Sandrino era un bambino di otto anni. Figlio di contadini, viveva in una bella fattoria con mamma e papà. La campagna era l’unico luogo che conosceva da quando era nato. Tutte le mattine prendeva la corriera per andare a scuola nel paese vicino, un paese con non più di tremila abitanti, con un’unica scuola, una chiesa, una farmacia, un panettiere e pochi altri negozi. Un paese piccolissimo, ma ai suoi occhi una metropoli, se confrontata con la sua piccola grande fattoria, circondata solo da campi. Si recava in paese unicamente per andare a scuola, ogni tanto il sabato mattina per accompagnare la mamma e fare le commissioni, e poi la domenica, quando si indossava il vestito buono per la messa delle dieci. A parte questi momenti, i suoi luoghi, quelli che conosceva bene, erano i campi. Il viaggio di ritorno da scuola era lungo e lento: la corriera si fermava in tutte le frazioni, passava tra strade di
campagna, affrontando a fatica quelle strade strette e piene di curve. Dal finestrino, Sandrino osservava i campi. D’inverno era quasi difficile scorgerli, tanta era la nebbia. In primavera, invece, riconosceva gli alberi, le loro forme strane, ognuna unica, e contava quante case mancavano alla sua fattoria.
Ogni volta, alla curva che precedeva la sua fermata, si alzava di corsa, si avvicinava all’autista per avvisarlo che doveva scendere e, una volta sceso, percorreva di corsa i gradini che lo separavano da casa. Arrivato, correva con gioia verso la sua amata fattoria, pregustando il pranzo che la mamma aveva già servito sulla tavola e, soprattutto, il pomeriggio di libertà che lo avrebbe atteso. Era un bambino sereno, non un grande studioso, ma faceva sempre con giudizio i suoi compiti in cucina, mentre la mamma sistemava casa, con la smania di finire per correre nei campi con i suoi cani. Neanche il tempo di
appoggiare la matita sul tavolo, era già fuori: raggiungeva il papà e gli animali della fattoria. Li conosceva tutti: i maialini rosa, le galline, le oche, i coniglietti, i gattini, e a ognuno aveva dato un nome. Era febbraio: da lì a poco sarebbe iniziata la primavera. La sua stagione preferita, quella in cui gli alberi gli avrebbero donato i frutti, che così tanto amava: le albicocche, le pesche, le ciliegie. Quest’anno le cose non andarono come sempre: la primavera fu più calda del consueto e l’estate fu ancora peggio. Il caldo era eccessivo, bruciava ogni cosa. L’acqua scarseggiava. Mamma doveva raccoglierla dal pozzo la mattina e centellinarla fino al mattino successivo. I frutti sugli alberi seccavano senza maturare. Mamma e papà erano molto preoccupati: ogni giorno guardavano il cielo, sperando nell’ arrivo della pioggia, ma la pioggia tardava e la terra diventava sempre più arida. Non c’era quasi più niente da mangiare.
Mamma piangeva tutte le sere preoccupata e papà trascorreva le serate seduto silenzioso osservando i campi. Non diceva nulla, ma la sua espressione lasciava trapelare tutta la sua preoccupazione. Sandrino decise che doveva fare qualcosa: una mattina, quando i suoi genitori ancora dormivano, mise poche cose nel suo zaino e partì: decise che sarebbe andato in città, avrebbe trovato un piccolo lavoretto che gli avrebbe permesso di sfamarsi e di portare qualcosa da mangiare ai suoi genitori.
Per andare in città, bisognava attraversare un grande bosco.
D’estate la corriera non passava. Camminava da ore, era stanco e sudato e cercò di trovare ombra e riposo sotto un grande albero. Era così stanco che si addormentò. Non sappiamo quante ore trascorsero. Sandrino si sentiva osservato e si svegliò di colpo: sei piccoli occhietti lo stavano osservando. Erano tre piccoli gnomi che subito gli chiesero cosa stesse
facendo nel bosco tutto solo. Sandrino non provò spavento, né stupore: sapeva di potersi fidare e raccontò loro cosa stava accadendo alla sua amata campagna, speranzoso che quei tre piccoli amici lo avrebbero aiutato. Gli gnomi ascoltarono con attenzione il racconto di Sandrino e gli dissero che potevano aiutarlo, ma che anche loro avevano bisogno di lui: a causa di un incantesimo, il grande albero nel quale si trovava la loro casa era diventato invisibile. Sarebbero riusciti a vederlo solo se la luna avesse smesso di illuminare il bosco. Bisognava trovare il modo di oscurare la luna, anche per pochi minuti, il tempo necessario per permettere agli gnomi di scorgere l’albero e di raggiungere la loro casa. Gli gnomi potevano aiutare Sandrino: avrebbero potuto far tornare la pioggia, che avrebbe fatto rifiorire i frutti della fattoria. Poteva Sandrino aiutarli? Poteva oscurare la luna? Era impossibile. La luna era così in alto e così
grande e Sandrino era così piccolo. Pensa e ripensa gli venne grande e Sandrino era così piccolo. Pensa e ripensa gli venne un’idea: avrebbe costruito una grande rete di foglie, si sarebbe arrampicato sull’albero più alto e avrebbe messo la rete sul raggio di luce della luna. Lavorarono senza sosta e a sera la rete era pronta. Quella notte la luna era più luminosa del solito, era una notte di luna piena, ma la rete, fatta di foglie fitte, una vicina all’altra, riuscì a oscurare la sua luce. Sandrino e gli gnomi erano increduli: il grande albero apparve alla vista dei tre gnometti. Potevano finalmente tornare a casa. Prima di avviarsi verso l’albero, abbracciarono il loro amico Sandrino assicurandogli che avrebbero mantenuto la promessa. Gli donarono i loro tre cappelli colorati, segno della gratitudine e dell’amicizia che avevano costruito. Sandrino riprese la strada di casa: era pieno di pensieri. Aveva voglia di rivedere i suoi
genitori, i suoi animali, di raccontare loro dei suoi piccoli tre nuovi amici. Mentre camminava osservava il cielo, in attesa che gli gnomi esaudissero il suo piccolo grande desiderio. Sapeva che avrebbero mantenuto la promessa: doveva solo aspettare. Mentre camminava la pioggia arrivò scrosciante. Era tutto bagnato, saltava su e giù tra le pozzanghere: era felice, mai stato così felice per una giornata di pioggia. Giunto a casa, riconobbe da lontano i suoi alberi: erano rigogliosi e pieni di frutti, esattamente come li aveva sognati in quelle notti.
I genitori lo aspettavano con ansia sull’uscio di casa. Come lo videro gli corsero incontro e lo abbracciarono con tanto amore.
Ora Sandrino è di nuovo a casa, corre felice per i campi, chiamando per nome tutti i suoi animali che gli rispondono ognuno con il proprio verso. La serenità è tornata. Nella sua cameretta, Sandrino ha tre piccoli cappelli colorati a ricordargli
il giorno in cui gli gnomi fecero tornare la pioggia, ma anche il giorno in cui Sandrino riuscì ad oscurare una grande luna piena, facendo ritrovare casa ai suoi piccoli tre amici.
Published: Dec 27, 2020
Latest Revision: Dec 27, 2020
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