La storia dei Misteri by Angelica Malato - Illustrated by ANDREA BUCARIA  - Ourboox.com
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La storia dei Misteri

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Artwork: ANDREA BUCARIA

  • Joined Apr 2023
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LA SETTIMANA SANTA

I riti della Settimana Santa di Trapani, è tra i più importanti e sentiti in Italia, rappresentano un misto di religiosità, cultura, tradizione e folklore.

La processione, originariamente curata dalla società del Preziosissimo Sangue di Cristo fu successivamente, affidata alle maestranze cittadine, a seguito di problemi di natura economica, con il compito di condurlo annualmente in processione e di curarne la conservazione.

La Settimana Santa viene anticipata dalle “Scinnute”, riti in cui ogni venerdì di Quaresima si rievoca l’antica tradizione di porre al centro del transetto alcuni gruppi.

I riti hanno inizio il martedì Santo con la processione della Madre Pietà del Massari.

Il mercoledì Santo è il giorno della processione della Madre

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Pietà del Popolo, affidata al Ceto dei Fruttivendoli.

Il Giovedì Santo, fino all’alba del venerdì, è il culmine di tutti i preparativi. Nella chiesa, i Misteri vengono impreziositi da eleganti e pregevoli suppellettili ed ex voto in oro, argento e corallo. Sulle vare vengono posti dei ceri votivi e degli addobbi floreali che fanno da cornice alle pregevoli sculture. Alle ore 14:00 del Venerdì Santo, dall’imponente portone della Chiesa delle Anime Sante del Purgatorio si snoda la processione dei misteri.

Essa si contraddistingue, sia per la durata, di circa 24 ore, sia per l’imponente dimensione del corteo processionale che percorre le vie dell’antica città.

Caratteristiche della processione sono: “l’Annacata” (dondolio ritmico della Vara a tempo di nenie funebri) e a “Vutata” (che consiste nel girare la Vara verso coloro che appartengono alla maestranza o verso i sofferenti.

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LA SETTIMANA SANTA DI TRAPANI.

LA MADONNA DEI MASSARI

La Settimana Santa trapanese prevede l’uscita della Madonna dei Massari il martedì santo alle 14.00 dalla chiesa delle Anime Sante del Purgatorio di Trapani. Il simulacro percorre in processione le vie del centro storico e intorno alle 22.00 si ferma a Piazza Lucatelli dove ci sarà una teca che la custodirà durante la notte. Il rientro è previsto il mercoledì intorno alle 24.00.

L’opera, attribuita a Guidoni o Zichichi, è del Settecento. Nel fine secolo una famiglia nobiliare trapanese la donò ai facchini di piano San Rocco, le cosiddette cinque famiglie. Fino al 1934, il dipinto della Madonna era conservato per tutto l’anno presso l’abitazione di uno dei Massari, che qualche giorno prima della processione, con una funzione detta “scinnuta”, veniva

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consegnato alla chiesa da dove avrebbe preso avvio il Sacro corteo. Tale onore era riservato a cinque famiglie: Cordaro,

Di Bella, Lombardo, Mazzeo, Mistretta.

Dal 1934 i consoli la consegnarono all’autorità ecclesiastica affinché l’uscita venisse curata dal ceto dei Massari.

La vara su cui poggia il quadro, in stile neoclassico, è stata realizzata nel 1962 seguendo lo schema del modello originale. Sulla parte posteriore della vara è posta un’immagine di Cristo impresso nel panno della Veronica è sorretto da un angelo, con una pregevole corona di spine argentea.

Il termine “massaro” definisce una persona che esegue lavori di fatica o chi trasporta la roba altrui da un luogo all’altro.

Non ci sono notizie certe su quando venne introdotta questa processione, il primo documento ufficiale che ne attesta lo svolgimento risale al 31 marzo 1855.

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MADRE PIETA’ DEL POPOLO

Il mercoledì santo alle ore 16.00 dalla chiesa delle Anime sante del Purgatorio esce S. Maria Madre Pietà del Popolo. Il simulacro percorre le vie del centro storico di Trapani per arrivare, intorno alle ore 18.00 a piazza Lucatelli dove avverrà “L’incontro” tra le due Madonne e lo scambio del cero in ricordo di un’antica tradizione tra i due ceti. Il rientro alla chiesa è previsto intorno alle 22.00.

Opera del 600, di autore ignoto, fu custodita dalla compagnia di santa Annella fino all’unità d’Italia. Passò poi alla Curia e ne curò l’uscita un comitato popolare. Nel 1900 subentrarono i fruttivendoli “Putiara” e il capo console è ancora oggi, figlio di un “putiaro”. L’ultimo restauro risale al 1900.

Le origini di questa processione sono più remote rispetto a quella dei “Massari” ma anche in questo caso furono la devozione popolare e la volontà di celebrare per le vie,

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un miracoloso quadro di Maria Addolorata.

Il 22 novembre 1722 il vescovo di Mazzara del Vallo, Bartolomeo Castelli, autorizzò la compagnia di S. Anna a poter effettuare la prima processione del quadro della Madonna della Pietà che il Giovedì Santo del 1723 poté sfilare per le vie cittadine.

Nel 1956, su decisione del vescovo di Trapani, Mons. Corrado Mingo, la processione venne anticipata alla giornata del Mercoledì Santo. La processione assunse con il tempo un vero e proprio carattere di popolo, a differenza di quella del giorno prima, legata al ceto dei Massari.

L’immagine dell’Addolorata è incastonata in una “vara” in legno in stile barocco, nella parte posteriore è collocato un santo volto di Gesù coronato di spine, impresso nel drappo della Veronica e sorretto da un angelo.

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I MISTERI

Tra le più lunghe d’Italia, la processione dei Misteri attira ogni anno migliaia di fedeli, devoti e turisti attratti da questa ardente manifestazione di fervore religioso che si ripete, identica e solenne, da oltre 400 anni.

Originariamente si chiamava Las Casazas e si ritiene sia stata importata dalla Spagna nel XVI secolo; da allora viene rappresentata ogni anno, con poche interruzioni nel corso della storia.

I 18 gruppi scultorei e i due simulacri, montati su speciali “vare” di legno come supporto, sfilano per le vie della città. Le statue sono state realizzate in legno, colla e tela, tra il XVII e il XVIII secolo, dalle botteghe artigiane trapanesi. Rappresentano personaggi e scene della passione e della morte di Gesù. Inizialmente erano soltanto 6, nel corso del tempo

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sono diventate 18. La più antica è l’Ascesa al Calvario. Ci sono due ipotesi relative al significato del termine Misteri. Secondo alcuni ha a che fare con il “ministero”, l’ufficio religioso, mentre altri ritengono che sia legato alla parola “mestiere”, con riferimento alle corporazioni di arti e mestieri a cui si associa ogni gruppo sacro.

 

Inizialmente, la processione fu gestita dalla Confraternita del Preziosissimo Sangue e successivamente dalla Confraternita di San Michele.

Nel corso degli anni venne affidata alle corporazioni artigiane, le maestranze, dalle quali, nel 1974 nacque l’Unione Maestranze che è la vera macchina organizzatrice di questo splendido ripetersi di una tradizione secolare che non ha mai perso il proprio fascino nonostante i cambiamenti dettati dal

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passare del tempo.

La tradizione vuole che l’appuntamento sia stabilito nel primo pomeriggio del Venerdì Santo, quando i Sacri Gruppi fanno la loro uscita solenne dalla Chiesa delle Anime Sante del Purgatorio. Seguendo un preciso rituale, il “caporale” con un colpo di ciaccola, uno strumento simile alla nacchera, dà ordine a “massari” e giovani volontari di sollevare a spalla il gruppo sacro. Un secondo colpo dà avvio al movimento.

Per 24 ore, senza interruzioni, le bande di ogni gruppo intonano marce funebri mentre il percorso si snoda per le vie principali della città. Le strade più caratteristiche del centro storico vengono percorse di notte, mentre i tamburi suonano in continuazione e una folla di persone segue in silenzio la sfilata. All’alba, i Misteri raggiungono le Barracche, tradizionale quartiere di pescatori vicino al porto cittadino e al mercato del

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pesce. Qui, si preparano ad affrontare l’ultimo tratto del percorso, quello che li porterà a rientrare nella Chiesa del Purgatorio.

Il sabato mattina, piazza purgatorio si riempie in crescendo, per uno dei momenti più emozionanti della processione: l’entrata dei Sacri Gruppi nella chiesa del purgatorio.

I misteri entrano ad uno ad uno nella chiesa accompagnati dalle bande, c’è chi piange per l’emozione, chi applaude, chi scatta le fotografie, chi prega e chi riprende il tutto con le telecamere.

 

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Mappa della posizione dei Gruppi Sacri dei Misteri all’interno della chiesa delle Anime sante del Purgatorio.

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La separazione, ceto orefici

1. LA SEPARAZIONE.

 

È il mistero che apre la processione del Venerdì Santo, attribuito al trapanese Mario Ciotta tra il XVII e il XVIII secolo.

Fin dal sei aprile 1621, con un atto di concessione, fu affidato alla cura degli orefici e argentieri. Le figure che lo compongono sono tre: Maria, Giovanni e Gesù che, cosciente del suo destino, saluta i suoi cari.

Sui volti delle statue si leggono i sentimenti ispiratori di questo particolare momento di dolore: il sacrificio di Gesù, l’amore della madre, l’affetto del discepolo.

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2. LA LAVANDA DEI PIEDI

 

L’autore di questo Mistero è Mario Ciotta, ma, a causa di un bombardamento venne quasi completamente distrutto e rifatto da Giuseppe Cafiero; ulteriori restauri furono poi, nel 1979, effettuati da Scalabrino.

Rappresenta il momento in cui, dopo l’ultima cena, Gesù si accinge inginocchiandosi con umiltà, a lavare i piedi a Pietro che imbarazzato e confuso, cerca di sollevarlo.

Qui è ben visibile la dolcezza e l’umiltà del cristo, da una parte, e l’amore, la devozione e il turbamento di Pietro dall’altra.

Il gruppo è stato affidato, fin dal 1704, al ceto dei pescatori.

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3. GESU’ NELL’ORTO

 

Questo Mistero concesso agli ortolani nel 1620, è di Baldassarre Pisciotta. Rappresenta il momento in cui Gesù prega nell’orto del Getsemani e i suoi discepoli dormono; a consolarlo arriva un angelo dal cielo che gli offre il calice amaro della passione e della morte.

Sul volto dell’angelo è visibile la semplicità e la compassione tipica degli uomini; su quello di Gesù si legge, invece, molta tristezza.

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4. L’ARRESTO

 

Questo Mistero, di autore ignoto, ha subito gravi danni in seguito ad una caduta dei portatori ed è stato restaurato nel 1765 da Vito Lombardo; è affidato alla categoria dei Metallurgici.

Racconta il momento in cui le guardie si accingono ad arrestare Gesù, Pietro colpisce Malco, un servo del Pontefice, e gli recide un orecchio.

Sul volto di Gesù si legge una grande serenità in contrapposizione alla rabbia dei suoi discepoli.

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5. LA CADUTA AL CEDRON

 

In stile prettamente barocco, questo mistero, realizzato da Francesco Nolfo nel 1621, si è conservato quasi intatto; ultimamente, nel 2000 e stato restaurato da Concetto Mazzaglia.

Passando il torrente del cedron, dopo l’arresto, Gesù scivola e cade. I suoi carcerieri cercano di sollevarlo, i loro volti evidenziano sentimenti contrastanti: ferocia e bontà.

Il volto di Gesù è invece intriso da grande divinità.

Il gruppo e affidato alla categoria dei naviganti.

 

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6. GESU’ DINANZI AD HANNA

 

Il gruppo, di autore ignoto, subì gravi danni durante gli ultimi bombardamenti bellici e venne restaurato, con grande maestria, da Domenico Li Muli nel 1951.

Dopo l’arresto, Gesù viene condotto dal sacerdote Hanna, suocero del grande sacerdote Caifa. Mentre viene interrogato da Hanna, un sacerdote schiaffeggia Gesù con un guanto di ferro.  Il volto sereno di Gesù fissa con determinazione il sacerdote.

Un tempo dei conciatori, oggi è curato dal ceto dei Fruttivendoli.

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7. LA NEGAZIONE

 

Attribuito a Baldassare Pisciotta, il gruppo è affidato ai Barbieri e Parrucchieri. È il momento in cui Pietro nega ad una serva di essere discepolo di Gesù.

Gesù guarda Pietro con compassione, dolcezza e perdono; in Pietro è iniziato un grande senso di colpa; il soldato ha un’espressione furibonda e cattiva.

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8. GESU’ DINANZI AD ERODE

 

Anticamente, il gruppo era curato dai Mugnai, poi è passato ai sensali, in seguito ai dipendenti comunali ed infine agli attuali custodi: i Pescivendoli. Gesù non risponde a nessuna delle domande che gli rivolge Erode, come narra il Vangelo di S.

Luca, ma i suoi accusatori lo calunniano.

Il volto di Gesù manifesta, ancora una volta, serenità e calma interiore.

 

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9. LA FLAGELLAZIONE

 

Anche questo gruppo ha subito gravi danni in seguito ad una caduta dei portatori ed è stato restaurato da Pietro Croce. Gesù, legato ad una colonna in argento, viene flagellato da due soldati. I due trucidatori, dall’aspetto violento, si accaniscono contro Gesù uno con un ramo dall’albero, l’altro con una corda arrotolata. Il corpo di Gesù è piegato in avanti evidenziando il dolore fisico, ma dal suo volto traspare sempre dolcezza e amore.

Il gruppo è affidato al ceto dei Muratori e Scalpellini.

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10. LA CORONAZIONE DI SPINE

 

Il gruppo originale fu rifatto da Antonio Nolfo e ricostruito, nel 1946, da Giuseppe Cafiero, la cura, oggi, è affidata ai Fornai.

Gesù, flagellato e deriso, viene incoronato di spine e ricoperto da un manto color porpora.

Le statue di questo gruppo sono più piccole di quelle degli altri gruppi, ma altrettanto significative ed espressive.

Sul volto di Gesù, nonostante il dolore e la beffa, si evidenziano regalità divina e serenità.

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11. ECCE HOMO

 

Pilato presenta Gesù al popolo da una balconata, finemente cesellata in argento da Giuseppe Parisi. Pilato ha paura, è ansioso, turbato e perplesso; al contrario, Gesù è umile, fermo e tranquillo.

La custodia di questo gruppo è affidata, fin dal 1689, al ceto dei Calzolai ed è stato realizzato da Giuseppe Milanti.

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12. LA SENTENZA

 

Questo gruppo è stato realizzato dai fratelli Domenico e Francesco Nolfo che lo abbellirono con eccellenti arredi in argento e concesso fin dal 1728 al ceto dei Macellai.

Pilato è convinto dell’innocenza di Gesù, ma, per evitare disordini, cede alle pressioni del popolo.

Pilato è confuso ed in grande conflitto con la propria coscienza, Gesù è sereno e pianamente consapevole dell’accettazione della sua condanna.

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13. L’ASCESA AL CALVARIO

 

Non si conosce l’autore, ma questo gruppo è stato totalmente restaurato nel 1903 da Antonio Giuffrida; di Gaetano Parisi sono invece le decorazioni della croce in argento.

Prima dei Vinattieri e Carrettieri, passa nel 1772 al Popolo. Sotto il peso della croce, Gesù cade a terra mentre un aguzzino lo percuote per farlo rialzare.

Simone Cireneo lo aiuta a sollevarsi e a portare la croce. Una pia donna gli asciuga il volto sanguinante con un telo su cui si imprime l’immagine del Nazareno. È il più pesante dei Misteri ed è l’unico che conserva l’illuminazione a cera.

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14. LA SPOGLIAZIONE

 

Questo gruppo è opera di Domenico Nolfo ed è affidato al ceto dei Commercianti tessili e Abbigliamento.

È il momento in cui Gesù viene spogliato delle sue vesti per essere crocifisso. Il corpo di Gesù traspira rassegnazione, quello dei due soldati totale indifferenza.

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15. LA SOLLEVAZIONE DELLA CROCE

 

Totalmente rifatto da Domenico Li Muri nel 1956, perché è andato distrutto durante un bombardamento del 1943, la concessione è stata affidata al ceto dei Falegnami nel 1620.

Gesù, allo stremo delle forze, viene, dopo essere stato inchiodato nella croce, sollevato.

I lavori si svolgono sotto la direzione di un tribuno, distaccato e insensibile da quello che sta accadendo.

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16. LA CROCIFISSIONE

 

L’opera che oggi possiamo ammirare è stata realizzata da Giuseppe Cafiero, in quanto l’originale è stato danneggiato dai bombardamenti; la custodia, anticamente dei funai e canapai, è affidata al ceto dei Pittori e ai Decoratori.

Gesù, appeso sulla croce, è con il capo reclinato ed ha impressi tutti i segni della morte.

Ai suoi piedi la Vergine sprigiona tutto il dolore materno, Giovanni, invece, è più sereno perché sa perfettamente che Gesù risorgerà, Maria Maddalena guarda impietrita il soldato che trafigge il costato di Gesù.

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17. LA DEPOSIZIONE

 

L’opera prima è di autore ignoto, il rifacimento attuale è di Alberto Fodale  e Leopoldo Messina e la cura è del ceto dei Tappezzieri.

Il corpo di Gesù viene deposto dalla croce, accanto c’è la Vergine, Maria Maddalena, l’apostolo Giovanni.

Il volto della Vergine emana dolore, ma anche nobile rassegnazione, quello di Giovanni è carico di tristezza, Maria Maddalena in lacrima è chinata con rassegnazione su Gesù morto.

Anche in questo gruppo Gesù emana divina serenità.

 

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18. TRASPORTO AL SEPOLCRO

 

Gesù viene trasportato nel sepolcro da Giuseppe D’ Arimatea, aiutato dalle pie donne, Giovanni e Nicodemo.

Il personaggio di maggiore incisività è sicuramente quello della Maddalena carica di dolore, ma intrisa di fede per il rinnovamento nella sua vita e nel suo spirito.

L’opera originale è andata distrutta e poi ricostruita da Giuseppe Cafiero nel 1947; dal 1790 è affidato alle cure del ceto dei Salinai.

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19. GESU’ NEL SEPOLCRO

 

Di autore ignoto, il gruppo è curato dal ceto dei Pastai.

L’urna, riccamente decorata in oro, di stile barocco è stata realizzata dal Nolfo. È un’urna di vetro in cui è poggiato, sopra un cuscino di candidi fiori, il corpo di Gesù.

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20. L’ADDOLORATA

 

Un grande manto nero che lascia scorgere solo il volto avvolge questa statua di notevole valor, artistico e di grande dedizione.

Dal suo volto si sprigiona rassegnazione, dolore materno, ma anche spiritualità e divinità.

L’attuale statua è stata scolpita dal Milanti nella prima metà del 700 ed è accuratamente condotta in processione dal ceto dei Camerieri, baristi, pasticcieri, e albergatori.

 

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GESU’ RISORTO

 

La processione del Cristo Risorto fu ripristinata da Mons. Francesco Miccichè.

Va in processione la domenica di Pasqua, l’immagine del Risorto è una statua datata tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, di fattura simile a quella dei Gruppi Sacri.

È un Risorto dai precisi connotati iconografici: le vesti di rosso e di blu a significare la divinità e l’umanità di Cristo, il vessillo che indica la vittoria Sulla morte.

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