L’ arte e le sue opere by Sara - Illustrated by Sara Privigno - Ourboox.com
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L’ arte e le sue opere

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Artwork: Sara Privigno

  • Joined Jan 2019
  • Published Books 1
L’ arte e le sue opere by Sara - Illustrated by Sara Privigno - Ourboox.com

Artista : sconosciuto

Nome opera : L’imperatore Giustiniano ei suoi seguiti

Tecnica : mosaico    Dati:  540-547 circa

Dimensioni:  540 x 547

Collocazione : Basilica S.Vitale, Ravenna

Analisi dell’opera:

I mosaici presenti nel presbiterio e nell’abside di S.Vitale a Ravenna possiedono le caratteristiche tonali dei colori che definiscono l’arte bizantina (oro, verde, bianco e porpora). Nei due mosaici interessati l’imperatore Giustiniano e sua moglie Teodora che assistono alla consacrazione della chiesa, quasi ad affermare il carattere divino dei sovrani. Giustiniano viene raffigurato tra i dignitari e ai soldati alla sua sinistra. Alla destra dell’imperatore ci sono i due diaconi che riguardano il libro del Vangelo e un incenso oltre all’arcivescovo Massimiano riconoscibile dalla croce che tiene in mano. Giustiniano si trova in posizione centrale: il suo mantello è chiuso da una ricca spilla e in mano ha il piatto con il riquadro eucaristico chiamato patena d’oro.

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Artista: sconosciuto

Nome opera : L’imperatrice Teodora e il suo seguito

Tecnica : mosaico    Dati : 540-547  

Dime nsioni : 540×547

Co llocazio ne : Basilica di San Vitale, Ravenna

Analisi dell’opera:

Nel mosaico raffigurante Teodora, la nota che l’imperatrice è raffigurata al centro in modo elegante e ornato di preziosi gioielli. Essa tiene in mano il calice contenente il vino simbolo del sangue di Gesù. È preceduta da due dignitari, uno dei quali sposta la tenda da una porta: nei Vangeli questa simbologia richiama Gesù ha definito “la porta per il regno dei cieli”. In quest’opera Gesù appare anche simboleggiato dalla fontanella in quanto “sorgente di acqua viva”. Seguono Teodora sette ancelle.  In questi due mosaici, la presentazione è frontale e ogni figura rappresentata, in base al posto che occupa, il proprio posto nella gerarchia.

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Artista: Cimabue

Nome opera: Madonna in trono con il bambino e gli angeli

Tecnica: tempera su tavola    Dati: 1280 circa

Dimensioni: 424×276

Collocazione: Museo del Louvre, Parigi, Francia

Analisi dell’opera:

L’espressione di Maria pare distaccata e lo sguardo sembra fisso nel vuoto. Gesù Bambino è in grembo alla madre, raffigurato come un piccolo filosofo vestito all’antica, con il rotolo delle sacre scritture saldamente in una mano e facendo il segno della benedizione con l’altro, come fosse un adulto. Nella composizione ci sono sei angeli a figura piena ed ali aperte che accarezzano il trono e disposti uno sopra l’altro, dando il senso della spazialità. Il volto di Maria pare estraneo a quel misto di serenità e dolcezza delle successive Maestà di Cimabue. Gesù Bambino è in grembo alla madre, raffigurato come un piccolo filosofo vestito all’antica, con il rotolo delle sacre scritture saldamente in una mano con l’altro, come fosse un adulto. Nella composizione ci sono sei angeli a figura piena ed alieni disprezzati, che accarezzano il trono e disposti uno sopra l’altro, dando il senso della spazialità. I loro volti sono scuri, seriosi, quasi imbronciati, richiamando la stessa espressione della Vergine. Sullo sfondo domina un fondo oro. Con Cimabue la figura comincia ad essere inserita in un ambiente dotato di profondità. Il volto inizia ad assumere espressività e ai colori primitivi vengono aggiunti brevi sfumature che danno rilievo alle forme.

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Artista: Giotto

Nome opera: Pala d’Ognissanti

Tecnica: tempera su tavola     Dati: 1310 circa

Dimensioni:  3,25x 2,04 m

Collocazione: Galleria Uffizi, Firenze

Analisi dell’opera

Il motivo tradizionale della Vergine in trono si trova in tre dimensioni sia con la prospettiva del trono sia con il posizionamento in profondità degli angeli e dei santi. L’atteggiamento della Madonna trasmette il senso di maternità e il chiaroscuro della veste rende più plastico il suo corpo. L’esile architettura del trono, di stile gotico, mette in risalto il manto azzurro della Vergine e l’avvolge con la trasparenza del fondo color oro oltre che dalle aureole dorate e dai colori chiari dei vestiti degli angeli.

 

 

 

 

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Artista:  Giotto 

Nome opera: Fuga in Egitto 

Tecnica: affresco              Dati: 1303-1305

Dimensioni: 200×185 cm

Collocazione: Cappella degli Scrovegni, Padova 

Analisi dell’opera

La scena, racchiusa da una piramide, è rappresentata da uno sperone roccioso che si trova sullo sfondo. Su di esso confronta qualche alberello che simboleggia “le lande desolate e aride” di cui parlano i testi apocrifi. Un angelo appare in cielo e un gesto del braccio guida della Sacra Famiglia alla fuga, per fuggire alla strage degli innocenti comandata da Erode. Maria è al centro seduto su un asino e tiene Gesù stretto a sé grazie a una sciarpa rigata annodata al collo. Indossa una veste rossa e un manto che, originariamente, era blu oltremare, di cui restano solo poche tracce. Un servitore, guida dell’animale che parla con Giuseppe, che regge un cesto o una specie di fiasco e porta un bastone in spalla. Chiudono il corteo tre aiutanti di Maria, che conversano tra di loro. nell’ affresco non confrontare quel senso di paura Che DEVE Avere I Protagonisti, della segno totale Fiducia in Dio e nel Suo Aiuto. Delicati sono le tonalità dei colori, che spiccano sull’azzurro del cielo.

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Artista: Giotto

Nome opera: Crocifisso

Tecnica: tempera e oro su tavola            Dati: 1288-1290

Dimensioni: 578×406 cm

Collocazione: Santa Maria Novella, Firenze

Analisi dell’opera:

La Croce di Giotto è un’opera innovativa per la storia dell’arte italiana, in quanto l’artista approfondisce e rinnova l’immagine del Cristo in croce. Giotto infatti abbandonò l’immagine del Cristo inarcato a sinistra, per dipingerlo in una posa più naturale con la figura che sprofonda verso il basso e piegato il dorso e la testa in avanti, gravata dal suo stesso peso come è mostrato dalle braccia che corrono obliquo e non più parallelo al terreno. La testa ciondola in avanti invece è appoggiata sulla spalla e anche il busto sporge in avanti rispetto al ventre e al bacino in un doloroso abbandono. Le ginocchia sono piegate in avanti sotto il peso del corpo. Le mani, ormai prive di forza, hanno le dita mollemente proiettate in avanti rispetto ai palmi inchiodati alla croce.I bordi del braccio longitudinale della croce presentano motivi geometrici che ricordano una stoffa, mentre i lati del braccio orizzontale osservano, come sempre, le immagini sofferenti della Vergine e di Giovanni Evangelista. In basso, sulla base trapezoidale, le rocce sono alludono al Monte Calvario, su cui è conficcata la croce. Secondo la tradizione medioevale sul monte Calvario era collocata la tomba di Adamo il primo uomo. Il sangue di Cristo lasciato in rivoli dalla croce e si trova tra le rocce, per poi arrivare alla cavità che contiene le ossa di Adamo, come simbolo della redenzione dell’uomo dal peccato, grazie al sacrificio di Cristo. In basso, sulla base trapezoidale, le rocce sono alludono al Monte Calvario, su cui è conficcata la croce. Secondo la tradizione medioevale sul monte Calvario era collocata la tomba di Adamo il primo uomo. Il sangue di Cristo lasciato in rivoli dalla croce e si trova tra le rocce, per poi arrivare alla cavità che contiene le ossa di Adamo, come simbolo della redenzione dell’uomo dal peccato, grazie al sacrificio di Cristo. In basso, sulla base trapezoidale, le rocce sono alludono al Monte Calvario, su cui è conficcata la croce. Secondo la tradizione medioevale sul monte Calvario era collocata la tomba di Adamo il primo uomo. Il sangue di Cristo lasciato in rivoli dalla croce e si trova tra le rocce, per poi arrivare alla cavità che contiene le ossa di Adamo, come simbolo della redenzione dell’uomo dal peccato, grazie al sacrificio di Cristo. Il Cristo di Giotto è più tridimensionale ed occupa uno spazio più voluminoso rispetto a quelli precedenti di Cimabue. Inoltre c’è per la prima volta un’attenzione per la fonte di luce e tutti i chiaroscuri che si evidenziano sono resi tenendo conto della sua provenienza.

 

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Artista:  Giotto

Nome opera: Natività di Maria

Tecnica: affresco       Dati: 1303-1305

Dimensioni: 200×185

Collocazione: Cappella degli Scrovegni

Analisi dell’opera:

La scena mostra l’anziana donna che giace sdraiata nel proprio letto, ha appena partorito e riceve da una levatrice la figlia fasciata, mentre una seconda parte sta per perdonare qualcosa da mangiare. La scena mostra inoltre altri due episodi: in basso due aiutanti hanno appena fatto il primo bagnetto alla neonata e l’hanno fasciata, mentre all’ingresso dell’abitazione un’altra domestica riceve da una donna vestita di bianco un pacchetto di panni. Le figure hanno un carattere solenne e il chiaroscuro dei colori dona la loro plasticità, mentre il volume dei loro corpi è dato dal panneggio dei loro abiti. Giotto dona, attraverso le espressioni dei volti, grande umanità ai personaggi.Per accentuare maggiormente la profondità prospettica, dipingere il sostegno delle cortine che circondano il letto con lo stanghe che consiste un rettangolo.

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Artista: Pisanello

Nome opera: Ritratto principessa estense

Tecnica: Tempera su tavola           Dati: 1435-1449               

Dimensioni: 43×30 cm

Collocazione:  Louvre, Parigi

Analisi dell’opera:                                          

La Principessa di casa d’Este è un dipinto su tavola, di cui resta ancora incantato il destinatario: infatti non è chiaro se si tratti di un’appartenenza alla famiglia degli Este o dei Gonzaga, famiglie alla cui corte lavorò Pisanello. La realtà nei suoi dettagli si trova nei fiori, nella protezione e nelle farfalle che volano tra la protezione del fondo. Il profilo della dama, invece, è tracciato con una linea molto decisa e stilizzata, quasi astratta. Questa caratteristica fu tipica di uno stile definito Gotico Internazionale. Infatti, questo stile è tipico della descrizione maniacale e perfetta degli elementi naturali. Le fisionomie delle figure umane sono, invece, principalmente stilizzate e lineari.Il profilo, invece, è tipico della tradizione figurativa delle medaglie celebrative.

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Artista: Giotto

Nome opera: Compianto su Cristo morto

Tecnica: Affresco                Data: 1303-1305 (circa) 

Dimensione: 200×185 cm

Collocazione: Cappella degli Scrovegni, Padova

Analisi dell’opera:

La parte più passionale dell’opera consiste nelle teste accostate della Madonna e di Cristo che sono posizionate da un lato in basso in modo che tutte le altre figure declinino verso di loro.  Al centro dell’affresco si distingue San Giovanni il cui gesto delle braccia unisce il tema del dolore in terra e nel cielo nel cui azzurro denso si nota gli angeli piangenti. A questo dolore terreno si uniscono i lamenti delle donne e di Maria Maddalena che regge i piedi trafitti del Cristo.  Il dolore che pervade i protagonisti si eleva nella moralità più alta della rassegnazione del volere di Dio e nella speranza della vita eterna.                                                                             

 

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Artista: Giotto e Maestro della Santa Cecilia

Nome opera: Omaggio dell’uomo semplice

Tecnica: affresco                      Dati: 1295-1299 

Dimensioni: 230×270 m

Collocazione: Basilica superiore di Assisi, Assisi

Analisi dell’opera: 

L’ambientazione ricalca alimentata dagli ambienti conosciuti agli abitanti dell’epoca, infatti gli spettatori utilizzano facilmente scoprire la piazza di Assisi tra il Palazzo comunale con la torre e il tempio di Minerva. Gli edifici creati un fondale realistico, costruiti secondo precise misure con una visione accurata sia laterale che dal basso. La rappresentazione dei lati degli edifici in una sorta di assonometria consente di creare anche la sensazione di sporgenza, come nel ballatoio combinato sulla destra. La descrizione è semplice ed efficace: al passaggio del santo un abitante stende un mantello con una mimica molto realistica. Il santo non è rappresentato con l’esaltazione dei dati forniti ai personaggi importanti, ma è dipinto come le altre persone, con il solo riconoscimento dell’aureola, ed è calato completamente nella scena, di profilo. Gli altri personaggi sono figure di cittadini casualmente di passaggio, secondo la moda dell’epoca, che commentano il fatto con naturalezza: partecipare allo spettatore e immedesimarsi nella scena come se ne facesse parte. Si assiste a un tentativo di rifiuto, la distanza tra ciò che è raffigurato e il mondo reale dell’osservatore. Su questo affresco si trova una mensola di legno che sporge al centro, dove anticamente si appoggiava la trave dell’iconostasi: non riuscendo ad eliminarla, si decide che la trave finisse in una zona neutra del cielo. La datazione più avanzata della scena rispetto alle altre è data dalla che commentano il fatto con naturalezza: vedere lo spettatore e immedesimarsi nella scena come se ne facesse parte. Si assiste a un tentativo di rifiuto, la distanza tra ciò che è raffigurato e il mondo reale dell’osservatore. Su questo affresco si trova una mensola di legno che sporge al centro, dove anticamente si appoggiava la trave dell’iconostasi: non riuscendo ad eliminarla, si decide che la trave finisse in una zona neutra del cielo. La datazione più avanzata della scena rispetto alle altre è data dalla che commentano il fatto con naturalezza: vedere lo spettatore e immedesimarsi nella scena come se ne facesse parte. Si assiste a un tentativo di rifiuto, la distanza tra ciò che è raffigurato e il mondo reale dell’osservatore. Su questo affresco si trova una mensola di legno che sporge al centro, dove anticamente si appoggiava la trave dell’iconostasi: non riuscendo ad eliminarla, si decide che la trave finisse in una zona neutra del cielo. La datazione più avanzata della scena rispetto alle altre è data dalla iconostasi: non riuscendo ad eliminarla, si decide che la trave finisse in una zona neutra del cielo. La datazione più avanzata della scena rispetto alle altre è data dalla iconostasi: non riuscendo ad eliminarla, si decide che la trave finisse in una zona neutra del cielo. La datazione più avanzata della scena rispetto alle altre è data dalla

stesura pittorica che risulta ammorbidita e sfumata, con il segno della consistenza più soffice che anticipano il ciclo di Padova. (Cappella degli Scrovegni)

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Artista:  Piero della Francesca

Nome opera: Dittico dei duchi d’Urbino

Tecnica: olio su tela              Dati:  1465-1472 circa

Collocazione:  Galleria degli Uffizi, Firenze

Dimensioni:  47×66 cm

Analisi dell’opera: 

L’influenza della pittura fiamminga si confronta in modo particolare in questo dittico. I due personaggi vengono immersi nel dipinto senza la mediazione di accessori come le tende o le finestre questo grazie alla sicurezza geometrie.

 

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Artista: Piero della Francesca

Nome opera: La f lagellazione

Tecnica: Tempera su tavola            Dati: 1460

Collocazione: Galleria Nazionale delle Marche, Urbino

Dimensione:  58,2×81,5 cm

Analisi dell’opera:

La scena è divisa in due parti, con tre figure in primo piano a destra, sullo sfondo di una via all’aperto, e la flagellazione

vera e propria che succede a sinistra. Due colonne in primo piano inquadrano la scena e, soprattutto quella in posizione semicentrale, dividono il mondo esterno, regolato da un’altra concezione e illuminazione. Delle tre figure a destra, quella centrale è un giovane con i piedi scalzi; quello di sinistra è un uomo barbuto ritratto mentre sembra accennare una richiesta di silenzio per iniziare a parlare; il terzo, a destra, è un uomo in età più avanzata. La parte sinistra è ambientata in un edificio aperto più in profondità, Cristo alla colonna martoriato da due individui abbigliati all’antica. Assistono alla scena un uomo col turbante di spalle, un uomo seduto in trono, simboleggiante Pilato e l’imperatore bizantino.

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Artista: Sandro Botticelli

Nome opera: La Nascita di Venere

Tecnica: tempera su tela            Dati: 1483-1485    

Collocazione: Galleria degli Uffizi, Firenze

Dimensione:   172,5 × 278,9 cm

Analisi dell’opera: 

Tra i significati c’è quello della corrispondenza tra la nascita della dea dell’acqua marina con l’idea cristiana della nascita dell’anima con l’immagine del battesimo. Il pittore vuole esaltare il bello spirituale e quello fisico. La nudità di venere significa semplicità, la natura è espressa nei suoi elementi (Acqua, aria e terra). A sinistra Borea ed Eolo soffiano la brezza che muove le onde, mentre a destra un’ancella accede con un mantello fiorito. Al centro Venere che secondo la mitologia romana nasceva dalla schiuma e dalla portata sulla cima di una conchiglia

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Artista: Sandro Botticelli

Nome opera: La primavera

Tecnica: tempera su tavola                Dati: 1482 circa 

Collocazione: Galleria degli Uffizi, firenze 

Dimensione: 203×314 cm

Analisi dell’opera:

In questo dipinto cade: la prospettiva come struttura dello spazio, la luce come realtà fisica, la vicenda della massa del volume. Lo sfondo non ha profondità per cui risaltano le figure. In un ombroso bosco riguardano nove personaggi. Nel centro è posta Venere. L ‘opera va letta da destra a sinistra. Zefiro piega gli alberi e rapisce la ninfa Clori che resta incinta. Venere al centro sorvegliata e dirige gli eventi, Sopra di lei vola suo figlio Cupido, mentre a sinistra ci sono le tre Grazie che ballano. Chiude Mercurio che scaccia le nuvole per conservare l’eterna primavera.

 

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Artista: Sandro Botticelli

Nome opera: La Madonna del Magnificat

Tecnica: tempera su tavola      Data: 1481

Collocazione: Galleria degli Uffizi, Firenze

Dimensione: 118x118cm

Analisi dell’opera:
Nell’opera la Vergine, è incoronata da due angeli mentre sta scrivendo su un libro. Essa ha la testa coperta da veli trasparenti e stoffe preziose. Il bambino guida il suo braccio, testimoniando il perfetto accordo tra Dio e la sua prescelta. Altri due angeli ha pubblicato il libro e il calamaio dove Maria è inserita nella penna, mentre un terzo abbraccia questi ultimi due. Gesù tiene nella mano il melograno, che è un simbolo di regalità e di fertilità. Lo sfondo è composto da una finestra ad arco in pietra serena, oltre a quale si scorge un sereno paesaggio fluviale. La cornice di pietra dipinta schiaccia le figure in primo piano. La leggera deformazione dà alla Vergine e al Bambino dimensioni leggermente maggiori rispetto agli altri personaggi. Il dipinto mostra una distacco dal dato naturale. I colori preziosi e brillanti, la linea di contorno nitida e chiara, l’eleganza lineare, il disegno impeccabile gestito dalla tavola.

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Artista: Andrea Mantegna

Nome opera: Cristo morto

Tecnica: tempera su tela        Data: 1475-1478 circa

Collocazione: Pinacoteca di Brera, Milano

Dimensioni: 68×81 cm

Analisi dell’opera:

In questo dipinto viene rappresentato Cristo morto in un intenso realismo con colori scuri e opachi . Nell’opera circostante le espressioni sono le più importanti inseme alla prospettiva . Nelle tre persone che osservano Cristo si può notare la tristezza nei volti e le linee nelle facce sono molto dettagliate.

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                                L’AFFRESCO

L’affresco è un’antichissima tecnica pittorica in cui il colore viene posto sull’intonaco ancora umido. La calce si mescola con i gas dell’aria trasformandosi in una superficie compatta che trattiene il colore. Per realizzare un affresco si utilizzano colori di origine minerale perché sono resistenti alla calce che potrebbe corroderli. La difficoltà di questa tecnica è il fatto che non permette ripensamenti: una volta lasciato un segno,

questo verrà immediatamente assorbito dall’intonaco. Per ovviare a questo problema, l’artista realizzerà piccole porzioni dell’affresco. Eventuali correzioni sono comunque possibili a secco, ovvero attraverso tempere applicate sull’intonaco

asciutto: sono però più facilmente degradabili. Un’altra difficoltà consiste nel capire quale sarà la tonalità effettiva del colore: l’intonaco bagnato, infatti, rende le tinte più scure, mentre la calce tende a sbiancare i colori. Per risolvere il problema, è possibile eseguire delle prove su una pietra pomice o su un foglio di carta fatto asciugare con aria calda.

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LA PITTURA A OLIO

In questo genere pittorico la materia colorante è data dal colore stesso e dall’olio (di lino, di noce, di papavero) che serve come elemento di unione tra i colori stessi e la tela. Questa tecnica aumenta la possibilità sia di intensificare i chiari e gli scuri, che di procedere nella lavorazione ponendo una maggiore attenzione al dettaglio. I colori impastati con l’olio, si seccano in tempi meno rapidi e permettono all’artista di procedere più lentamente e quindi di essere più preciso nell’esecuzione. Questa tecnica favorì una grande diffuse della pittura poiché l’artista poteva spostarsi semplicemente con tele e colori.

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Artista: Antonello da Messina

Nome opera: Vergine annunziata 

Tecnica: olio su tela             Data: 1475

Dimensioni: 46 x 34 cm

Collocazione: Museo Nazionale di Palermo
Analisi dell’opera:

Il dipinto è realizzato con colori a olio. Il fondo del dipinto è nero e mette in risalto il ritratto della Madonna. Il leggio è posto in diagonale creando così un senso di profondità. La prospettiva è data dalla mano della mano della Vergine che avanza verso l’osservatore. Con questo gesto e lo sguardo serio e  stupito che rivela profonda umanità, si capisce che siamo in presenza dell’angelo che fa la sua annunciazione.

L’espressione timorosa di Maria fa trasparire il forte realismo presente in lei. La composizione è centrale e piramidale ed è caratterizzata dal riflesso di luce nell’ombra a destra che rende il volume meno rigido.

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Artista: Antonello da Messina

Nome opera: Ritratto d’uomo

Tecnica: olio su tavola             Data: 1475-1476

Dimensioni: 25,5 x 35,5 cm
Collocazione: National Gallery, Londra

Analisi dell’opera:

L’opera ritrae un uomo sconosciuto, di ceto sociale medio-alto a giudicare dall’abbigliamento. La giubba in pelle lascia intravedere la camicia bianca, mentre in testa l’uomo ha una berretta rossa di panno. La posa è di tre quarti contrariamente alla tradizione dell’epoca, lo sfondo scuro e la rappresentazione essenziale derivano dai modelli fiamminghi. La luce illumina il volto facendo emergere gradualmente i lineamenti e le sensazioni del personaggio. Lo sguardo acuto e penetrante, rivolto verso l’osservatore, mostra una personalità vivace. Antonello, in questo ritratto dona volume alla figura mettendo in risalto anche l’aspetto psicologico. Un’analisi a raggi X ha rivelato che gli occhi erano in origine orientati diversamente. Forse originariamente esisteva un parapetto dipinto da cui il personaggio si affacciava, poi tagliato via in epoca imprecisata. Alcuni hanno anche ipotizzato che l’opera possa essere un autoritratto.

 

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Artista: Leonardo da Vinci

Nome opera: Uomo Vitruviano

Tecnica: Penna e inchiostro su carta          Data: 1490

Dimensione: 34,4×24,5 cm

Collocazione: Gallerie dell’Accademia, Venezia

Analisi dell’opera:

Celeberrima rappresentazione delle proporzioni ideali del corpo umano, cerca di dimostrare come esso possa essere armoniosamente inscritto nelle due figure “perfette” del cerchio, che rappresenta il Cielo, la perfezione divina, e del quadrato, che simboleggia la Terra. Leonardo, prende Vitruvio solo come punto di partenza per le sue riflessioni, ma grazie ai suoi studi diretti sul corpo umano, propone uno schema proporzionale alternativo a quello classico, inoltre vuole fare notare la discrepanza fra le misurazioni riportate da Vitruvio e quelle che lui stesso rilevò sul corpo di modelli maschili a Milano. Quest’osservazione ha portato gli studiosi a credere che il titolo di “uomo vittoriano” sia fuorviante e, di fatti, si tratta di un titolo che è stato assegnato al disegno solo nel Novecento inoltrato. Attraverso il suo bagaglio di conoscenze d’anatomia, ottica e geometria Leonardo arricchì l’intuizione vitruviana, arrivando a un modello proporzionale che rappresentava il più alto segno dell’armonia divina.

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Differenze e relazione tra le tre annunciazioni:

1 Annunciazione del Signore di Beato Angelico

2 Annunciazione di Antonello da Messina

3 Annunciazione di Andrea del Verrocchio e Leonardo da Vinci

Differenze:

La prima differenza che si nota è data dalla prospettiva: in Beato Angelico la prospettiva è lineare, in Antonello da Messina è geometrica mentre quella di Leonardo è più studiata e adatta ad essere guardata dal basso e da destra. La seconda differenza è data dagli abiti dei personaggi. Nel primo le vesti sono eleganti e sobrie, al contrario del terzo dove sia il contesto che l’abbigliamento risultano particolarmente sfarzosi. Nel secondo il vestiario risulta molto umile e castigato. L’ultima differenza é dalla luce. Nel primo inonda la scena e rende il tutto molto reale, nella seconda c’è un gioco di chiaroscuri che fa emergere Maria dallo sfondo scuro infine, nella terza la luce è chiarissima  e il punto più illuminato è il volto della Madonna.

 

Relazioni:

In tutti e tre riscontriamo le stesse posizioni: la Madonna a destra e l’angelo a sinistra (in quella di Antonello lo si intuisce dallo sguardo di Maria). Inoltre ritroviamo la riservatezza dell’incontro che vedi i protagonisti soli senza personaggi esterni e in luoghi tranquilli. Il viso di Maria appare sempre serio e consapevole del ruolo che è chiamata a sostenere.

 

 

 

 

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Artista: Leonardo da Vinci

Nome opera: La Vergine delle Rocce

Tecnica: olio su tavola              Data: 1483-1486

Dimensioni: 1,98 x 1,23

Collocazione: Louvre, Parigi

Analisi dell’opera:

La scena si svolge in un umido paesaggio roccioso, in cui dominano fiori e piante acquatiche. Le figure sono sulla soglia di una grotta che riceve luce dall’alto e dalle aperture del fondo dove si aprono due cavità che rivelano interessanti vedute di speroni rocciosi e gruppi di rocce, che a sinistra sfumano in lontananza per effetto della foschia, secondo la tecnica della prospettiva aerea. In alto invece il cielo si fa cupo, quasi notturno; da lontano si intravede un corso d’acqua. Le figure sono disposte in croce: Gesù si inclina in primo piano verso l’esterno, mentre il Battista e l’angelo danno l’espansione laterale dello spazio. La Madonna, che sovrasta il gruppo sembra accennare ad una cupola da cui scende la luce. Leonardo era affascinato dall’immagine della caverna che rappresentava l’utero materno e l’inizia della vita e della terra. I ghiacciai che si intravedono forse fanno riferimento alla vita prima della nascita di Cristo. La luce posta sulle figure è il segno dell’arrivo di Gesù e del nuovo messaggio che darà agli uomini. La Vergine attraverso la sua espressione sembra sapere verso quale destino andrà il figlio.

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Differenze tra la Gioconda e la Dama con l’ermellino

La Gioconda ritrae una donna adulta probabilmente Lisa Gherardini sul cui sfondo appare un paesaggio reale dai toni sfumati; gli stessi toni vengono ripresi anche nell’abbigliamento della protagonista. La donna ha un abbigliamento sobrio ma elegante, i capelli sciolti sono trattenuti da un velo. La sua espressione appare serena e tranquilla. Lo sguardo accompagna l’osservatore in qualunque angolazione egli si trovi e il suo sorriso enigmatico in realtà è l’espressione di chi è in una condizione di perfetto equilibro con la natura.

Nella Dama con l’ermellino invece, troviamo una giovane ragazza forse Cecilia Gallerani che tiene in braccio un ermellino anche se qualcuno ipotizza che potesse essere un furetto. Lo sfondo è totalmente scuro e la luce, proveniente da destra, si focalizza sul volto e sull’animale ritratti. I colori dell’elegante abbigliamento sono vivaci e l’ unico accessorio che la identifica come dama di corte é la collana di perle nere.

I corpi dei due personaggi sono ruotati verso sinistra mentre le teste verso destra come se stessero guardando qualcuno o improvvisamente fossero stati chiamati. Lo sguardo della ragazza rivela la vivacità tipica della sua età.

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Artista: Giotto

Nome opera: Madonna di Ognissanti

Tecnica: tempera su tavola        Data: 1306-1310

Dimensioni: 335×229,5 cm

Collocazione: Uffizi, Firenze

Analisi dell’opera:

Il dipinto fu originariamente collocato sulla vecchia parete divisoria della chiesa di Ognissanti. Nel 1810, in seguito alla repressione francese dei conventi, fu collocato in Accademia. È agli Uffizi dal 1919.

 

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Artista: Duccio di Buoninsegna

Nome opera: Madonna Rucellai

Tecnica: tempera e oro su tavola     Data: 1285-186

Dimensioni: 450 x 290 cm

Collocazione: Uffizi, Firenze

Analisi dell’opera:

Commissionato il 15 aprile 1285 dai rettori della Compagnia della Vergine per il loro altare nella chiesa di Santa Maria Novella, il dipinto fu poi spostato nella parte destra e alla fine del 17 secolo , alla cappella della famiglia Rucellai. Nel 1937 fu rimosso dalla chiesa e fu esposto agli Uffizi nel 1948. Nella cornice originale sono presenti motivi decorativi dipinti in fasce alternate e dischi raffiguranti santi.

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Artista: Michelangelo Buonarroti

Nome opera: Pietà di Michelangelo

Materiale: Marmo bianco di Carrara       Data: 1497-1499

Dimensioni: 174 x 195 x 69 cm

Collocazione: Basilica di San Pietro, Stato del Vaticano

Analisi dell’opera: 

La Pietà Vaticana fu completata da un giovanissimo Michelangelo ed è l’unica opera che lui ha firmato (la troviamo su una fascia trasversale sopra il petto di Maria) . Venne commissionata dal governatore francese a Roma per conto del re Carlo VIII e inizialmente doveva essere collocata nella Cappella di Santa Petronilla, sempre in Vaticano.

La scultura ha forma piramidale e si nota che il Cristo è più piccolo della Vergine e questo le consente di sorreggere il corpo del figlio. Gesù non appare più nelle forme statiche del Cristo deposto, ma il suo corpo assume linee più morbidi e naturali. Il volto di Maria è il simbolo di una giovinezza eterna a cui si riconducono i versi riferiti ad essa nella Paradiso della Divina Commedia di Dante. Il marmo è talmente lucido che si diffuse la voce che l’autore avesse dedicato alla lucidatura lo stesso tempo impiegato dalla scultura.

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Differenze e relazioni tra il Doriforo e il David:

Doriforo (portatore di lancia), è una scultura di Policleto, realizzata tra il 450 ed il 445 a.C., molto probabilmente l’ideale rappresentazione del mitico eroe Achille.

Il Doriforo rappresenta l’incarnazione dell’ideale classicistico. Ciò che maggiormente è espresso in questa statua, è il rapporto fra le parti del corpo che appaiono armoniche: Policleto riesce a creare proporzionalità e dinamismo fra gambe e braccia, spalle e bacino. Di quest’opera non ci è pervenuto l’originale, molto probabilmente bronzeo, e la copia meglio conservata si trova oggi nel Museo Archeologico di Napoli.

David di Michelangelo: con il David si rinnova il canone della bellezza maschile rinascimentale, (ricorda la scultura classica greca V secolo a.C.) un corpo atletico all’apice della forza giovanile espresso da forme nate da uno studio attento dei particolari anatomici, come la torsione del collo attraversato da una vena e i tendini, come le vene sulle mani e sui piedi, la tensione muscolare delle gambe; la perfetta muscolatura del torso. Sono poche le inesattezze come un muscolo sul polso destro inesistente in realtà, che Michelangelo si inventa per dare maggiore forza espressiva al suo movimento, e una riduzione innaturale della spalla dovuta alla mancanza di materiale su cui lavorare. Inoltre per correggere la visione dal basso, essendo una statua alta 4.10 m, Michelangelo ha realizzato la testa con una proporzione maggiore rispetto al corpo.

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Analisi attiva del David di Michelangelo

David armato di un SASSO, fissa l’avversario con un’atteggiamento carico di TENSIONE fisica e psicologica, Il suo corpo appare IMMOBILE ma pronto a scattare: lo si percepisce dai dettagli anatomici che lo scultore riproduce con precisione, come il disegno dei MUSCOLI tesi e le VENE in rilievo. Lo sguardo è CONCENTRATO e la fronte è CORRUGATA.

 

La mia opinione:

avendola vista dal vivo preferisco il David di Michelangelo rispetto al Doriforo, perché le sue forme sono più rifinite mentre il Doriforo pur nella sua eleganza classica mi sembra mi rifinito nei particolari. Anche il viso del David e molto piú espressivo rispetto all’altra scultura.

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