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La storia di Casavatore

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Artwork: 2D

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Il territorio di Casavatore sì è rivelato sempre più ricco ed interessante archivio sotterraneo. In via Benedetto croce è  stato  rinvenuto  durante i lavori del costo di costruzione della scuola primaria un gruppo di tombe di epoca romana. In via tenente G. Esposito dove sorgeva un’ industria sono stati rinvenuti dei dogli, sempre di epoca romana, appartenenti a qualche Villa romana o qualche taberna vinaria. I tombaroli hanno fatto scempio di molto materiale. Ciò dimostra che l’hinterland napoletano era ricco di presenza umana che abitava piccoli villaggi popolati da contadini e soldati mercenari.

Ritornando  ai doli di Casavatore essi sono importanti perchè  sono accessori di una casa rustica come ce ne erano tante sul nostro territorio, risalente al 100 a.C e legate al tipo di agricoltura di piantagione. I doli possono anche indicare la presenza di una taberna vinaria o luogo di ristoro, poiché poco distante passava la via Atellana, come indicano le necropoli, era già densamente abitata da tempo.  I dogli di via Benedetto Croce stanno ad indicare le prime presenza umana che hanno dato origine nei secoli all’antico casale di Casavatore.

Il casale di Casavatore è nato vicino alla chiesa di Giovanni Battista, questa è stata costruita non a caso sull’asse viario Miano-Secondigliano-Casavatore-Casoria.

Il tessuto urbano di Casavatore si presenta piuttosto omogeneo e privo di gerarchie fra gli edifici, rispecchiando così la primitiva omogeneità socio economica  dei suoi abitanti tutti agricoltori.

 

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Caratteri della architettura a Casavatore

Dalla profondità o meno della falda acquifera può dipendere un certo tipo di coltura e da questa possono dipendere determinate caratteristiche dell’architettura rurale.

Nelle zone intorno a Casavatore, la falda è troppo profonda e ciò faceva sì che in passato l’acqua per alimentazione umana e del bestiame dovesse essere conservata in capaci cisterne nelle quali defluiva l’acqua piovana. Anche il tipo di coltivazione doveva tener presente questa situazione difficile e perciò nelle nostre campagne venivano praticate colture diverse come canapa, Lino, e frumento.

Annessi alle caratteriste case rurali era una grotta con accesso dal cortile o dal portone come quelle esiste in via tenente Esposito e di via Locatelli.

Altri elementi caratteristici delle case rurali di Casavatore erano i cellai, i quali, oltre a conservare il vino fresco, erano dei veri e propri laboratori enologici.

I portoni di queste case erano molto alti e larghi. L’altezza di questi portoni variavano da cinque a sei metri e la larghezza era generalmente la metà dell’altezza. I portoni più larghi e più alti si ritrovavano nelle maggiori case a corte ed erano incorniciati spesso in una arcata di roccia vulcanica modellarlo come quella di palazzo Candela. All’esterno del palazzo vi sono due salvaspigoli scolpiti.

L’eccessiva larghezza e lunghezza di questi portoni e da mettere in relazione con la coltura della canapa un tempo largamente praticata a Casavatore.

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Il Battista e Casavatore

La storia della cittadina è legata al Battista e, secondo alcuni autorevoli storici locali, il nome stesso del villaggio o Casale deriva da Casabuttore ossia Casa del Battezzatore, o Casa di Salvatore.

I primi documenti su questo centro abitato risalgono al 1193 e ’antico borgo contadino per la prima volta viene appellato Casavatore nel 1308 nell’elenco delle decime pagate  dal clero alla diocesi di Napoli.

Nel 1600 questo oscuro villaggio è annoverato tra i casali regi della città di Napoli e risale alla seconda metà di questo secolo un avvenimento molto importante che prova la forte indipendenza e lo spirito di libertà dei Casavatoresi.

Il 28 luglio 1678 in un riunione della Regia camera della Sommaria sono riportati i casali che furono posti in vendicata, tra questi si legge il Casale di Casavatore.

I locali pagarono un forte riscatto, 2000 ducati, pur di non essere infeudati, cioè sottomessi ad un Barone.

Qualche decennio dopo L piccola comunità commissionò una statua del Santo Protettore a Giacomo Colombo, uno degli scultori più famosi del tempo.

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Casavatore la cittadina a nord di Napoli dove oltre il 90% del territorio è coperto da cemento, asfalto, calce e rifiuti. E dove si ammassano oltre 12mila abitanti per chilometro quadrato. In entrambi i casi si tratta del record assoluto in Italia e gli abitanti ne farebbero volentieri a meno. Scomparsi i palazzi delle antiche famiglie per lasciare posto a comparti edilizi, scomparse le terre, i macelli e le campagne.

Scomparsa la Villa comunale, il luogo di ritrovo di tutti lungo il corso principale, con panchine per gli anziani e giostre per i bambini. Tre anni fa è stata buttata giù per fare spazio a un megagalattico parcheggio sotterraneo. Due milioni di euro che avrebbero dovuto risolvere ogni problema di parcheggio della cittadina e creare una piazza con un campo di calcio, fontane, marmi, ascensore per scendere al parcheggio. Oggi il parcheggio è una discarica di rifiuti, il campo è semi smantellato, le fontane sono secche, il marmo è rotto, le poche aiuole sono ridotte a bagno per cani

La Stampa, 13/08/2018

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LE GEMELLATE

 

Casavatore è gemellata con due città estere:

 

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     Slovenské Ďarmoty

 

Slovenské Ďarmoty è un comune della Slovacchia facente parte del distretto di Veľký Krtíš, nella regione di Banská Bystrica.

 

 

 

Rucăr

 

Rucăr è un comune della Romania di 6.149 abitanti, ubicato nel distretto di Argeș, nella regione storica della Muntenia.

 

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Giacomo Colombo e il battista di Casavatore

Si sente parlare per la prima volta di Casavatore nel 1308, nell’ elenco delle decime pagate dal clero della diocesi di Napoli, e,successivamente nel 1600, quando viene annoverato tra i Casali Regi di Napoli.

In una riunione il 28 luglio 1678, presieduta dal viceré Fayero,

sono riportati i nomi di alcuni Casali di Napoli che furono posti

in vendita e tra questi figura anche Casavatore, anche se la

popolazione locale pagò 2000 ducati pur di non essere sottomessi ad un Barone.

Anni dopo, venne poi commissionata una statua del Santo Protettore a Giacomo Colombo, celebre scultore.

Nacque ad Este nel 1663, ma giunse a Napoli a 15 anni, iniziando un percorso che porterà la sua bottega a produrre opere di inestimabile valore: tra queste, la statua al Santo Patrono di Casavatore, capolavoro di arte colombiana.

È un’opera del miglior barocco napoletano, con caratteristiche tipiche, quali la torsione lungo l’asse verticale, la chioma fluente dei capelli, il drappeggio del mantello.

Quest’ ultimo copre parzialmente il corpo del Santo, di cui colpisce la muscolatura e il rilievo delle piccole e grandi vene, e ci fa comprendere

quanto questo sia il mirabile risultato di un accurato studio anatomico.

In questa statua inoltre è raffigurato il pastore di anime che viene guardato con devozione dalla pecorella ai suoi piedi che simboleggia il gregge dei fedeli, ed è la stessa che ritroviamo nel sigillo civico ufficiale di Casavatore.

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Il prestigioso premio “Narrativa e Legalità” targato 2009, promosso dalla Pro Loco, è andato al giornalista e scrittore Pasquale Iorio. La cerimonia di consegna si è tenuta nella biblioteca comunale di Casavatore, comune che confina con Secondigliano e Scampia. Questa la motivazione del riconoscimento: “il suo romanzo Una Scelta di Vita, scritto con uno stile chiaro e scattante, è una storia delicata e profonda che traduce in parole gli istanti preziosi della quotidianità dei giovani della provincia di Napoli alla ricerca dell’armonia perduta. La narrativa rivela sfumature toccanti che trasmettono importanti messaggi di legalità risvegliando pensieri dai valori umani e profondi”. Dal romanzo “Una Scelta di Vita” emerge lo spirito che anima il protagonista e i personaggi in un “diario civile” che mette al centro l’aiuto per gli altri e il rispetto della legalità. Gli argomenti proposti evidenziano un’attenzione ai temi forti della vita e dei sentimenti più qualificanti della società. «Un libro che nasce dall’osservazione del mondo giovanile napoletano e dalla voglia di raccontare un settore del tutto nuovo alla narrativa italiana: il volontariato – sottolinea lo scrittore Pasquale Iorio – del resto un vero giornalista è in fondo colui che riesce a vedere ciò che gli altri non vedono per troppa superficialità di giudizio. Partendo da queste premesse c’è stato poi un lavoro enorme da sviluppare che è poi il mio mestieraccio di scrittore. Il nesso fra i protagonisti delle mie narrazioni e l’ambiente dove vivono – conclude Iorio – è evidente. Anzi, forse la vera protagonista delle mie storie è la provincia di Napoli con il suo straordinario fascino e la capacità di fornire mille spunti creativi. In una realtà così estesa, la gente non si sente osservata ed è libera di essere se stessa. Basta fermarsi ad osservare le persone che passeggiano per strada per rendersene conto».

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