#scrivoquindisono

by Fabio Glisenti

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#scrivoquindisono

  • Joined Feb 2022
  • Published Books 2

PREFAZIONE

 

“La prima roba che mi viene in mente è che non ho niente che mi viene in mente”.

Questo è l’incipit di “Dragon boy” di Guido Sgardoli che ha saputo leggere nella mente di chi si vede osservato da un foglio bianco da riempire, senza che ne abbia alcuna intenzione.

Allora, facciamoci ispirare dalle “robe” che sono venute in mente ad altri per provare a scriverne di nostre.

L’occasione è il “Book talk” una breve chiacchierata su un libro letto da altri. Il gioco è fatto: ascolto, penso, creo, scrivo.

Provate al leggere queste brevi storie, non sono poi tanto male.

E se vi abbiamo annoiati, non si è fatto a bella posta.

 

 

 

3
Il bambino oceano

Non voleva nascere così.

Un bambino diverso dagli altri, in una famiglia di fratelli gemelli a coppie, tranne lui, lui era solo. Aveva 10 anni compiuti da poco ed era basso, davvero basso. Tutti lo chiamavano “briciola”, “formica” o “nanetto” perché era diverso. I suoi fratelli, i suoi amici, i suoi insegnanti e i dottori che lo visitavano lo ritenevano strano e lo trattavano come tale.

A lui non importava, perché era concentrato ad avverare il suo unico vero sogno: vedere l’oceano dal vivo. Lui e i suoi fratelli giocavano sempre all’oceano da piccoli, fingendo fosse il cielo. Guardava sempre documentari sull’oceano, finché col tempo se ne innamorò.

Ora che sapevano dove trovarlo, trovare quello vero, lo andarono a cercare a Bordeaux.

 

5

Partirono alle quattro di mattina e salirono su un treno verso Bordeaux. Erano in pochi. Oltre a loro c’erano solo un vecchio passeggero che leggeva e il nipote che ascoltava la musica con le cuffiette.

Dopo un lungo e stancante viaggio di due ore arrivarono. L’acqua dell’oceano era calmissima.

Yann e i suoi fratelli si sentivano a casa, nonostante non avessero mai visto quel luogo. I gabbiani lottavano con i pesci che danzavano nell’acqua.

I suoi fratelli si accomodarono sulla riva con i piedi che sfioravano l’acqua. Yann invece si buttò nell’oceano senza pensarci due volte.

Ad un certo punto non si sentì più solo, era come se avesse trovato il suo fratello gemello. Era davvero felice, “normale”.

 

6

Sono una grande distesa d’acqua piena di vita ma anche di morte.

Collego paesi diversi, culture differenti, sono una via di unione e di salvezza.

I bambini con me giocano, si divertono e nuotano tra le mie correnti; sono freddo ma a loro non interessa.

Vedo e sento bambini di ogni nazionalità .

Ricordo un bambino spagnolo, più alto di tutti gli altri, ricordo che si divertiva a giocare con i miei pesciolini, gli giravano attorno, si divertiva come un matto.

Ricordo anche una ragazzina marocchina, con lunghi capelli di un nero come la pece, adorava le mie onde, come le vedeva si preparava e quando la vicinanza era minima si immergeva, amava essere trascinata fino a riva; a volte mi divertivo a mandarle qualche alga nei capelli.

Nell’ultimo periodo sentivo la voce di un bambino, era sempre sovrastata da molte altre, ma la sua spiccava.

Io non lo vedevo, ma lui vedeva me, al di là di quella finestra che si affasciava sulle mie onde.

Di lui non sapevo niente, né il nome né l’aspetto ma conoscevo la sua mente.

Guardava me come una via per la libertà, voleva raggiungermi, questa è l’unica cosa di cui sono certo.

Una mattina all’alba, quando il sole si stava svegliando, mi ritrovai davanti sette bambini tutti molto simili; i primi sei erano abbastanza alti, avranno avuto più di tredici anni, ma ne spiccava uno che aveva l’altezza di un bambino di due anni.

Loro non proferivano parola, rimanevano li, mi guardavano e basta.

Un ragazzino dai capelli che sembravano un cespuglio, fu il primo a parlare ” Quindi, siamo arrivati?” chiese , “Si, siamo arrivati fino all’oceano” rispose con un un sorriso quella voce familiare.

Senza dire nient’altro, si immersero nelle mie acque, sussultarono all’inizio per il freddo ma poi si lasciarono andare.

Quel bambino, il mio bambino, si immerse per primo.

Gli altri lo chiamarono : “Yann! Yann!  Vieni a riva ” disse uno.

“E’ troppo fredda ” intervenne un altro.

Io in quel momento ero felice, la mia curiosità era stata placata: conoscevo la sua voce, vedevo il suo volto e cosa più importante conoscevo il suo nome.

Yann è un altro bambino oceano.

Il suo ricordo vivrà per sempre nella sabbia, nella conchiglie, nelle vite dei miei abitanti.

-Rachele

 

7
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