LA PESTE SECONDO DINO BUZZATI E GABRIEL GARCIA MARQUEZ by Chiara - Illustrated by Chiara Meccariello, Stella D'Angelo, Antonio De Rosa, Abate Colicchio  - Ourboox.com
This free e-book was created with
Ourboox.com

Create your own amazing e-book!
It's simple and free.

Start now

LA PESTE SECONDO DINO BUZZATI E GABRIEL GARCIA MARQUEZ

by

Artwork: Chiara Meccariello, Stella D'Angelo, Antonio De Rosa, Abate Colicchio

  • Joined May 2021
  • Published Books 1

         DINO BUZZATI  E ” IL DESERTO DEI TARTARI”

                 Il deserto dei tartari - Dino Buzzati - Narrativa Italiana - Narrativa - Libreria - dimanoinmano.it

2
LA PESTE SECONDO DINO BUZZATI E GABRIEL GARCIA MARQUEZ by Chiara - Illustrated by Chiara Meccariello, Stella D

Dino Buzzati e “Il deserto dei tartari”

Dino Buzzati è stato uno scrittore, giornalista, pittore, drammaturgo, librettista, scenografo, costumista e poeta italiano. I suoi studi iniziano con la musica affinando le strumenti come violino e pianoforte poi a 14 segui gli studi iscrivendosi al liceo classico per poi terminare laureandosi in giurisprudenza. Inizia la sua carriera da giornalista nel 1928, entra come praticante, al Corriere della Sera, del quale diverrà in seguito redattore e infine inviato.  Dal 1945 sino alla morte scrive articoli di cronaca nera, il settore giornalistico in cui si rispecchia. I numerosi pezzi giornalistici dedicati da Buzzati agli omicidi e alle tragedie italiane saranno raccolti da Lorenzo Viganò e pubblicati nel 2002 in un cofanetto di due volumi dal titolo La «nera» Nel 1966, dopo otto anni, esce una nuova raccolta di racconti, il colombre e altri cinquanta racconti, seguita due anni dopo da La boutique del mistero, che raccoglie 31 storie estrapolate da tutte le precedenti raccolte: è chiara l’intenzione di Buzzati di raccogliere il meglio della sua produzione novellistica. Buzzati si identifico anche nell’arte che per lui più di uno svago, già da bambino diede a vedere un particolare interesse in questo campo. L’attività pittorica di Buzzati diventa rilevante a partire dal 1957, anno in cui inizia a produrre con regolarità numerosi dipinti e disegni di vario genere. Le tematiche dei suoi primi dipinti sono quelle tipiche delle altre opere, soprattutto dei racconti (il fantastico, il destino, l’attesa, il mistero), e lo stile richiama al Simbolismo, invece negli anni 60’ inizia a sostituire queste tematiche con la sessualità e il delitto che richiamano alla cronaca nera.  Buzzati inoltre aveva anche passioni personali in particolare l’alpinismo spesso anche su tracciati difficili come le dolomiti ed era anche un cultore dello sci. Muore di tumore al pancreas il 28 gennaio 1972

4

L’ opera: “Il deserto dei Tartari”

Nel 1940, a pochi anni dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale pubblica “Il deserto dei Tartari”, considerato per molti anni il romanzo con uno dei finali più perfidi della storia. Infatti, Dino Buzzati viene considerato per molti anni un completo pessimista ma ciò è smentito dal saggio di Lucia Bellaspiga che considera questo romanzo come un capolavoro italiano, avendo soprattutto finalità riguardanti l’umanità e la speranza. L’opera tratta temi come l’attesa, il tempo e la morte in modo allegorico ed è ambientato in un’epoca antistorica. Il luogo dove il racconto si evolve è la Fortezza Bastiani, che sorge in un luogo poco precisato.

La trama del racconto consiste nel susseguirsi di un evento dopo l’altro. Un militare, Giovanni Drogo, viene mandato nella Fortezza senza via d’uscita. Qui attende un nemico che però non arriva mai, ma durante l’alloggio incontra diversi personaggi come il Capitano Ortiz, come lui in attesa del nemico; Angustina, che non teme la morte: Laterio, Tronk, Monti e Simeoni, che rappresentano l’ipocrisia. Giovanni, tentando un trasferimento che gli viene negato, vive in completa solitudine per tutta la vita. Dopo 15 lunghi anni di attesa arrivano i nemici tanto attesi, i Tartari, ma ormai lui era molto malato e viene mandato a morire da solo, lontano. Qui accetta la vita, nonostante le sue complicazioni, ma anche la morte senza avere più timore alcuno.

I personaggi, come già detto, sono molti e ognuno rappresenta qualcosa.

Giovanni Drogo, che dopo tanto tempo accetta la solitudine e l’attesa, che sembra non finire mai.

-Il Capitano Ortiz, un personaggio molto positivo che, come Giovanni, è in attesa

-Laterio, Tronk, Monti e Simeoni, che rappresentano il lato peggiore della borghesia

-Angustina, l’unico ad aver capito la chiave del mistero esistenziale

5

GABRIEL GARCIA MARQUEZ E “CENT’ANNI DI SOLITUDINE”

 

Cent'anni di solitudine - Gabriel Garcia Marquez - Narrativa Straniera - Narrativa - Libreria - dimanoinmano.it

6
LA PESTE SECONDO DINO BUZZATI E GABRIEL GARCIA MARQUEZ by Chiara - Illustrated by Chiara Meccariello, Stella D

Gabriel García Márquez e “Cent’anni di solitudine”

 

Gabriel García Márquez nasce il 6 marzo del 1928 ad Aracataca, un piccolo villaggio della Colombia.

Nel 1947 inizia i suoi studi di giurisprudenza all’Università di Bogotà e nello stesso anno pubblica il suo primo racconto “La tercera resignacion” sul giornale El Espectator.

Nel 1948 si trasferisce a Cartagena in seguito alla chiusura dell’Università Nazionale e comincia il suo lavoro come giornalista al El Universal.

Nel frattempo si lega ad un gruppo di giovani scrittori e insieme leggono bramosamente  i romanzi di Kafka, Faulkner, Virginia Woolf. Nel 1954 torna nuovamente a Bogotà come giornalista de El Espectador e pubblica il racconto “Foglie morte”. Nel 1956 trascorre alcuni mesi a Roma, dove segue dei corsi di regia, in seguito si trasferisce a Parigi. Nel 1958 sposa Mercedes Barcha e, dopo la vittoria di Fidel Castro, visita Cuba e lavora (prima a Bogotà, poi a New York) per l’agenzia “Prensa latina”, fondata dallo stesso Castro.

A Città del Messico, nel 1962, scrive il suo primo libro “I funerali della Mama Grande” che contiene anche “Nessuno scrive al colonnello”, lavori con i quali si comincia a delineare il fantastico mondo di Macondo.

Nel 1967 pubblica “Cent’anni di solitudine”, che ebbe subito un grande supporto da parte della critica e che consacrò Marquez come uno dei più grandi scrittori del nostro secolo.

8

L’Opera: “Cent’anni di solitudine”

 

“Cent’anni di solitudine “ è un romanzo che tratta la storia centenaria  della famiglia Buendia e della città di Macondo. In un intreccio di vicende favolose, secondo il disegno premonitorio delle pergamene di un indovino, Melquiades, si realizza  il destino della città dal momento della sua fondazione alla sua momentanea e disordinata fortuna, quando i nordamericani vi impiantarono una piantagione di banane, fino alla sua rovina e definitiva rovina . Il racconto della famiglia segue l’allegoria di solitudine e di sconfitta che sta scritta nel destino di Macondo, facendo leva sulle 23 guerre civili incoraggiate  e tutte perse dal colonnello Aureliano, padre di 17 figli illegittimi e descrivendo in una successione paradossale le vicende e le morti dei vari Buendia.

L’epidemia di Covid 19, ha richiamato in molti di noi alla letteratura dedicata alla peste. lo scrittore Gabriel  Garcia  nominato precedentemente  ha parlato di questa ,nella sua opera Centanni di solitudine. In questa la peste viene intesa come malattia dell’insonnia in modo allegorico, poiché ha l’effetto della progressiva perdita della memoria .

“… la cosa più temibile della malattia dell’insonnia non era l’impossibilità di dormire, dato che il corpo non provava alcuna fatica, bensì la sua inesorabile evoluzione verso una manifestazione più critica: la perdita della memoria. Significava che quando il malato si abituava al suo stato di veglia, cominciavano a cancellarsi dalla sua memoria i ricordi dell’infanzia, poi il nome e la nozione delle cose, e infine l’identità delle persone e perfino la coscienza del proprio essere, fino a sommergersi in una specie di idiozia senza passato.

 

9
This free e-book was created with
Ourboox.com

Create your own amazing e-book!
It's simple and free.

Start now

Ad Remove Ads [X]
Skip to content