I bambini scoprono le Favole di Esopo by Carmelina Zaccaria - Illustrated by :: Alunni delle classi IIA e IIB PRI-Centro :: I.C. N.1 Capo d'Orlando - A.S. 2016/17 - Ourboox.com
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I bambini scoprono le Favole di Esopo

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Artwork: :: Alunni delle classi IIA e IIB PRI-Centro :: I.C. N.1 Capo d'Orlando - A.S. 2016/17

  • Joined Dec 2016
  • Published Books 1

PRESENTAZIONE


Il presente lavoro è stato realizzato con gli alunni delle classi IIA e IIB della Scuola Primaria di Via Roma, facente parte dell’Istituto Comprensivo N. 1 di Capo d’Orlando (ME).

L’obiettivo fondamentale che ha guidato la progettazione e la realizzazione di questa esperienza, è stato quello di sollecitare lo sviluppo di un nucleo di competenze fondamentali, necessariamente richieste dalla produzione di un ebook.

Ci si riferisce pertanto non solo alla padronanza di conoscenze e abilità specificatamente disciplinari, come quelle linguistiche e artistico-espressive, ma anche a quelle più complesse e trasversali, tra le quali occupano un posto di primo piano la capacità di darsi e rispettare regole e tempi, di collaborare in un gruppo per la realizzazione di un prodotto, di conoscere e imparare ad utilizzare le possibilità offerte dalle tecnologie digitali.

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Gli alunni hanno letto, discusso e commentato con molto interesse alcune favole di Esopo, impegnandosi altresì in un lavoro individuale di illustrazione grafica di una favola (vedasi più avanti la sintetica documentazione fotografica), ed esprimendo una propria interpretazione dell’insegnamento morale.

Sono stati aggiunti in fondo all’ebook – come stimolo a proseguire l’attività di apprendimento e possibilità di ulteriori approfondimenti – alcuni link esterni che consentono di accedere a:

  • una raccolta di favole di Esopo, con belle e fantasiose illustrazioni;
  • un foglio (formato A4) da scaricare e stampare, per illustrare una favola letta o inventata dall’alunno;
  • un modulo online con domande per la riflessione e la comprensione linguistica (risposte automaticamente raccolte e inviate alle insegnanti).

Un particolare ringraziamento va al D.S. Prof. Rinaldo Anastasi, che ha promosso e sostenuto questa entusiasmante e validissima esperienza per la maturazione negli alunni di effettive competenze.

Capo d’Orlando, dicembre 2016

Le insegnanti: Carmela Maria Zaccaria, Rosamaria Mazzeo

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Gli alunni della Classe IIA

  1. Argiri Alessia
  2. Carlo Stella Maria Pia
  3. Ceraulo Riccardo
  4. Cocivera Alice
  5. Di Lorenzo Francesco
  6. Di Maria Ludovico
  7. Ievone Jiulia
  8. Miragliotta Carlotta
  9. Nici Federiico
  10. Petrolo Eugenio
  11. Pricop Iasmina Elena
  12. Rapisarda Jenifer
  13. Santamaria Gaetano
  14. Shepel Diana
  15. Todaro Rebecca
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Gli alunni della Classe IIB

  1. Battaglia Gaia
  2. Bruno Martina
  3. Colavecchio Giada
  4. Fazio Bianca
  5. Gazzo Giorgio
  6. Giardina Federica
  7. Giardinieri Elena
  8. Grillo Nicolò
  9. Jiang Giulia
  10. Jiang Lisa
  11. Lenzo Stefano
  12. Liuzzo Riccardo
  13. Micciulla Anita
  14. Olivo Francesco
  15. Paladina Sara
  16. Pavan Koper Riccardo
  17. Russo Cecilia
  18. Zhang Thomas
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I bambini scoprono le Favole di Esopo by Carmelina Zaccaria - Illustrated by :: Alunni delle classi IIA e IIB PRI-Centro :: I.C. N.1 Capo d
I bambini scoprono le Favole di Esopo by Carmelina Zaccaria - Illustrated by :: Alunni delle classi IIA e IIB PRI-Centro :: I.C. N.1 Capo d

ESOPO, Diego Vélasquez
 

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CHI ERA ESOPO?

Esopo, favolista greco del VI sec. a.C., secondo la leggenda popolare era schiavo e gobbo. Visse a Samo, ma viaggiò in Oriente oltre che in Grecia. Sarebbe morto in seguito a un processo per furto intentatogli dagli abitanti di Delfi, da lui beffati. Sono giunte sotto il suo nome centinaia di favole: si tratta per lo più di ingenui e garbati apologhi di animali (sostituiti agli uomini e operanti come gli uomini), ispirati a una morale comune e popolare.

La favola di Esopo consiste nella narrazione agevole e breve di una semplice vicenda, i cui protagonisti sono generalmente animali (leone, cane, volpe, rana, ecc.), ma talvolta anche uomini, per lo più identificati attraverso il loro mestiere (vasaio, pescatore, pastore, taglialegna, ecc.).

La stesura originaria delle sue favole subì alterazioni e contraffazioni di ogni genere, tanto che è impossibile rintracciare la fisionomia genuina dello scrittore: egli non è, per noi, che un nome sotto il quale è stata tramandata una produzione favolistica anonima, scritta in tempi diversi.

(Fonte: http://www.lefiabe.com/esopo/)

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Il Corvo e la Volpe
 

10

 

 

Le Favole

illustrate dagli alunni

 

Dicembre 2016

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L’abete e il rovo

Un abete e un rovo litigavano tra loro.

«Sono bello, grande, alto e utile per costruire tetti di templi e navi» si vantava l’abete, «e tu hai il coraggio di confrontarti con me?»

Ma il rovo rispose: «Se tu ti rammentassi delle scuri e delle seghe che ti spaccano, preferiresti essere un rovo anche tu!» Nella vita la fama non deve far inorgoglire, perché l’esistenza degli uomini comuni è al sicuro da ogni pericolo.

Non è il caso di esaltarsi per la propria gloria in questa vita, perché l’esistenza degli umili è di pericoli.


Federico Nici, IIA:

La morale è che “Quando qualcuno è importante non si deve vantare e sentirsi orgoglioso e superiore agli altri”.

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L’allodola

«Ahimè, infelice e disgraziata che sono!» gemeva tra le lacrime un’allodola presa al laccio.

«Non ho rubato a nessuno oro né argento né nient’altro di prezioso: è solo un piccolo chicco di grano, che mi ha dato la morte.»

La favola è per quelli che si espongono a grandi pericoli per modesti guadagni.


Federica Giardina, IIB:

La favola ci insegna che non bisogna rischiare tanto per poco.

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L’asino che portava del sale

Mentre stava attraversando un fiume con un carico di sale, un asino scivolò e cadde nell’acqua: il sale si sciolse e l’animale si rialzò più leggero. Tutto contento per l’accaduto, quando un’altra volta giunse sulle rive di un fiume con un carico di spugne, pensò che, se fosse caduto ancora, si sarebbe risollevato di nuovo più leggero e scivolò apposta. Ma le spugne s’imbevvero d’acqua e andò a finire che, non potendo più rialzarsi, l’asino affogò.

Così anche gli uomini talvolta non si accorgono che le loro trovate li fanno precipitare in un mare di guai.


Iasmina Elena Pricopo, IIA:

La favola mi insegna che bisogna riflettere sempre,
prima di prendere una decisione.

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L’asino e le rane

Mentre attraversava un pantano con un carico di legna, un asino scivolò, cadde e, siccome non riusciva più a rialzarsi, si mise a lamentarsi e a piangere. All’udire i suoi gemiti, le rane che popolavano il pantano osservarono: «Ehi, amico, che cosa avresti fatto se avessi passato qui tanto tempo come noi, quando, caduto per un istante, ti lamenti così?».

Chi da parte sua sopporta pazientemente le pene più gravi potrebbe applicare questa favola a quegli uomini effeminati che si disperano di fronte a ogni minimo inconveniente.


Giorgio Gazzo, IIB:

La favola ci insegna che non bisogna scoraggiarsi mai.

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L’asino, la volpe e il leone

Un asino e una volpe, che avevano fatto società tra loro, uscirono a caccia e s’imbatterono casualmente in un leone. La volpe, cogliendo al volo il pericolo che li minacciava, gli si avvicinò e promise che gli avrebbe consegnato l’asino, se le avesse garantito di risparmiarla. Quando il leone le ebbe dato la sua parola a questo riguardo, la volpe condusse l’asino a una trappola e ve lo fece cadere dentro. Ma il leone, sicuro che l’animale non poteva fuggire, prima catturò la volpe, poi passò all’asino.

Così quanti tendono tranelli ai compagni non si accorgono di trascinare spesso anche se stessi alla rovina.


Nicolò Grillo, IIB:

La favola ci insegna che non bisogna ingannare mai nessuno.

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L’asino selvatico e l’asino domestico

Un asino selvatico scorse in un prato esposto al sole un asino domestico e, avvicinatosi, gli disse di reputarlo fortunato per le sue membra floride e per la quantità di cibo di cui godeva. Ma poi, quando lo vide portare pesi e si accorse che l’asinaio gli andava dietro e lo picchiava con il bastone, osservò: «Non ti considero più felice, perché mi rendo conto che l’abbondanza in cui vivi è accompagnata da gravi sofferenze».

Così non sono invidiabili i guadagni che si raggiungono a prezzo di rischi e fatiche.


Martina Bruno, IIB:

A volte l’apparenza inganna.

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La capra e il capraio

Un capraio richiamava le capre nella stalla. Una di esse restò indietro a brucare qualcosa di buono e il pastore le tirò un sasso, che la colpì e le ruppe un corno.

L’uomo si mise allora a scongiurare la capra di non riferirlo al padrone, ma quella replicò:

« Anche se io starò zitta, come potrò tenere nascosto l’accaduto? È visibile a tutti che il mio corno è spezzato!».

Quando la colpa è evidente, non è possibile celarla.


Riccardo Liuzzo, IIB:

Quando la colpa si vede non è possibile nasconderla.

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Il cerbiatto e il cervo

Una volta il cerbiatto disse al cervo: «Padre, tu sei più grosso e più veloce dei cani, e oltre a ciò possiedi delle corna meravigliose per difenderti. Perché, dunque, hai tanta paura di loro?».

«Le cose che dici sono vere, figliolo» rispose il cervo, sorridendo, «ma di questo soltanto sono certo: ogni volta che sento il latrato di un cane, subito, non so come, scappo».

La favola dimostra che nessun incoraggiamento rende forti quanti sono vili per natura.


Giada Colavecchio, IIB:

La favola ci insegna che i paurosi non si possono cambiare mai …

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Il cervo alla fonte e il leone

Un cervo assetato giunse a una fonte e, mentre beveva, scorse la propria immagine riflessa sull’acqua: delle corna ampie e ramificate si inorgoglì, ma si rammaricò delle zampe, esili e gracili. D’improvviso saltò fuori un leone, che voleva sbranarlo. Il cervo scappò e riuscì a distanziarlo, ma quando finì la pianura e si infilò nel bosco, le sue corna s’impigliarono nei rami.

Cadde così nelle grinfie del leone. «Povero me!» si disse, ormai in punto di morte. «Chi avrebbe dovuto tradirmi mi offriva una via di scampo, mentre ciò in cui avevo riposto cieca fiducia mi rovina».

Così spesso, nel momento del pericolo, gli amici di cui si dubita salvano, e tradiscono invece quelli più fidati.


Francesco Olivo, IIB:

Nel momento di pericolo gli amici veri salvano.

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Il corvo ammalato

Un corvo ammalato disse alla madre: «Prega gli dei, mamma, e non piangere».

E la madre: «Ma quale degli dei avrà compassione di te, figlio mio? Ce n’è uno, forse, cui tu non abbia rubato la carne?».

La favola dimostra che, se nel corso della vita ci si fanno molti nemici, non si troverà nessun amico nel momento del bisogno.


Gaetano Santamaria, IIA:

Io dico che sia giusto che ci si aiuti sempre a vicenda.

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Il corvo e il serpente

Un corvo che non aveva nulla da mettere sotto i denti vide un serpente che dormiva al sole, planò su di lui e lo ghermì. Ma il serpente si rivoltò e lo morse, e il corvo, morente, esclamò: «Povero me! una bella scoperta davvero, ho fatto, che mi uccide».

Si può raccontare questa favola a proposito di chi, per aver scoperto un tesoro, mette a repentaglio addirittura la vita.


Francesco Di Lorenzo, IIA:

Io dico che non si devono alzare le mani e non si morde.

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Il corvo e la volpe

Un corvo si era posato su un albero con un pezzo di carne rubata. Lo vide una volpe che, decisa a impadronirsi della carne, si fermò ai piedi dell’albero e incominciò a lodare le notevoli dimensioni e la bellezza del corvo, aggiungendo inoltre che nessuno meglio di lui era fatto per regnare sugli uccelli. E certo sarebbe diventato re, se solo avesse avuto la voce. Il corvo, per dimostrarle che possedeva anche quella, lasciò andare il suo bottino e si mise a gracchiare a gola spiegata. Al che la volpe si precipitò ad afferrare la carne, osservando: «Se tu avessi anche cervello, caro il mio corvo, non ti mancherebbe nulla per regnare su tutti».


La favola è fatta su misura per gli sciocchi.

Eugenio Petrolo, IIA:

Bisogna ragionare con la propria mente.

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Il corvo ed Ermes

Un corvo preso al laccio pregò Apollo, facendo voto di offrirgli dell’incenso, ma a pericolo scampato dimenticò la promessa. Un giorno però fu di nuovo preso al laccio e, lasciato perdere Apollo, promise di fare un sacrificio a Ermes. Ma il dio gli disse: «Perfido, come potrò crederti, dopo che hai rinnegato e offeso il tuo primo signore?».

Quanti si mostrano ingrati con i benefattori nei momenti di difficoltà non troveranno nessuno che li aiuti.


Maria Pia Carlo Stella, IIA:

Chi si comporta male, nei momenti di difficoltà si troverà da solo.

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I due galli e l’aquila

Due galli combattevano per le galline, finché uno cacciò via l’altro. Quello che era stato vinto andò a nascondersi in un luogo ombreggiato.

Il vincitore, invece, si levò in volo e, ritto su un alto muro, prese a cantare a voce spiegata. Ma subito un’aquila piombò su di lui e lo ghermì. Da quel momento il gallo che si era nascosto nell’ombra poté accoppiarsi con le galline in tutta tranquillità.

La favola dimostra che il Signore è ostile ai superbi, ma concede la sua grazia agli umili.


Elena Giardinieri, IIB:

Il Signore non accetta i superbi, ma aiuta gli umili.

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Il giovane sprecone e la rondine

Un giovane sprecone si era mangiato le sostanze di famiglia fino a restare con il solo mantello che indossava. Un giorno vide una rondine che era arrivata fuori stagione e, credendo fosse ormai estate, pensò di non avere più bisogno del mantello: perciò portò a vendere anche questo.

Ma poi venne il cattivo tempo, accompagnato da un gelo pungente, e il giovane nell’andare in giro scorse la rondine morta stecchita per il freddo. «Ehi, tu» le disse, «hai rovinato contemporaneamente me e te!».

La favola dimostra che qualsiasi atto compiuto fuori tempo è pericoloso.


Rebecca Todaro, IIA:

La favola ci insegna che dobbiamo fare le cose al momento giusto.

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Guerra e violenza

Tutti gli dei decisero di sposarsi e ciascuno di loro estrasse a sorte colei che doveva diventare sua moglie. Guerra, che fu l’ultimo a estrarre, trovò che era rimasta soltanto Violenza. Follemente innamorato di lei, la sposò e la segue ovunque vada.

Presso qualsiasi città o popolo giunga la violenza, guerre e conflitti le tengono dietro.


Anita Micciulla, IIB:

La favola ci insegna che la violenza causa sempre dolore e sangue.

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Il leone e il delfino

Un leone che vagava sulla riva del mare vide un delfino affacciarsi tra le onde e gli propose di fare società con lui, perché, diceva, era molto conveniente per loro diventare amici e alleati: infatti il delfino regna sugli animali marini, mentre il leone è sovrano di quelli terrestri.

Il delfino accettò di buon grado e l’altro, che da lungo tempo era in guerra con un toro selvaggio, chiamò il suo nuovo amico in aiuto. Ma costui, pur volendolo, non poteva uscire dal mare, per cui il leone lo accusò di averlo tradito. «Non prendertela con me» replicò allora il delfino, «ma con la natura, che mi ha fatto animale marino e non mi lascia salire a terra».

Così anche noi, quando facciamo amicizia, dobbiamo scegliere dei compagni che siano in grado di soccorrerci nelle situazioni di pericolo.


Riccarco Pavan Koper, IIB:

Noi dobbiamo stare attenti a scegliere le amicizie giuste.

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Il leone e la lepre

Un leone si imbatté in una lepre che dormiva e stava per sbranarla, quando vide un cervo passare nelle vicinanze. Lasciò perdere dunque la sua preda per darsi all’inseguimento del cervo, ma a quel rumore la lepre si svegliò e scappò via.

Il leone corse dietro al cervo per un pezzo, finché, visto che non riusciva a catturarlo, ritornò dalla lepre e trovò che anche quella si era messa in salvo. «Ben mi sta» esclamò allora, «perché ho lasciato la preda che avevo a portata di mano e ho preferito la speranza di una vittima più grossa».

Così alcuni uomini, che non si accontentano di guadagni modesti, ma vanno dietro a chimere maggiori, non si rendono conto di perdere anche quello che hanno già tra le mani.


Sara Paladina, IIB:

La favola ci insegna che bisogna accontentarsi di quello che si ha.

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Il leone e la rana

Un leone udì il gracidare di una rana e a quel suono si volse, credendo si trattasse di un animale di grossa taglia. Ma, quando dopo una breve attesa vide la rana venir fuori dallo stagno, le si avvicinò e la pestò dicendo: «Come! sei tanto piccola e gridi tanto forte?».

La favola è adatta per quei chiacchieroni capaci soltanto di cianciare.


Gaia Battaglia, IIB:

La favola è adatta per tutti quelli che parlano troppo.

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Le mosche

In una dispensa si era rovesciato del miele e un nugolo di mosche calò per succhiarlo. Ma quel miele era tanto dolce che le mosche non riuscirono più a staccarsene, finché le loro zampe vi restarono appiccicate e quelle non poterono più alzarsi in volo. «Povere noi!» esclamarono, affogando, «che moriamo per un piacere effimero!».

Così la golosità procura spesso molti guai.


Julia Ievone, IIA:

Spesso chi è troppo goloso finisce nei guai.

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Il pastore che scherzava

Un pastore, che portava a pascolare il suo gregge lontano da un villaggio, continuava a ripetere questo scherzo: con quanto fiato aveva in gola chiamava in soccorso gli abitanti del paese, gridando che le sue pecore erano assalite da un branco di lupi.

Dopo due o tre volte che quelli del villaggio, spaventati, erano accorsi ed erano tornati indietro beffati, accadde che alla fine arrivarono davvero dei lupi e si misero a razziare le pecore. Il pastore chiamò i paesani in aiuto, ma quelli, convinti che, come al solito, scherzasse, non si preoccuparono affatto delle sue grida. E così gli toccò di perdere il gregge.

La favola dimostra che l’unico guadagno dei bugiardi è non essere creduti neppure quando dicono la verità.


Jenifer Rapisarda, IIA:

La favola ci insegna che le bugie non si dicono mai.

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Il pastore e il mare

Un pastore, che pascolava il suo gregge lungo la costa, vedendo il mare tranquillo fu preso dal desiderio di imbarcarsi e di mettersi nel commercio. Vendette dunque le pecore, acquistò dei datteri e prese il largo. Ma si scatenò una violenta tempesta, che rischiava di sommergere l’imbarcazione, e l’uomo, costretto a gettare in acqua tutto il carico, poté a stento salvarsi con la nave vuota.

Molto tempo dopo, il pastore udì un passante ammirare la tranquillità del mare, che era in quel momento liscio come l’olio. «Amico mio» gli disse allora, «a quanto pare vuole ancora dei datteri: è per questo che sembra calmo».

La favola dimostra che le sventure servono agli uomini da insegnamento.


Ludovico Di Maria, IIA:

La favola ci insegna che la sofferenza ci aiuta a crescere e maturare.

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I pescatori che pescarono pietre

Dei pescatori tiravano in secco la rete e, visto che era pesante, ballavano di gioia, credendo di aver fatto un buon bottino. Ma quando la trassero a riva e vi trovarono ben pochi pesci (infatti la rete era piena soprattutto di sassi e altri relitti) caddero nella tristezza più nera, avviliti non tanto per la pesca scarsa, quanto perché prima si erano illusi del contrario.

Allora uno di loro, un vecchio, disse: «Smettiamola, amici. Il dolore, a quanto pare, è fratello della gioia: era quindi inevitabile per noi, che prima ci siamo abbandonati a tanta allegria, andare incontro anche a qualche sofferenza».

Noi pure, dunque, vista la mutevolezza della vita, non dobbiamo rallegrarci di una condizione stabile, considerando che dopo molta bonaccia inevitabilmente si scatena anche la tempesta.


Cecilia Russo, IIB:

Non sempre ci sono belle notizie.

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I pescatori e il tonno

Due pescatori uscirono a pesca, ma, pur dandosi da fare a lungo, non presero nulla. Se ne stavano seduti nella barca in preda allo sconforto, quando un tonno, che fuggiva veloce nuotando con gran fragore, saltò senza accorgersene nell’imbarcazione. I pescatori lo presero e lo portarono in città per venderlo.

Così spesso ciò che non si ottiene grazie all’arte viene concesso in dono dal caso.


Riccardo Ceraulo, IIA:

A volte ciò che non si ottiene grazie all’arte, si ottiene per caso.

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La talpa e sua madre

Il figlio di una talpa (com’è noto, questo animale è cieco) disse a sua madre che ci vedeva. Quella, per metterlo alla prova, gli diede un grano d’incenso e gli chiese che cosa fosse.

«Una pietruzza» fu la risposta. «Figlio mio» osservò la madre, «non solo non ci vedi, ma hai perso anche l’odorato».

Così talvolta i fanfaroni promettono l’impossibile e vengono smascherati nelle cose più insignificanti.


Giulia Jiang, IIB:

Gli imbroglioni vengono quasi sempre scoperti. Bisogna essere sempre sinceri.

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Il trombettiere

Un trombettiere, che con il suo strumento chiamava a raccolta l’esercito, era stato catturato dai nemici e gridava: «Non ammazzatemi alla leggera e senza un motivo, camerati: io non ho ucciso nessuno di voi e, al di là di questa tromba, non possiedo nient’altro!». «Ragione di più perché tu muoia» gli risposero i nemici, «se, visto che non puoi combattere di persona, spingi tutti gli altri all’assalto».

La favola dimostra che lo sbaglio peggiore è quello di chi eccita al male i signori malvagi e violenti.


Lisa Jiang, IIB:

La favola dice che bisogna convincere le persone cattive a fare del bene.

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L’uomo e il leone che viaggiavano insieme

Una volta un leone e un uomo viaggiavano insieme e ciascuno dei due infarciva i propri discorsi di vanterie. Lungo la strada si presentò loro una stele di pietra raffigurante un uomo nell’atto di strangolare un leone.

Il viaggiatore la additò al suo compagno e gli disse: «Vedi come siamo più forti di voi!». Ma l’altro, ridendo sotto i baffi, replicò: «Se noi sapessimo modellare il marmo, quanti uomini vedresti atterrati dai leoni!».

Molti si vantano a parole di essere coraggiosi e audaci, ma la prova dei fatti li smaschera.


Fazio Bianca, IIB:

La morale della favola è che molti si vantano di essere coraggiosi.

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L’uomo e la volpe

Un tale aveva preso in odio una volpe che gli procurava dei danni e, quando riuscì a catturarla, volle vendicarsi ampiamente: le legó alla coda della stoppa imbevuta di olio e vi appiccò il fuoco. Ma un dio spinse la volpe verso i campi di colui che l’aveva cacciata. Si era nel momento della mietitura, e l’ uomo le andava dietro piangendo, perché aveva perduto il raccolto.

Bisogna essere miti e non lasciarsi andare a collere sfrenate, perché spesso dall’ira deriva una grave rovina per coloro che vi si abbandonano.


Stefano Lenzo, IIB:

Bisogna essere calmi e non bisogna infuriarsi.

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La vipera e la volpe

Una vipera veniva trascinata dalla corrente di un fiume su un fastello di rovi.

Una volpe che passava di là, al vederla, osservò: «Il pilota è degno della nave».

Per un uomo malvagio che si accinge a compiere qualche malvagità.


Diana Shepel, IIA:

Non bisogna essere cattivi.

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La volpe e il cane

Una volpe, che si era intrufolata in un gregge di pecore, afferrò un agnellino appena nato e fingeva di baciarlo.

Quando un cane le chiese che cosa stesse facendo, la volpe rispose: «Lo accarezzo e gioco con lui». E il cane: «Se non lo lasci andare subito, ti farò assaggiare io le carezze dei cani!».

La favola è adatta per quei ladri che sono malvagi, ma sciocchi.


Alice Cocivera, IIA:

Le persone malvagie spesso sono sciocche.

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I bambini scoprono le Favole di Esopo by Carmelina Zaccaria - Illustrated by :: Alunni delle classi IIA e IIB PRI-Centro :: I.C. N.1 Capo d

La volpe e il serpente

Una volpe vide un serpente addormentato: piena di invidia per la lunghezza del suo corpo, si coricò accanto a lui con l’intento di eguagliarlo e cercò di tendersi, finché, per la violenza eccessiva dei suoi sforzi, senza neanche rendersene conto si squartò.

Questo tocca a quanti si mettono in competizione con chi è loro superiore: soccombono prima di riuscire a emularlo.


Alessia Argiri, IIA:

Non bisogna mettersi in competizione con chi è più bravo, e soccombere.

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La volpe e l’uva

Una volpe affamata scorse alcuni grappoli d’uva che pendevano da una vite e volle afferrarli.

Ma non riuscì a raggiungerli e, mentre si allontanava, commentò tra sé: «Non sono mica maturi!».

Così anche tra gli uomini alcuni, se per la loro incapacità non possono arrivare alla meta, ne danno la colpa alle circostanze.


Thomas Zhang, IIB:

Chi non riesce nel proprio intento dà la colpa agli altri.

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La volpe e la pantera

Una volpe e una pantera si contendevano la palma della bellezza. Siccome la pantera continuava a magnificare la flessuosità delle proprie membra, la volpe prese la parola ed esclamò: «Quanto sono più bella di te, io che ho agile non il corpo, ma la mente!».

La favola dimostra che le doti dell’ingegno sono superiori alla bellezza fisica.


Carlotta Miragliotta, IIA:

Non conta la bellezza, ma conta l’intelligenza.

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GRAZIE PER L’ATTENZIONE

CHE AVETE DEDICATO AI NOSTRI LAVORI!

 

Gli alunni delle classi IIa e IIB

di Scuola Primaria

Plesso di Via Roma

coordinati dalle insegnanti

Carmela Maria Zaccaria

Rosamaria Mazzeo

 

I.C. N. 1 CAPO D’ORLANDO

A.S. 2016/17

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INDICE DELLE FAVOLE

  1. L’abete e il rovo
  2. L’allodola
  3. L’asino che portava del sale
  4. L’asino e le rane
  5. L’asino, la volpe e il leone
  6. L’asino selvatico e l’asino domestico
  7. La capra e il capraio
  8. Il cerbiatto e il cervo
  9. Il cervo alla fonte e il leone
  10. Il corvo ammalato
  11. Il corvo e il serpente
  12. Il corvo e la volpe
  13. Il corvo ed Ermes
  14. I due galli e l’aquila
  15. Il giovane sprecone e la rondine
  16. Guerra e violenza

 

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  1. Il leone e il delfino
  2. Il leone e la lepre
  3. Il leone e la rana
  4. Le mosche
  5. Il pastore che scherzava
  6. Il pastore e il mare
  7. I pescatori che pescarono pietre
  8. I pescatori e il tonno
  9. La talpa e sua madre
  10. Il trombettiere
  11. L’uomo e il leone che viaggiavano insieme
  12. L’uomo e la volpe
  13. La vipera e la volpe
  14. La volpe e il cane
  15. La volpe e il serpente
  16. La volpe e l’uva
  17. La volpe e la pantera
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