I VIDEOGIOCHI by monica giunchi - Ourboox.com
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I VIDEOGIOCHI

  • Joined Mar 2019
  • Published Books 26
I VIDEOGIOCHI by monica giunchi - Ourboox.com

I videogiochi

Un videogioco è un gioco gestito da un dispositivo elettronico che consente di interagire con le immagini di uno schermo.

Colui che utilizza un videogioco viene chiamato “videogiocatore” o “gamer” e si serve di una o più periferiche di input chiamate controller, come per esempio il gamepad, il joystick, il mouse e la tastiera di un computer.

Il mondo dei videogiochi che abbiamo cercato di comprendere meglio è davvero molto articolato e complesso e giocare è come entrare in una dimensione parallela dove tutto sembra incredibilmente reale. La tecnologia ha fatto passi da gigante nella definizione delle immagini e i personaggi, come gli ambienti, sembrano veri.E’ come entrare in un’altra dimensione in cui tutto diventa possibile; l’importante è riuscire ad uscirne senza diventarne prigionieri.

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Non è oro tutto quello che luccica: le truffe nei videogiochi

Occorre prestare molta attenzione quando ci si affaccia al mondo dei videogiochi perché ci sono persone malintenzionate che cercano di raggirare gli utenti.

Un manager di nome Piazz ha truffato dei ragazzini facendo finta che il suo team del famoso videogioco Fortnite, fosse sponsorizzato da aziende internazionali di fama mondiale come Red Bull o Asus, incassando denaro grazie alle persone che donavano una somma di denaro ai suoi canali YouTube e Twitch e alle visualizzazioni.

Voleva obbligare dei giocatori minorenni a produrre dei video in sua compagnia e, se non li avessero fatti, avrebbero dovuto pagare una penale di 10000 €.

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La violenza

I videogiochi e la violenza non sono correlati. Questo è quanto afferma lo studio dell’Oxford Internet Institute. Tuttavia, coloro che non sono bene informati su questo argomento pensano, leggendo di vari omicidi sui giornali, che i videogiochi portino alla violenza, cosa assolutamente non comprovata.

C’è da dire, però, che i casi di giovani che hanno commesso stragi e che erano anche giocatori assidui sono molto frequenti in America, anche perché l’accesso alle armi è facile e non c’è una rigorosa legislazione come in Italia.

A questo proposito, un 24enne di nome David Katz, il 26 agosto 2018, dopo aver perso una partita ad un torneo del gioco Madden NFL, videogioco dedicato al football americano, fece una strage usando una pistola: 3 morti e 11 feriti.

Un’altra strage è avvenuta in Connecticut il 20/12/2012: un ragazzo di 20 anni di nome Adam Lanza ha ucciso 20 bambini e 6 adulti. Il ragazzo, affetto da una lieve forma d’autismo, ha fatto riesplodere la polemica delle armi in America. Non veniva considerato dalla società ed era sempre escluso. Questo, misto alla violenza nei videogiochi stragisti, ha generato in lui la voglia di uccidere, facendogli commettere una strage.

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Certamente i soli videogiochi non possono essere considerati i responsabili di questi gravi fatti di sangue, poiché i soggetti che hanno compiuto le stragi erano affetti da patologie psichiatriche e da problemi relazionali, tuttavia in questi soggetti l’effetto che i videogiochi esercitano può scatenare atti di violenza incontrollata.

Se si è genitori e non si vuole che il proprio figlio giochi a videogiochi violenti, basta controllare il PEGI, un’etichetta sulla quale si trova un numero che indica l’età consigliata per giocarci: di solito, più è alto, più atti di violenza appaiono nel gioco.

Ma quanti sono i genitori e i ragazzi che ne sono a conoscenza? Quanti rispettano le indicazioni?

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La dipendenza

Sì, i videogiochi possono creare dipendenza, come qualsiasi altra cosa: libri, film, serie tv… Ma queste ultime tre cose non sono mai state discriminate. Allora, perché farlo con i videogiochi? Semplicemente, perché non sono ancora entrati nella cultura moderna. Non ci sono ancora molti genitori appassionati ai videogiochi quanto ai libri e vedere il/la proprio/a figlio/a passare ore davanti ad una cosa a loro ancora molto sconosciuta, di cui hanno sentito parlarne male alcune volte sui social, fa temere che il loro figlio diventi dipendente da essi, per cui tendono a limitarli o, addirittura, a vietarli.

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I costi dei videogiochi

Un videogioco può essere gratuito o a pagamento.

Non meno di qualche anno fa i videogiochi si andavano a comprare in un negozio apposito dove vendevano esclusivamente questi articoli.

Oggi i videogiochi vengono comprati o installati quasi solo in digitale, e questo ha determinato il fallimento di alcuni negozi.

Oltre al fatto che il costo è minore, è anche una questione di comodità perché il cliente può decidere di acquistare il proprio videogioco tranquillamente seduto sul divano di casa sua.

Non è da escludere che un gioco gratuito sia migliore di un gioco a pagamento perchè a prima vista sembra un’offerta interessante, ma anche un gioco gratuito può celare costi a sorpresa. All’interno, per avanzare nei livelli o comprare oggetti esclusivi bisogna spesso sborsare di tasca propria il denaro e, una volta che si è entrati nella competizione del gioco, si è disposti a spendere qualche euro.

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Acquisti in-app

I giochi più popolari del momento sono gratuiti, ma con il passare del tempo o con l’avanzare dei livelli potrebbero richiedere il pagamento di denaro per continuare il divertimento. L’esempio classico è quello degli acquisti in-app, ovvero la possibilità di acquistare oggetti, abilità dei personaggi o livelli successivi pagando una piccola somma, ma spesso il personaggio o l’oggetto comprato è solamente estetico e non conferisce vantaggi nella disputa del gioco.

Si possono acquistare questi livelli o oggetti estetici in somme di denaro correlate alla quantità di monete virtuali del gioco.

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Pubblicità

Molti giochi a basso costo o gratuiti hanno al loro interno molte interruzioni pubblicitarie. Sempre più spesso fanno capolino filmati o immagini che non si possono eliminare (pop-up). O ci si arma di pazienza e si aspetta la fine dell’intervallo pubblicitario, oppure si mette mano al portafogli per acquistare la versione priva di pubblicità.

Contatto con altri utenti tramite chat

Nei giochi, durante le partite, è importantissimo comunicare con il proprio compagno di squadra.

La comunicazione può avvenire in una chat interna, oppure in un forum particolare (Discord, TeamSpeak…).

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A volte però il nostro compagno di squadra non è un nostro amico, o per lo meno qualcuno che conosciamo,

ma può capitare che dietro alcuni utenti si celino malintenzionati pronti a carpire informazioni di altri utenti attraverso le chat. Per non parlare del comportamento inappropriato dei giocatori: offese e insulti sono purtroppo all’ordine del giorno, anche nelle community di giocatori. Qui sono applicabili alcune regole generali: mai rivelare per nessun motivo informazioni personali come nome, numero di telefono, indirizzo o password private e non incontrare mai dal vivo le persone che si conoscono solo in chat.

Purtroppo capita spesso che i giovani, presi dall’entusiasmo di una comunicazione nata in una chat durante il gioco, siano portati a rivelare informazioni personali. È importante creare un profilo anonimo che non lasci riferimenti alla propria identità, così da proteggere i propri dati personali.

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Giocare ai videogiochi è utile  per i ragazzi ?

 

Molti genitori si sono trovati nella situazione in cui, per motivi scolastici o altro, hanno dovuto eliminare o limitare le ore in cui il figlio poteva giocare ai videogiochi.

Ma Peter Gray, noto analista nel campo dei videogiochi, è riuscito a schierarsi contro queste soluzioni riuscendo anche ad argomentare la sua tesi. Sostiene che non ha senso pensare che il tempo passato davanti a un libro possa essere migliore del tempo passato giocando con i propri amici con i videogiochi, come se possa aiutare di più passare dieci ore a leggere piuttosto che giocando ai giochi elettronici; lui stesso afferma: ” Ritengo che buona parte di questo allarmismo e di questa paura derivi da una tendenza generale da parte di noi più anziani a diffidare dei nuovi media”.

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Quando si cominciarono a stampare i romanzi e furono resi accessibili alle masse, molti erano dell’avviso che essi avrebbero condotto i giovani – specialmente le ragazze e le giovani donne – a una degenerazione morale.  Così anche quando la televisione cominciò a entrare nelle case delle persone, ci furono avvertimenti catastrofici di ogni tipo, riguardo ai danni fisici, psicologici e sociali che avrebbe causato.

Quindi, anche per i videogiochi, si cerca di raccontare miti che possano svalorizzarli, affermando che essi provochino disturbi sociali e obesità. Ma studi sistematici hanno dimostrato che i giocatori abituali di videogiochi sono – quanto meno – fisicamente più in forma, meno soggetti all’obesità, spesso amanti del gioco all’aperto, più implicati socialmente, più adattati alla società, e più civili rispetto ai loro coetanei che non giocano.

Una ricerca su larga scala, condotta in quattro città dell’Olanda, ha dimostrato – contrariamente a quella che, si suppone, fosse l’ipotesi iniziale – che era più probabile che i ragazzi che possedevano un computer o anche una televisione in camera giocassero fuori, rispetto a quei ragazzi che non avevano facilmente e privatamente accesso allo schermo.

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Uno studio svolto dal Centro di ricerca Pew Research ha concluso che i videogiochi, lungi dall’ isolare socialmente, servono a collegare i giovani tra di loro o alla società in genere. Riguardo alle conseguenze per la mente, parecchi studi di ricerca ben congegnati hanno dimostrato gli effetti positivi dei videogiochi sullo sviluppo mentale. Esperimenti ripetuti hanno dimostrato che un videogioco con azioni molto veloci può aumentare il punteggio dei giocatori nei test di abilità visuo spaziale, compresi quelli che vengono usati nei normali test di quoziente intellettivo. Altri studi fanno pensare che, a seconda del tipo di videogioco, essi possano anche aumentare il punteggio nella memoria di lavoro.

Infine, sempre Peter Gray, esprime il suo giudizio finale: “Quindi, a coloro che vogliono conoscere la mia opinione riguardo al fatto che si debba o non si debba limitare il gioco al computer dei figli, la mia risposta è che NON SI DOVREBBE.”

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Video Inchiesta sui videogiochi

 

Nonostante le affermazioni di Peter Gray, è indubbio che la dipendenza da internet e videogiochi esista e che riguardi migliaia di persone, soprattutto minori, in tutta Italia. Questo è ciò che afferma il video pubblicato su Youtube da Italia News, sui problemi che i videogiochi stanno  creando ai ragazzi di oggi. Essendo una patologia piuttosto recente non esistono ancora dati specifici.

La vita di questi ragazzini ha come scopo principale giocare ai videogiochi, poi tutto il resto viene dopo come scuola, amici e attività extrascolastiche e il loro fisico non si sviluppa perché non si svolge nessun tipo di attività fisica.

I numeri sono spaventosi; questi ragazzi giocano 24 ore su 24, perdono la concezione del tempo e della vita, a loro basta stare davanti a uno schermo a parlare.

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Il loro atteggiamento è aggressivo, infatti quando viene tolto loro il videogioco o addirittura requisito diventano iracondi, si arrabbiano con tutti e con tutto. Federico Tonioni (responsabile dell’ambulatorio dipendenza videogiochi al Policlinico Gemelli) inoltre, aggiunge che i giochi determinano il loro carattere. Il loro atteggiamento è aggressivo perchè devono ammazzare altre persone, spesso quando giocano digrignano i denti e stringono le mascelle. Si manifesta la rabbia interna, a quel punto il gioco sparatutto diventa una valvola di sfogo.

Non curano la loro igiene, alcuni di questi ragazzi non mangiano neanche più, come se per loro l’unico scopo della vita fosse giocare ai videogiochi.

La cosa che manca loro è “l’affetto”, perdono le amicizie, e anche le ragazze, non s’innamorano, il ritiro sociale e l’isolamento sono il risultato finale della loro folle vita.

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Tutti questi ragazzi hanno perso gli anni dell’adolescenza, gli anni più belli della vita, ognuno di loro ha un tempo da riprendersi per ricominciare a vivere normalmente, alcuni non sanno se ci riusciranno, altri la vedono molto difficile.

Uno di questi addirittura spiega che non si sente completamente una persona, e che a  tornare nella società normale non si sente pronto.

A volte la colpa non è tutta dei ragazzi, ma anche dei genitori: separati, o lontani da casa non stanno con i figli, ma pensano agli affari loro sperando che diventino autosufficienti, li credono più capaci di gestire la loro vita per vivere quasi da “soli”.

Per curare queste dipendenze, nel gennaio 2016 è nato, al Policlinico Gemelli di Roma, un ambulatorio specializzato nella cura degli adolescenti che presentano ritiro sociale e dipendenza dai videogiochi.

Quindi, come sempre non c’è una sola risposta: alla domanda se i videogiochi sono o meno dannosi non si può rispondere con un secco sì o no; bisogna sempre vedere che spazio hanno nella vita delle persone, se creano dipendenza, quante ore si gioca e che tipo di personalità ha il ragazzo. E’, quindi, importantissimo non abusarne e non farli diventare lo scopo della propria vita.

E’ meglio essere vincenti nella vita che nei videogiochi.

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