora troppo lontana.
i provvedimenti in atto ci permettono di salvaguardare noi e gli altri ,attraverso rigide misure restrittive che rappresentano il nostro piccolo contributo in questa guerra globale.
Personalmente posso affermare che vivere una situazione di emergenza sanitaria è un momento di cambiamenti dalla normalità a cui non eravamo abituati, un momento difficile perché siamo lontani dalle persone a noi care e siamo inoltra circondati da notizie terribili. Tuttavia siamo anche confortati da pensieri che vogliono trasmettere speranza, da iniziative come i flash mob che ci uniscono e dalla forza e il coraggio di coloro che stanno lottando, rischiando la vita , per tutti noi.
La mia routine é stata stravolta, così la mattina, invece di andare a scuola, partecipo alle lezioni online e faccio i compiti, mentre nel pomeriggio ho molto tempo libero solitamente. Perciò posso dedicarmi a svariate attività: guardo serie TV, mi mantengo sempre in contatto con i miei amici, faccio degli allenamenti e cucino con mia sorella, che è una delle cose che preferisco.
Questi avvenimenti mi portano però a riflettere su vari aspetti della mia vita precedente a tutto ciò e alle mie giornate attuali, tra le quali ho notato grandi e numerose differenze.
Come tutti gli adolescenti, ho sempre considerato ovvia la possibilità di andare a scuola, di fare sport, di uscire in ogni momento con gli amici.
Tutto ci è sempre sembrato monotono e ordinario, mentre adesso sarei disposta a compiere qualsiasi cosa per poterle rifare nuovamente.
A causa del distanziamento sociale, sento la mancanza e il desiderio di piccolezze che si sono rivelate importanti: dall’andare a scuola, a mangiare una pizza con gli amici senza temere per la nostra salute.
Tutti noi studenti almeno una volta abbiamo desiderato di poter rimanere a casa per non doversi alzare presto la mattina per prepararci ad andare a scuola e affrontare le ore di lezione, ma adesso che questo desiderio si è trasformato in realtà, capisco il valore della quotidianità che vivevo ogni giorno, dai compagni alle professoresse/professori, alle lezioni in classe, alle esperienze vissute a scuola.
La situazione si è ribaltata perché adesso consideriamo una “prigione” la nostra casa.
Fortunatamente i professori sono stati disponibili e pronti a rassicurarci e a tenerci impegnati con le lezioni che ci permettono di continuare il nostro percorso scolastico ricordandoci che non siamo in vacanza.
Durante la benedizione “Urbi et Orbi” Papa Francesco ha espresso un pensiero che mi ha colpito molto: “Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati… ma tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti.”
Questa situazione negativa spero che possa essere un insegnamento, un occasione per fermarci a riflettere e unirci ancora più di prima e uscirne rafforzati.
Come afferma Facchinetti nella sua dedica alla città di Bergamo “ la tempesta che ci travolge ci piega ma non ci spezzerà. Siamo nati per combattere la sorte ma ogni volta abbiamo sempre vinto noi. Questi giorni cambieranno i nostri giorni ma stavolta impareremo un pò di più.”
Attraverso i social mi è anche possibile vedere e leggere testimonianze di medici, infermieri e operatori sanitari e chiunque si sia messo a disposizione in questa lotta.
Essi sono affaticati, esausti e impauriti dal nemico che hanno tutti i giorni davanti a loro ma rappresentano la forza e coloro verso cui la riconoscenza non sarà mai sufficiente.
L’augurio e la speranza che ho e che sono convinta di condividere con tutti, sono il superamento di un periodo così buio e drammatico, la possibilità di ritornare alla libertà portando con noi quello che abbiamo vissuto, le immagini che abbiamo visto e le notizie che abbiamo sentito dai telegiornali che sicuramente saranno indelebili dentro di noi.
Soprattutto spero che quando sarà possibile annullare il distanziamento sociale non ci sia diffidenza o paura nel ricevere un abbraccio o nell’avere accanto a noi qualcuno, perchè personalmente credo che questa sarebbe molto grave.
Ancora oggi vedendo la possibilità di uscire e tornare alla vita normale molto lontana, non ho pianificato cosa farò, ma sono certa che in qualsiasi momento accadrà il mio primo pensiero andrà alle persone a cui voglio bene e poco a poco il ritorno alle mie abitudini.
Arianna S.
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In questo difficile periodo, la nostra vita è cambiata ed è diventata monotona perché costretti a rimanere chiusi in casa, in modo da evitare di essere contagiati o, se asintomatici, di contagiare qualcun altro.
Questo rischio di contagio è dato dal nuovo virus chiamato “Coronavirus” o “Covid-19” che si è inizialmente sviluppato in Cina, nella città di Wuhan, per poi arrivare in Europa e in tutto il resto del mondo.
Attualmente l’Italia è il terzo Paese per numero di contagi e il secondo per numero di morti; questo ci fa capire in che situazione difficile siamo in questo momento, ma soprattutto l’importanza di rimanere nelle nostre case e di uscire solo per procurarsi del cibo e per lavorare.
Questa quarantena a me personalmente, come penso per molte altre persone,ha cambiato totalmente la vita: prima di tutto ciò, io ero molto impegnato durante la giornata tra scuola, lezione per casa, allenamenti e partite di calcio e stavo a casa soltanto la sera per cenare e rilassarmi giocando alla play con i miei amici e guardando qualche serie televisiva.
Adesso io sto a casa tutto il giorno e per me è una sensazione strana perché mi sono ritrovato, improvvisamente, da essere sempre impegnato, a non saper cosa fare pur di far passare un po’ il tempo.
Durante queste lunghe giornate io partecipo alle video-lezioni fatte dai professori in modo da non perdere il contatto con la scuola, faccio la lezione che loro ci assegnano e poi passo il resto del tempo ad allenarmi fuori in giardino, a giocare alla playstation e a guardare molte serie televisive sulle piattaforme di “Netflix” e di “Sky”. Infine, io mantengo i contatti con i miei amici e con alcuni miei familiari tramite applicazioni come Whatsapp, Instagram e Skype, in modo da parlare un po’ con loro, anche di quello che sta accadendo.
Se devo trovare due aspetti positivi della quarantena sono il fatto di poter passare più tempo con la mia famiglia e con i miei nonni, cosa che prima non facevo mai, e di potermi rilassare un po’,anche se ormai è da tanto che lo sto facendo.
Spero che questa situazione migliori il prima possibile, e che ovviamente tutto torni alla normalità, perché come tutti, ho voglia di tornare a giocare a calcio, che per me è la cosa più bella, di uscire e divertirmi con i miei amici e soprattutto di essere libero di uscire di casa quando voglio, anche perché questo virus ci sta praticamente togliendo la nostra libertà.
Ogni giorno,infatti, aspetto con ansia il bollettino dato dal capo del Dipartimento della Protezione Civile Angelo Borrelli nella conferenza stampa delle 18:00,il quale indica il numero di contagi,di morti e di guariti che si sono verificati nelle ultime 24 ore.
Io credo che se noi ora ci troviamo ad essere costretti a rimanere giustamente a casa per combattere il”Covid-19” è perché, evidentemente, era stata sottovalutata la sua pericolosità dal mondo intero. Infatti l’Italia, per chiudere i confini e dichiararsi zona rossa, ha dovuto aspettare di verificarlo personalmente il pericolo di questo virus, e così come tutto il resto del mondo, perché come ho detto prima non è stato considerato pericoloso per la nostra società. E non capisco come sia possibile, che con le tecnologie di oggi e con l’alto livello sanitario, soprattutto quello italiano, non si sia capito immediatamente di che cosa fosse capace il “Coronavirus”, vedendo anche in che condizioni si trovava Wuhan e tutta la Cina, tanto che alcuni dichiaravano che fosse semplicemente un’influenza leggermente più grave.
Appena usciremo da questa situazione, ritornerò a fare le stesse cose che ho sempre fatto, ma con un valore aggiunto, cioè quello di farle mettendoci il massimo impegno, e di godermele, perché da un momento all’altro potrei perderle, come sta succedendo in questo preciso momento.
Matteo G.
Matteo
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Il covid-19 ha travolto la mia vita così come quella di tutti noi italiani, tutti ne abbiamo avuto una maggiore conoscenza attraverso i telegiornali, anche io che non ero più abituata a guardarli.
Rimanendo a casa mi manca vedere tutti i miei amici, i professori e i compagni di classe; tra queste persone c’è anche il mio ragazzo che ero abituata a vedere tutte le domeniche, mentre adesso ci limitiamo a vederci tramite webcam, così come faccio con le lezioni online. Come a tutti, oltre al non poter vedere i miei affetti più cari, mi mancano tante altre cose, come non poter andare a fare shopping, non poter uscire per mangiare un bel gelato oppure non poter andare a fare una passeggiata al mare.
Per trascorrere meglio questa quarantena continuo a portare avanti i miei doveri facendo i compiti che ci assegnano tutti i giorni; il tempo restante lo passo su Youtube, Instagram e Whatsapp. La sera, invece, quando sono nel momento della noia totale, cerco di costruire alcuni birilli per poi giocare a bowling in casa, naturalmente i birilli sono fatti con rotoli di scottex finiti, giornali vecchi e scotch mentre la pallina è una in gomma.
Con questa situazione ho riscoperto il valore della famiglia, non perché non volessi bene ai miei genitori ma perché essendo una teenager preferisco molto di più uscire con i miei amici che stare con loro; mentre adesso ho capito che passarci più tempo insieme è importante ed anzi non è affatto noioso. Prima tendevo a trascurare i miei animali, adesso cerco di curarli molto di più e di trasmettere loro tutto il mio bene.
Appena questa pandemia sarà solo un ricordo lontano tornerò ad essere di nuovo libera e me stessa, metterò al primo posto i valori di sempre, passerò più tempo con i miei amici e il mio ragazzo, soprattutto cercherò di prestare più attenzione alla mia famiglia e agli animali, proprio perché quest’ultimi hanno la necessità delle mie cure.
Serena P.
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Gli adolescenti alla riscoperta dei valori della storia del nostro Paese: i loro commenti sull’INNO Nazionale!
In queste settimane, stiamo sentendo quasi ogni giorno alla Tv o anche semplicemente fuori dalle terrazze delle nostre città e paesi, cantare il nostro Inno italiano. Questo viene fatto per incoraggiare tutti quanti, per affrontare il problema che sta causando ormai migliaia di morti e di contagi: il Coronavirus.
Siamo costretti infatti a rimanere chiusi in casa e, per cercare di non pensare al problema che si trova al nostro esterno, cantiamo fuori dai nostri terrazzi e balconi ed esaltiamo al nostro incredibile Inno.
Quest’Inno ovviamente ha una sua singolare storia.
Dobbiamo difatti alla città di Genova Il Canto degli Italiani, meglio conosciuto come Inno di Mameli.
Scritto nell’autunno del 1847 dall’allora ventenne studente e patriota Goffredo Mameli, musicato poco dopo a Torino da un altro genovese, Michele Novaro, il Canto degli Italiani nacque in quel clima di fervore patriottico che già preludeva alla guerra contro l’Austria.
L’immediatezza dei versi e l’impeto della melodia ne fecero il più amato canto dell’ unificazione, non solo durante la stagione risorgimentale, ma anche nei decenni successivi.
Ogni frase e parola dell’Inno nazionale poi è formato da un profondo significato, che ci segna ancora nel tempo e nei nostri ricordi.
Il tema principale è il forte desiderio di ribellarsi all’oppressore straniero e raccogliersi sotto un’unica
bandiera, creare uno stato unico: nel 1848 l’Italia era ancora difatti divisa in sette Stati (Regno delle due Sicilie, Stato Pontificio, Regno di Sardegna, Granducato di Toscana, Regno Lombardo-Veneto, Ducato di Parma, Ducato di Modena). Insomma, questa si riferisce principalmente alle lotte e alle battaglie per la libertà.
È stato molto curioso sapere la profonda storia e significato del mio Inno nazionale, l’Inno italiano: un canto che tutti sanno a memoria ma che, probabilmente, non ne sanno la sua reale storia.
Ora anch’io ne conosco il suo pieno significato e, sapere ciò, mi rende partecipe del grande sforzo dei miei antenati, che hanno lottato per avere la libertà. In fondo, è grazie a loro che adesso abbiamo una vita del genere: privilegiamo di diritti e doveri, di una legge ferrea e di scuole che ci insegnano come andare avanti nel mondo e vivere in modo sempre più positivo.
Penso che, anche se l’Italia cambierà molto nel corso del tempo, con l’arrivo di nuove tecnologie, nuovi invenzione e nuovi modi di pensare, il nostro Inno non cambierà mai nel trascorrere del tempo: questa non perderà mail il suo iniziale e vecchio fascino.
Penso anche che l’Inno nazionale, in generale, sia un simbolo molto importante per tutti i paesi che ne hanno e ne cantano uno: questo infatti è una parte molto importante per il paese in questione, ne costituisce la sua storia e parte della nazione stessa.
Sara L.
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Il Canto degli Italiani, conosciuto anche come Fratelli d’Italia, Inno di
Mameli, Canto nazionale o Inno d’Italia, è un canto risorgimentale scritto
da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro nel 1847.
Il canto fu molto popolare durante il Risorgimento e per decine di anni successivi, anche se dopo l’Unità d’Italia , come inno del Regno d’Italia era stata scelta la Marcia Reale, che era il brano ufficiale di Casa Savoia.
In quel periodo il Canto degli Italiani era infatti considerato troppo poco conservatore rispetto alla situazione politica dell’epoca.
Dopo la seconda guerra mondiale quando l’Italia diventò una Repubblica il Canto degli Italiani fu scelto come Inno nazionale provvisorio.
Successivamente ci sono state varie iniziative parlamentari per renderlo ufficiale.
Siamo abituati a sentire l’Inno d’Italia ogni volta che gioca una Nazionale
sportiva, oppure quando un nostro atleta vince una medaglia. Ascoltiamo l’Inno
d’Italia, magari lo canticchiamo e spesso ci fa anche emozionare, ma non
andiamo a capire cosa significano le parole che lo compongono.
Andando a soffermarsi sulle parole che scrive Mameli, ci accorgiamo come
viene ricercata l’unità d’Italia nei vari periodi della storia.
Inizia richiamando Scipione con le sue valorose vittorie di Roma.
Anche la seconda quartina “Dov’è la Vittoria? Le porga la chioma, Ché schiava
di Roma Iddio la creò, l’ho ascoltata molte volte ma non sapevo che si riferiva
all’uso antico di tagliare i capelli alle schiave per distinguerle dalle donne libere
che invece tenevano i capelli lunghi. La dea Vittoria rappresentata come una
donna dai lunghi capelli dovrebbe quindi porgere la chioma perché le venga
tagliata in segno di sottomissione a Roma.
Nei versi c’è anche il richiamo al desiderio di raccogliersi sotto un’unica
bandiera: cioè nell’unità d’Italia che invece era ancora divisa in sette Stati.
Viene menzionata la battaglia di Legnano, dove venne sconfitto il Barbarossa,
inoltre la caduta dei fiorentini che vennero di nuovo sottomessi ai Medici.
Si richiama il coraggio del leggendario Balilla, il simbolo della rivolta popolare di
Genova. Si evidenzia il suono delle campane il 31 marzo 1282 per sollecitare i
Palermitani all’insurrezione contro i francesi.
La cosa che più mi ha colpito analizzando l’inno, è come Mameli abbia descritto
in maniera minuziosa, e ci abbia trasmesso la voglia di unità, la voglia di essere
un popolo unico, la voglia di essere uniti e lottare per un unico obiettivo. Ancora
oggi, quando sentiamo l’Inno d’Italia, anche se in molti non conoscono il
significato delle parole riusciamo lo stesso ad emozionarci e ci sentiamo
orgogliosi di essere italiani.
AURORA C.
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L’Inno di Mameli, meglio conosciuto come Inno d’Italia è un canto scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro nel 1847. Dopo la seconda guerra mondiale l’Italia diventò una Repubblica e l’Inno d Mameli fu scelto, il 12 ottobre 1946, come Inno nazionale provvisorio, divenendo ufficiale nel 2017. L’inno d’Italia ormai fa parte di noi, della nostra storia e della nostra cultura, tutti lo conoscono ma in pochi sanno il reale significato delle sue parole. In questo momento di difficoltà per l’intera nazione, a causa della pandemia causata dal coronavirus, esso è ritornato ad essere un punto di forza e di unione per tutti, ci sono stati flash mob per cantarlo tutti assieme e io mi sono emozionato a sentire la mia nazione nuovamente unita come non succedeva forse dalla seconda guerra mondiale. In tutto questo però devo dire che non mi ero mai chiesto il significato dell’inno, che per me vuol dire patriottismo, unità e fratellanza e, quando sono andato a studiarlo e leggerlo, alcune parole e frasi mi hanno colpito e mi sono chiesto perché non lo avessi capito prima. L’Inno in realtà per me fino ad ora era soprattutto l’Inno della nazionale di calcio, che seguo con passione ed a essa sono legati i ricordi più belli sull’Italia. La storia dell’inno sinceramente la trovo poco interessante ed attraente per noi tutti italiani, mentre credo che a tutti noi colpisca di più il significato profondo delle parole. Mi sono così molto interessato all’approfondimento di questo tema e sono rimasto fin dall’inizio molto stupito da quello che ho trovato. Già nella seconda strofa mi sono accorto che non sapevo minimamente ciò che cantavo, infatti in questa ci si riferisce alla dea Vittoria e alla sua lunga chioma che dovrà porgere a Roma, come facevano le schiave romane in segno di sottomissione, perché in caso di uno scontro tra gli austriaci e gli italiani la vittoria sarebbe potuta essere solo di quest’ultimi. Non avevo neanche capito il significato della parola “coorte” che finora avevo frainteso con corte e quindi sono rimasto molto stupito nel sapere che era una formazione di guerra romana. Inoltre, devo dire che ero a conoscenza dell’esistenza di altri versi dell’Inno, ma che li avevo sentiti solo pochissime volte e quindi in questo caso non potevo sapere il loro significato. Per me quindi è molto bello approfondire il significato dell’Inno e credo che lo sia per milioni di italiani, sarebbe quindi interessante anche che in questi giorni di quarantena le reti più importanti della televisione trasmettessero un documentario per rendere gli italiani più consapevoli dell’importanza di appartenere a una nazione per la quale bisogna essere disposti a tutto.
GIORGIO C.
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L’Inno italiano in questo momento viene cantato molto più frequentemente a causa della situazione di emergenza che sta colpendo tutta l’Italia; questo si può verificare per diversi motivi come per esempio cantare l’Inno ci può dare la carica per andare avanti a testa alta o può anche diventare un simbolo di sfogo per gli italiani, infatti in tutti quei flash mob che si sono creati nei balconi dei condomini veniva cantato principalmente l’Inno italiano per riferire il messaggio che l’Italia c’è ed è vietato mollare.
Il testo fu composto dal genovese Goffredo Mameli l’8 settembre del 1847 e diventò ben presto l’Inno d’Italia, l’inno dell’unione e dell’indipendenza, che risuonò per tutte le terre e in tutti i campi di battaglia della penisola nel 1848 e 1849.
Quello che mi ha colpito di più dello studio dell’inno d’Italia è il significato profondo delle prime tre strofe.
La prima strofa ci dice, appunto, che gli italiani appartengono a un unico popolo e che sono “fratelli d’Italia”, questa è una carica per combattere per il proprio paese nei momenti di difficoltà come ad esempio nell’attuale emergenza del coronavirus.
Poi la seconda strofa mette in primo piano un grandissimo desiderio: la speranza; essa è importantissima soprattutto nelle situazioni critiche che coinvolgono tutto il Paese, perché la speranza di credere che un giorno finirà tutto e potremmo ritornare alla normalità ci fa andare avanti lottando.
Infine la terza strofa indica una unità nazionale grazie alla partecipazione dell’intero popolo italiano finalmente unito per sconfiggere un nemico comune, combattendo per la proprio libertà, vincendo la guerra ed eliminando il nemico, questo è esattamente riferito all’attuale “guerra mondiale”, non per ucciderci l’un l’altro ma per sconfiggere il nemico invisibile di tutti: il virus.
ALESSIO F.
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Published: Jul 6, 2020
Latest Revision: Jul 6, 2020
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